Dalla Franciacorta all’Alto Adige, avvistamenti tra cantine e vigneti
a cura di Livia Savorelli
tratto da Espoarte Contemporary Art Magazine #73 – Artrip
Il vino è il condensato di un territorio, di una cultura, di uno stile di vita.
E. Hemingway
Mille frasi si sono spese per descrivere il vino, nettare degli dei, bevanda già dall’antichità custode dei più antichi saperi. Quel che è certo, è che il vino sia un fattore culturale, che racchiude in sé – nei colori e nei sapori – la storia e la cultura di una terra.
Presuppone, inoltre, animi votati alla bellezza, alla meditazione, all’incedere lento nella creazione per dar vita a un capolavoro. E se «avere senso estetico vuol dire saper lavorare la materia fino ad estrarne tutta la bellezza»1, poco sembra separare la creazione artistica propriamente detta da quella che l’enologo porta avanti nelle cantine e, ancora prima, nei vigneti. Arte e vino, già sottilmente legati da un filo invisibile, si fondo e confondono in queste pagine, interagendo e contaminandosi… Iniziamo allora questo viaggio che, dalla Franciacorta, ci condurrà fino all’Altoadige, lungo la Strada del Vino…
Ca’ del Bosco
Intervista a Maurizio Zanella, Presidente di Ca’ del Bosco
Livia Savorelli: Il connubio arte/vino riveste un ruolo molto importante nella storia della vostra azienda. Quali sono, a suo parere, le caratteristiche comuni di queste categorie appartenenti a mondi apparentemente diversi ma nella realtà affini?
Maurizio Zanella: Come nell’arte anche nel vino s’impone una selezione severa e la ricerca di una definizione. La mia passione per l’arte, in particolar modo per la scultura, nasce dalla similitudine con il vino. Il vino è tridimensionale, coinvolge la vista, l’olfatto e il gusto, e credo che la scultura, che stimola l’occhio e coinvolge i sensi, sia la forma d’arte più affine. La collocazione delle opere d’arte in Ca’ del Bosco è poi particolarmente favorita dal luogo, che bene si adatta per il meraviglioso paesaggio, e la nuova struttura ci ha offerto maggiori spunti di creatività. Perciò abbiamo pensato di collocare le sculture fuori, ma anche all’interno. La cantina di Ca’ del Bosco dalla fine degli anni ottanta si è trasformata e, da spazio riservato, è diventata un luogo che si apre al pubblico che, alla passione per il vino, unisce la predilezione per l’arte.
L’arte fa la sua prima apparizione nella cantina di Erbusco nel 1987, con l’installazione del cancello in bronzo di Arnaldo Pomodoro. Come è avvenuto l’incontro con questo mondo? Il punto di partenza è il collezionismo privato o è stato un naturale approdo, avvenuto a seguito di incontri particolari?
Ho chiesto personalmente a Pomodoro, considerato il più grande scultore italiano al mondo, un’opera posizionata all’ingresso della Ca’ del Bosco, che rappresentasse un ingresso emblematico verso le vigne e l’intera proprietà. Un cancello, dunque, che avesse non solo la funzione di portale, ma anche la consacrazione del rapporto tra vino e arte, poiché “l’arte è anche fare del vino di qualità”. È nata così l’opera Cancello Solare,una struttura circolare di 500 cm di diametro che si apre in due semicerchi di 25 quintali ciascuno. La conclusione della progettazione è avvenuta nel 1987, mentre la realizzazione dell’opera è terminata nel 1993.
Le numerose opere dislocate nella tenuta, trovano una loro collocazione naturale nel magnifico paesaggio della Franciacorta, tanto che l’armonia del contesto fa pensare di trovarsi di fronte a un parco di arteambientale… Come avete scelto e scegliete le diverse location e che rapporto si instaura con gli artisti?
Nel percorso che vede Ca’ del Bosco luogo privilegiato di allestimento di opere d’arte, vi si può leggere una duplice storia. La scelta di collocare determinate opere in posizioni simboliche, indissolubilmente legate a momenti particolari dell’azienda: un cancello come inizio di un percorso importante, un’installazione astratta nell’acqua che ti porta a contemplare la natura, distogliendoti dal tema del vino, il viso di Mitoraj che esprime armonia ma anche volontà di provocazione, uniti al gusto per il gioco e al divertimento ispirati dal Rinoceronte di Stefano Bombardieri. Mentre Rabarama con Codice Genetico esprime la passione per l’estetica, oltre alla sfrontatezza delle forme. Ma queste opere esprimono dei valori, l’importanza del Sole, della luce, dell’uomo e del terroir oltre che la passione, il senso della bellezza, il piacere e il gusto per la sfida.
