Non sei registrato? Registrati.
Giovanni Lindo Ferretti in dialogo con Luca Bochicchio
Giovanni Lindo Ferretti. “Il racconto nacque al tempo in cui la pittura rupestre inventò l’arte”.

Giovanni Lindo Ferretti. “Il racconto nacque al tempo in cui la pittura rupestre inventò l’arte”.

Giovanni Lindo Ferretti è poeta, cantautore e scrittore, noto soprattutto per la sua intensa attività musicale nella scena underground italiana. Dai primi anni ’80, come solista e con gruppi ormai storici come i CCCP Fedeli alla Linea, i CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti) e i PGR (Per Grazia Ricevuta), è un punto di riferimento per il punk italiano e per il pensiero alternativo. Cantore della parola e della creazione, grimaldello poetico dell’alienante condizione umana moderna, la sua voce, le stanze delle sue canzoni, sono migrate negli ultimi anni verso il teatro sperimentale. Con Saga, Ferretti ha unito due sue grandi passioni, la poesia e i cavalli, per realizzare una vasta epopea teatrale, dalla quale nel 2015 è stato tratto un film che, proprio in questi mesi, viene presentato al pubblico. L’intervista a Giovanni Lindo Ferretti si è trasformata in un intenso ed emozionante dialogo, del quale si riporta qui una sintesi fatta di racconto e di ampie citazioni dell’artista.

In viaggio
«Sono cresciuto in montagna, i primi canti che ho udito in famiglia parlavano della Maremma; i racconti degli anziani erano storie di cavalli». Del resto, il mito nasce e si rivela in montagna e l’uomo-pastore ne è testimone. La vita e la musica punk hanno portato Giovanni Lindo a vivere, sperimentare, provocare nuovi linguaggi in città vicine e lontane: Reggio Emilia, Bologna, Berlino, Mostar e Durban.

Verso casa
«Per anni ho traslocato ogni sei mesi, ero sempre in viaggio. In realtà sono una persona arcaica, non amo spostarmi dalle mie montagne. Nel 1996 ho fatto un viaggio in Mongolia e, negli accampamenti dei nomadi, mi sono sentito d’improvviso a casa. Ho ritrovato gli stessi gesti dei miei vecchi, antichi mestieri, i comportamenti della vita errante nei pascoli conosciuti, alla ricerca dell’erba, dell’acqua per le bestie». Giovanni Lindo torna, allora, alla casa d’origine, ai suoi monti nell’Appennino, con i cavalli: gli animali più vicini, utili e salvifici per l’uomo; oggi sono venti, di antica razza maremmana e di montagna e «un pugno di amici nel bisogno»: Giovanni Lindo, Marcello Ugoletti e Cinzia Pellegri. La Corte Transumante di Nasseta, «libera compagnia di uomini, cavalli e montagne».

Saga. “Un teatro di uomini e cavalli è il restauro di un’opera d’arte che custodiamo, offrendola al futuro”. Foto: Alessandra Calo

Saga. “Un teatro di uomini e cavalli è il restauro di un’opera d’arte che custodiamo, offrendola al futuro”. Foto: Alessandra Calo

La Corte Transumante di Nasseta è un’esperienza collettiva e individuale difficile, anacronistica (o avveniristica) se comparata all’assetto sociale, giuridico ed economico attuale. È teatro barbarico montano, fatto di uomini e cavalli; è un’azione artistica, culturale e storica; serve a ristabilire il ruolo del sacro, attraverso il rito, la parola, la musica, lo scambio. Grazie al lavoro quotidiano che la Corte Transumante porta avanti sui monti, possiamo oggi toccare con mano ciò di cui parlano – mute e immobili – migliaia di immagini della storia dell’arte: uomini e cavalli, dalle grotte di Chauvet alla Transavanguardia. «Saga non è la messa in scena di una rievocazione storico-folklorica: evoca il futuro perché possiede il passato. Se continuiamo ad allontanare gli animali dalla nostra vita finiremo col diventare l’immagine di noi stessi. Esiste una carnalità e una corporalità dell’esistenza con cui gli animali ti obbligano a fare i conti quotidianamente».

