Milano | Loom Gallery | 26 settembre – 3 novembre 2019
Endre Tot abbraccia da circa cinquant’anni i concetti di Zero e Joy. Zero come nulla, Joy come metafora della situazione attuale e, in un senso più ampio, dell’esistenza stessa. Da una prospettiva logica si tratta, se vogliamo, dei due estremi dell’esistenza umana: asserzione e negazione. Zero e Joy appaiono per la prima volta nel lavoro di Endre Tot nel 1971 quando, avendo abbandonato la pittura all’inizio del decennio, realizza un foglio di cartone in formato cartolina con la frase: “I am glad that I could have this sentence printed.” Questo intervento apparentemente insignificante diviene il prototipo di tutti i successivi Joy- pieces, che presentano come componente fondamentale, una dichiarazione che inizia con le parole “I am glad if/when…” sull’opera stessa o nel titolo. La semplice piccola stampa, il cui obiettivo è quello di trasmettere la gioia dell’artista nel creare le sue opere, si pone come gesto artistico ironico volto a criticare la dittatura socialista degli anni ’70.
Decenni dopo l’artista scrive: “Le mie Joys erano i riflessi dello stato totalitario degli anni Settanta. Ho risposto con l’assurda euforia di Joys alla censura, all’isolamento, alla soppressione percepita in ogni campo della vita, sebbene questa soppressione abbia funzionato con i mezzi più sottili, difficilmente visibili. Nondimeno non ero un cosiddetto artista politicamente impegnato. Ho risposto più indirettamente all’età in cui dovevo vivere. Con umorismo, facilità e una certa filosofia. Ho costantemente evitato i colori scuri e il dramma nei lavori. Se trascurassi l’effetto soffocante dell’ideologia dell’epoca, direi che queste erano le gioie dell’isolamento, il piacere della solitudine. Qualcosa che si può sperimentare nella soppressione, ma anche nella più grande libertà.” Negli anni ’70 l’idea di Joy si sviluppa e si amplia attraverso l’impiego di vari media tra cui dattiloscritti su carta, azioni pubbliche, francobolli per artisti, opere di mail art, libri d’artista, fotografie e film. L’immagine del suo volto che ride diviene ben presto il simbolo delle sue Joys, che, grazie alla sua semplice corrispondenza e alla sua apparizione in numerose mostre internazionali, entro la fine del decennio, raggiungono la fama in tutto il mondo andando ad identificare il suo lavoro, così come l’aggettivo “Total”, formato scherzosamente dal suo nome.
Durante la prima metà degli anni ’70 dall’idea di Joy prende inizio l’actionism di Endre Tot: alle sue prime opere concettuali, esclusivamente testuali, seguono pezzi che incorporano anche frammenti di informazioni visive ed inizia a creare la sua serie intitolata Very Special Gladnesses, in cui le sue fotografie vengono accompagnate da un testo. A determinare il riconoscimento internazionale del lavoro di Endre Tot è la presentazione delle sue opere alla Biennale di Parigi del 1971 a cui seguiranno numerosi inviti per apparizioni all’estero. Sfruttando le opportunità espositive offerte, eseguirà in numerose occasioni azioni in pubblico in Europa occidentale, ma anche nel blocco orientale come in Jugoslavia e in Polonia.
My Unpainted Canvases (1971), primo libro di artista di Endre Tot, può essere considerato il manifesto del suo allontanamento dalla pittura. Le illustrazioni sono dei rettangoli bianchi di proporzioni variabili, mentre il testo consiste in dati che ne indicano le dimensioni. Questo libro d’artista segna la prima apparizione dell’assenza nell’arte di Endre Tot. Proprio come i rettangoli vuoti prendono il posto delle riproduzioni pittoriche, nelle prime opere di Zero, i caratteri del testo in primo piano vengono sostituiti da zeri. I pezzi di carta, dattiloscritti o stampati, destinati alla consegna postale e quindi effettivamente pubblicati, appartengono al genere della mail art, campo in cui Endre Tot risulta come figura pionieristica. Grazie all’unicità di questi suoi lavori e alle sue straordinarie attività si muove nei circuiti degli artisti più importanti associati a fluxus e all’arte concettuale. Il segno “Zero”, come incarnazione del concetto matematico del nulla, che, coprendo le parole e le frasi, allude alla mancanza, insufficienza e impossibilità di comunicazione, subisce un graduale processo di emancipazione divenendo motivo centrale del suo lavoro come simbolo del nulla. Per Endre Tot, la creazione delle sue opere è principalmente un’attività intellettuale, la stessa che lui si aspetta da chi le guarderà.*
Very Special Gladnesses è la prima personale di Endre Tot alla Loom Gallery e prende il titolo da una serie di opere pubblicate a doppia pagina nel Luglio 1976 sul numero 66-67 di Flash Art. Quei lavori sono oggi esposti in galleria.
*Tratto dal testo completo di Orsolya Hegedus.
Endre Tot | Very Special Gladnesses
26 settembre – 3 novembre 2019
Inaugurazione: 25 settembre 2019, ore 19-21
Loom Gallery
Via Marsala, 7 – Milano (Mi)
Info: +39 02 8706 4323
ask@loomgallery.com
www.loomgallery.com