Per quanto riguarda gli spazi interni della cantina, sono presenti opere?
C’è una collocazione di un’opera che colpisce e lascia stupiti all’entrata della cantina: un rinoceronte a grandezza naturale sospeso al soffitto, in un fiero gioco iperrealista. L’animale è simbolo di vitalità ed energia e qui si trova imbragato e insaccato, quasi a farci riflettere sul senso della natura morta nell’arte, ma che alla fine desta sorpresa e lascia un’immagine intensa e violenta. Stefano Bombardieri è bresciano e figlio d’arte. Suo padre è scultore e con lui sperimenta agli inizi l’uso della tecnica artistica e dei materiali. Ma l’espressività nasce nel parco dei divertimenti di Gardaland, dove giovanissimo ha lavorato e vissuto. Ha amato e forse sofferto tutti i trucchi del proprio passato mestiere, come il costruire balene, rinoceronti e mostri marini fantastici o preistorici. Tutto quello che serve allo spettacolo del divertimento quotidiano. Stefano Bombardieri è diventato un grande giocoliere dell’arte. Ci trasmette meraviglia, ci fa stupire e ci diverte, ma nello stesso tempo ci porta a riflettere sulle cose apparentemente banali della vita, stuzzicando la nostra razionalità. Di qui la collocazione inaspettata nella cantina di Ca’ del Bosco, tra una precisa volontà simbolica e un intento sottilmente scherzoso.
Come è stata realizzata la scelta delle opere e a quali si sente maggiormente legato?
Mi sento legato a tutte le opere in quanto sono frutto di una conoscenza personale prima di tutto. E la relazione personale con gli artisti nasce dalla mia passione per l’arte come espressione di uno stile di vita. «Il vino è un valore reale che ci da’ l’irreale»: in Ca’ del Bosco prendiamo spunto da questa affermazione di Luigi Veronelli, con un chiaro proposito: esprimere una diversa idea di “civilizzazione del vino”, creando una relazione privilegiata tra le qualità delle sue strutture, territori, uomini, vino e arte.
Come è avvenuto l’incontro con la Cracking Art?
Ca’ del Bosco ha chiesto a Nucara (artista co-fondatore della corrente) di pensare ad un animale del bosco, per portare un’installazione Cracking Art all’esterno della cantina. Si è pensato prima di tutto alla volpe (famosa però per la furbizia) e allo scoiattolo (già utilizzato come simbolo di un’altra tenuta come anche il riccio), ma ciò che ha affascinato e che è sembrato avere più affinità con Ca’ del Bosco è il lupo, rappresentato poi da uno schizzo dall’artista Nucara, in atteggiamento mite, custode attento del bosco e del vigneto, un Blue Guardian: un guardiano blu. Il lupo, antenato del cane, predatore temuto, ma anche amico distante dell’uomo, simbolo di fedeltà e attore di un ambiente in equilibrio. Specie protetta nei Parchi Italiani, soggetto di una campagna del WWF. Tanti poi sono i modi di dire nella cultura popolare, “al lupo al lupo”, “in bocca al lupo”, “attenti al lupo”. Ad Erbusco, la Valle del Lupo è la valle che porta dal paese alla Ca’ del Bosco. Proprio con un’etichetta che raffigura un lupo travestito da pecora Ca’ del Bosco provoca nel passato creando il Carmenero, che ispira anche l’etichetta del Ca’ del Bosco rosso. Molte sono le caratteristiche affascinanti del lupo, di cui ci parla Esopo, Herman Hesse, l’etologo Konrad Lorenz e che hanno portato a farlo conoscere sempre meglio, rendendolo addirittura popolare.
Ca’ del Bosco in breve:
L’azienda vinicola Ca’ del Bosco è leader nella produzione di Franciacorta, bollicine Metodo Classico, dal finissimo perlage che portano il nome della zona in cui vengono prodotti in provincia di Brescia. Ca’ del Bosco ha le sue origini a metà degli anni sessanta (1964), quando Annamaria Clementi Zanella acquista a Erbusco, in Franciacorta, una piccola casa in collina chiamata localmente Ca’ del bosc, diventata ora una delle cantine d’Italia più moderne e tecnologicamente avanzate. La superficie totale dell’azienda Ca’ del Bosco coltivata a vigneto, collocata in vari comuni all’interno della regione Franciacorta, è di circa 150 ettari, con uve per la produzione sia di Franciacorta che di vini fermi. Maurizio Zanella, figlio di Annamaria Clementi Zanella, è l’attuale Presidente di Ca’ del Bosco e Presidente del Consorzio per la Tutela del Franciacorta.
1 D. Foulon