Saga. “Allevare con cura. addestrare con sapienza”. C’è un arcaico patto che antichi uomini e antichi cavalli stipularono nella notte dei tempi. Foto: Marco Bolognesi

Saga. “Allevare con cura. addestrare con sapienza”. C’è un arcaico patto che antichi uomini e antichi cavalli stipularono nella notte dei tempi. Foto: Marco Bolognesi

Quando e come nasce Saga
Poco distante dalla casa di Giovanni Lindo Ferretti e di sua madre, sul crinale dell’Appennino nord-occidentale, Marcello Ugoletti ha costruito una piccola arena coperta dove addestra i cavalli.
Una sera di primavera del 2010, Giovanni Lindo osserva in silenzio l’amico. A un tratto in quei movimenti, in quella danza antichissima intravede la storia dell’uomo: dal primo ignoto cavaliere della preistoria ai barbari medievali, dagli addestratori delle corti rinascimentali ai disciplinati cavallerizzi moderni. Sono gesti, segnali, suoni che si ripetono da millenni, sempre nuovi, sempre uguali. L’idea di Saga nasce quando questa immagine si incardina su una visione precedente: «Una sera d’autunno, in questa stalla moderna anni ’50, in una valle d’alta montagna, stavo strigliando i miei cavalli, si è aperto il portone di lamiera con uno schianto, è entrata nebbia, piovischio, neve e tre Deità abnormi, nere, scalpitanti e Marcello sorridente che le tratteneva sul portone, con grazia e leggerezza, e io ho pensato: ‘bisognerebbe farci un film, o comunque raccontare una storia con questa potenza’. Vent’anni dopo, questa visione in qualche modo è diventata Saga». Marcello è il signore dei cavalli, Giovanni il signore delle parole: si può fare, si può condividere con il mondo la bellezza dell’uomo e del cavallo, si può ricordare a tutti da dove veniamo: «questo eravamo, questo siamo stati, nei secoli, dei secoli, dei secoli: uomini, cavalli, montagne».

Giovanni Lindo Ferretti, frames dal film Saga. Il Canto dei Canti, 2015

Giovanni Lindo Ferretti, frames dal film Saga. Il Canto dei Canti, 2015

Il Film
Nel 2013, durante le prove di Saga, nei Chiostri Benedettini di San Pietro a Reggio Emilia, il regista Paolo Boriani inizia le riprese. L’incontro con Giovanni avviene grazie a Davide Dall’Osso, autore dei costumi e delle sculture di scena. «Lo sguardo di Paolo su di noi ci ha stupito», ricorda Giovanni, «non si tratta di un documentario formalistico o didascalico, ma dello sguardo di scoperta del suo autore sul nostro mondo e sui cavalli. Paolo è riuscito a tradurre la cosa più antica, in un linguaggio contemporaneo». Un mondo mistico, tragico e meraviglioso. Le musiche di Giovanni Lindo Ferretti entrano nell’inquadratura assieme alla frontalità dei muri, al rettangolo dell’arena, ai tagli di luce sull’architettura. Il film di Boriani interviene come una spinta, in fusione poetica e densità visiva, al lavoro della Corte Transumante di Nasseta. Anche questa (o soprattutto questa?) è arte contemporanea.

Per saperne di più:
www.fondazioneferretti.it
Saga. Il Canto dei Canti, di Paolo Boriani, 2015, produzione Antler, in collaborazione con Sky Arte HD
Campo di Stelle. A cavallo a Santiago di Paola Giacomini, I quaderni dell’Alpitrek 2016

Prossimi appuntamenti:
3 agosto: presentazione del film Saga nella rassegna Art Extreme di Casa Museo Jorn, Albissola Marina

18 agosto: La cerimonia del Sé, teatro barbarico Gavorrano (GR) Teatro delle Rocce
20 agosto: presentazione del film Saga al parco Mayer Tremezzo (CO)
21 agosto: La cerimonia del Sé, teatro barbarico NEVERA Arena Coperta, Lanzo D’Intelvi (CO)
16,17, 18 settembre: La cerimonia del Sé, teatro barbarico a Palazzo Te, Mantova

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •