Scusa, sono al cinema #5
A cura di Mila Buarque
Niente vaporetti, ma decine di biciclette e addirittura qualche macchina. Nessuna corsa tra le calli per arrivare all’inaugurazione di un nuovo padiglione nazionale. Neppure il mal di piedi a fine giornata. Malgrado il logo della Biennale che appare ovunque, per chi, come noi, è abituato a venire a Venezia in occasione dell’opening dell’esposizione di arti visive, l’approdo al Lido per la 71esima Mostra del Cinema lascia, piacevolmente, sorpresi. Sarà per questa atmosfera rilassata – così diversa dalla frenesia di Cannes – oppure sarà merito dei tre film – che siamo riusciti a vedere in meno di 18 ore dal nostro arrivo – che ci hanno, con le dovute differenze, colpito e appassionato?
Più di tutti Birdman di Alejandro Inarritu. Scelto per l’apertura del concorso ufficiale, racconta del tentativo di una star hollywoodiana di rilanciare la propria carriera ormai in declino, attraverso la messa in scena di uno spettacolo teatrale. Cast stellare – il protagonista Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, fra gli altri – virtuosismi registici, dialoghi intensi, battute irresistibili, al ritmo di una musica fatta quasi esclusivamente di percussioni. Un film da non perdere (sarà nelle sale italiane nel febbraio 2015).
Tutt’altra atmosfera nell’iraniano The President di Moshen Makhmalbaf, inserito nella sezione Orizzonti. Nel mostrare la caduta e il tentativo di fuga del dittatore di un immaginario paese mediorientale, con evidenti richiami alla situazione creatasi dopo i fatti della Primavera Araba in tante nazioni appartenenti a quell’area del mondo, Makhmalbaf crea un film duro che lascia poca speranza sulle sorti di un’umanità che, a qualunque fazione appartenga, non riesce ad uscire alla logica della violenza e della vendetta.
Medesimo tema, pur con un ambientazione differente, per il film del sudcoreano Kim Ki-Duk. Il vincitore del Leone d’Oro 2012, questa volta confinato nella “meno prestigiosa” sezione Venice Days – Giornate degli Autori, mette in scena l’uccisione e lo stupro di una liceale da parte di apparati deviati dello stato e la successiva vendetta perpetrata da un eterogeneo gruppo di cittadini stanchi delle ingiustizie quotidiane della società. Un mondo senza prospettive dove vince chi non ha rimorsi né senso morale e non esiste la possibilità di cambiare le cose.
Un grande inizio, ci pare, che riesce a coniugare in questi tre film temi mai banali trattati con profondità ed eleganza nello stile. Aspettiamo fiduciosi di vedere e raccontarvi i prossimi titoli…
Inaugurata ieri con la proiezione del lungometraggio Birdman (The unexpected virtue of ignorance) di Alejandro González Iñárritu – a seguito della cerimonia d’apertura alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – la 71 Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia durerà sino al 6 settembre. Quattro le sezioni di gara e altrettante le giurie, cinquantacinque i film della selezione ufficiale, cinquantaquattro le prime mondiali, venti i lungometraggi in concorso per la sezione Venezia 71, diciotto le pellicole in competizione per la sezione Orizzonti, diciasette i film in programma fuori concorso e un corto. La sezione principale – Venezia 71 – vede come presidente della giuria Alexandre Desplat, compositore e autore di colonne sonore che con l’ausilio degli altri giurati Joan Chen, Philip Gröning, Jessica Hausner, Jhumpa Lahiri, Sandy Powell, Tim Roth, Elia Suleiman e Carlo Verdone decreterà i vincitori dell’edizione. La madrina del festival, che ieri ha fatto gli onori di casa con un discorso incentrato sulla centralità della settima arte nella contemporaneità – è quest’anno l’attrice Luisa Ranieri.
I Leoni d’Oro alla carriera di questa ediziome saranno consegnati alla montatrice Thelma Schoonmaker, storica collaboratrice di Martin Scorsese, e al regista e documentarista Frederick Wiseman.