MODENA | Fondazione Fotografia | 14 settembre ‐ 9 dicembre 2012
di GABRIELE SALVATERRA
Il percorso della nuova mostra organizzata dalla Fondazione Fotografia comincia proprio nel punto in cui si era interrotto l’anno scorso, dal volto di Ansel Adams, anche se quest’anno l’autore dello scatto e il protagonista della retrospettiva è Edward Weston, anch’egli fondatore del gruppo f/64 e gigante della storia della fotografia. Questo scatto all’amico e collega Adams già dice molto sulla poetica del fotografo e sull’approccio degli artisti dell’f/64. Il volto è coperto dalla macchina fotografica e l’obiettivo si sostituisce interamente all’occhio, come dire che la vera natura della fotografia sta nella precisione di una visione più potente rispetto a quella naturale. Un pensiero non da poco in anni in cui il canone più in voga era rappresentato dal Pittorialismo con i suoi effetti sfumati, le sfocature e una cultura visiva ancora intrisa di simbolismo e Ottocento.
Con Weston e Adams e prima di loro Alfred Stieglitz e Paul Strand comincia ad imporsi una visione della fotografia ormai moderna che ricerca nella precisione la propria autonomia al di là di qualunque sottomissione ai canoni della pittura. Va infatti ricordato che il termine f/64 si riferisce all’apertura di diaframma in grado di rendere maggiore profondità di campo e nitidezza.
La mostra organizzata dalla Fondazione Fotografia dà conto di tutto ciò con un percorso di largo respiro affidato esclusivamente a scatti di Weston, con apparati esaustivi e un corredo di video-interviste realizzate per l’occasione che testimoniano anche una volontà di aggiornamento critico per un autore dalla storiografia già consolidata. Risultano molto suggestivi gli accostamenti e i dialoghi suggeriti tra soggetti disparati (la chiglia di una nave e un joshua tree, le ali di un pellicano e una panchina, le vertebre di una balena e un giocattolo messicano) a riprova della capacità di Weston di rendere evidenti colloqui di forme e ritmi, collegamenti di realtà distanti in grado di svelare un senso sotterraneo nella natura e mostrare una segreta armonia.
Da questi scatti, più di 100, si può ricostruire una grande etica dell’arte (“la vita, – la passione d’amore, la passione per il lavoro – questo conta, e nient’altro”) oppure l’alternarsi delle muse, modelle, amanti della sua vita, da Tina Modotti, rivoluzionaria per cui la fotografia è anche militanza politica, alla giovane Charis Wilson, protagonista dei suoi nudi più celebri e fedele compagna nelle sue ricognizioni californiane.
Quello che più stupisce, nonostante la grande precisione e la perfetta definizione degli scatti, è la capacità di non scadere mai nel didascalico o nella descrizione clinica, ma anzi di riuscire a moltiplicare il mistero del soggetto, da cui la convinzione che “l’artista non è che l’interprete dell’inesprimibile, il collegamento tra la realtà visibile e il mondo sconosciuto, ciò che va oltre”.
Da questa mostra si porta a casa una grande etica del mestiere e un totale disinteresse per l’etichetta dell’arte. Evidentemente non è necessario fregiarsi del titolo di artista per creare qualcosa di memorabile: “è arte la fotografia? Chi se ne importa? Mi piace!”.
Edward Weston. Una retrospettiva
a cura di Filippo Maggia
Fondazione Fotografia
Ex Ospedale Sant’Agostino, Largo Porta Sant’Agostino 228, Modena
Fondazione Fotografia
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
Orari: martedì‐venerdì 11‐13 e 15.30‐19.00
sabato e domenica 11.00‐20.00
Info: +39 059 239888 | 335 1621739
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14 settembre ‐ 9 dicembre 2012