di MATTIA ZAPPILE
«And you run, and you run to catch up with the sun, but it’s sinking. Racing around to come up behind you again».
Così cantavano i Pink Floyd cercando di dar voce al lato oscuro della luna. Il tempo come eterno ciclo ripetitivo all’inseguimento di un sole troppo lontano per essere raggiunto. Il mito di Sisifo nella sua folle, inutile scalata. A Oscar ormai decretati facciamo un passo indietro con La migliore offerta, il film in cui Giuseppe Tornatore tira le fila di un lungo percorso cinematografico fatto di frammenti e lampi di genio mai lineari, pennellando un affresco sulla disperazione umana e sul ruolo dell’arte.
Virgil Oldman (Geoffrey Rush), un rinomato collezionista e battitore d’aste, vive in un tempio di solitudine nel quale il mondo è scomparso e la libido si è cancrizzata nel culto dell’oggetto artistico. Significativamente incapace di avere un contatto fisico con i corpi a lui estranei, Oldman viene ingaggiato per la vendita di un patrimonio da una misteriosa donna affetta da agorafobia. Per questo miraggio femminile che non può vedere né toccare, egli sviluppa una ossessione carica di angosce, un amore perverso perché slegato, al pari degli antichi ritratti femminili che colleziona in segreto, da ogni contatto con la materia di cui è fatta la realtà.
Il neo-classicismo manierista con cui Tornatore esplora lo spazio e ci racconta la storia di questo incontro recitato e mai vissuto, ci rinfaccia con spudorata eleganza quanto ogni parola, ogni gesto, ogni istante siano parte di una grande rappresentazione con le sue regole e maschere. L’insanabile frattura tra il formalismo dell’artefatto, che l’artista-demiurgo può dominare, è il fango della praxis nel quale l’uomo è dominato dalle sue stesse paure è la cifra interpretativa di questo thriller cerebrale, forse eccessivamente metaforico. I marchingegni automatici ritrovati dal protagonista nella casa di lei fanno da feticcio oggettuale di un discorso sull’esistenza in cui la menzogna e insieme il luccichio affascinante e ipnotico del cinema, dell’arte e dello spettacolo sociale che è la vita, si intrecciano in un gioco di similitudini. Quella luce che inseguiamo, come bellezza senza imperfezione, come viso di donna dipinto, rimane confinata dietro un muro oltre il quale non possiamo andare. Il culto del simbolo artistico, e al più l’illusione che esso diventi carne così da poter essere posseduto, quantomeno toccato, sono le uniche tracce sublimate, ombre sul muro della caverna, di un oggetto senza corpo la cui ricerca ci porterà alla follia.
La migliore offerta
Regia Giuseppe Tornatore
Sceneggiatura Giuseppe Tornatore
Distribuzione (Italia) Warner Bros. Pictures Italia
Info: lamiglioreoffertailfilm.it/