GAULTIER, LANVIN, MISSONI, VALENTINO :
TUTTI PAZZI (E INVISIBILI) PER LIU BOLIN
Camouflage a-porter
L’artista cinese a Roma per una tappa del suo progetto Lost in Fashion. A colpi di pennello, quattro top designer si immergono nei loro atelier, guidati dalla Bibbia della moda Harper’s Bazaar.
Il camaleonte umano, the invisible man, Mr. Camouflage. Gli epiteti per l’artista cinese Liu Bolin (Shandong, 1973) hanno infarcito a decine la stampa mondiale ─ specializzata e non ─ dal più banale al più azzeccato. Stavolta però non si tratta di una nuova fase del suo on going project, Hiding in the city (Nascondersi nella città), avviato tra 2005 e 2006. È il mondo della haute couture a “defilarsi” fino a scomparire nello sfondo dello scatto fotografico. Con la stessa rapidità delle ben note apparizioni-sparizioni post-sfilata, i designer coinvolti si sono fusi ─ in un’istantanea firmata Liu Bolin ─ con il loro background, con i simboli che hanno reso ciascun marchio conosciuto e desiderato nel mondo.
Tutto parte da un’intuizione avuta dalla Bibbia della moda, la rivista newyorkese Harpeer’s Bazaar. Così Angela Missoni ha accettato di “smolecolarizzarsi” tra i mitici filati della casa di moda, fondata da papà Ottavio. Nell’atelier parigino del brand italiano, Liu Bolin ha dipinto Angela, con l’aiuto di assistenti, fino a renderla evanescente, in un colorato muro a crochet. Lo stesso è accaduto a Jean Paul Gaultier, mimetizzato perfettamente con le sue celebri magliette a righe, dagli anni Ottanta suo marchio di fabbrica, abbinato a smoking per lui e corsetti per lei.
Il risultato, in uscita a marzo sul cartaceo del magazine, è già online, con tanto di video (www.harpersbazaar.com), e può fregiarsi del titolo di vera coproduzione internazionale: dalla Cina agli Usa, passando per Parigi e con una tappa anche in Italia. Ogni scatto, quattro in tutto, oltre ad essere pubblicato diventerà un’opera, a breve disponibile nelle gallerie di riferimento dell’artista.
Il gallerista newyorkese Eli Klein, ad esempio, ha fornito alla rivista il gancio con l’artista, per poi incontralo a metà strada (tra NY e Pechino) a Parigi, dove oltre a Gaultier e Missoni, ha posato come performer Alber Elbaz, direttore creativo della maison Lanvin. Nella Ville Lumière è stata poi la galleria francese Paris-Beijing a tradurre l’idea in realtà. «Come designer non sono mai stato un esibizionista ─ ha dichiarato Elbaz ad Harper’s Bazaar ─ piuttosto mi definirei un voyeur». Quindi ben venga il dono dell’invisibilità!
In Italia, la galleria Boxart di Verona, supporter in passato di due produzioni dell’artista nello stivale (già annunciata una terza in aprile), ha dato man forte a Liu Bolin nella sosta romana. All’interno del cinquecentesco Palazzo Mignanelli, sede storica della maison Valentino, il duo creativo, composto da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, cui spetta oggi lo scettro dell’ultimo imperatore della moda, si è prestato per qualche ora al set dell’artista.
Per rappresentare il classico e l’arte a tutto tondo di cui si imbeve lo stile Valentino, Liu Bolin ha scelto l’ufficio di rappresentanza di Garavani e di Giancarlo Giammetti, presidente onorario della maison. Tra affreschi e stucchi barocchi, opere contemporanee circondano l’ambiente, dove ça va sans dire, fanno da quinta teatrale una decina di splendidi abiti rossi. Il manifesto della casa di moda. «L’unico colore che non svanisce mai nello sfondo». Parola di MG e PP, come li chiamano affettuosamente nel quartier generale di Valentino, al numero 22 di piazza Mignanelli.
In collaborazione con:
Harper’s Bazaar (New York), Valentino (Maria Grazia Chiuri, Pierpaolo Piccioli), Jean Paul Gautier, Missoni (Angela Missoni), Lanvin (Alber Elbaz), Eli Klein Fine Art (New York), Paris-Beijing, (Paris), Galleria Boxart (Verona), Mascioni Associati International Ltd.
Info:
www.harpersbazaar.com
www.boxartgallery.com
www.ekfineart.com
www.parisbeijingphotogallery.com