COMO | Serre Ratti | 15 novembre – fine dicembre 2012
La propria ombra portata, come presenza costante, è nella ricerca fotografica di Pino Colla il principale elemento d’unione tra l’uomo e la natura, tra il soggetto raffigurato (normalmente un paesaggio o anche un interno) e l’artefice di questa azione, come una volontaria “intromissione” dell’autore effettuata con lo scopo di realizzare una compartecipazione discreta, ma attiva, in una più completa condivisione con l’ambiente circostante.
L’ombra proiettata su un piano o l’immagine riflessa da una superficie specchiante più o meno fissa, sono già una documentazione di un evento che si sta effettivamente verificando proprio in quell’istante. In questo caso, l’indice, l’impronta di cui parla Barthes nel suo saggio La camera chiara, è tangibile, e il fotografarla diventa a sua volta la registrazione stessa di questa proiezione indiretta di un corpo che sottrae luce in quella precisa porzione di spazio.
Nella ricerca fotografica di Pino Colla ciò significa catturare un istante che rappresenti uno stato d’animo, un pensiero immaginato o rievocato dalla propria storia, come il ricordo intenso di un momento che trascenda i concetti di tempo e spazio, per rimanere sospeso costantemente in una dimensione della coscienza e pronto a ripresentarsi come quintessenza della realtà.
È il preciso momento in cui l’artista può dar forma ai propri pensieri e alle proprie emozioni, rivelare i propri “segreti silenzi”, quelli che si generano dalle profondità più nascoste di un’interiorità sempre attiva alla ricerca di quelle che Pino Colla definisce “sensazioni fuggitive fermate dall’otturatore”.
Queste fantomatiche presenze si rivelano allo sguardo come apparizioni effimere, oniriche, quasi spettrali, occupando un determinato spazio solo nel momento stesso dello scatto, per poi dileguarsi, o per lo meno rimanere attaccate fedelmente alla propria fonte originaria, adattandosi alle altre varie superfici sulle quali si proietta, come una sostanza liquida dalla forma abbastanza precisa ma impalpabile. L’ombra è quindi una sorta di alter ego, come per ognuno di noi, una rappresentanza della concreta presenza in un determinato luogo, ma anche la visione di più suggestive sensazioni emotive.
Sta alla capacità del fotografo trovare nuove vie espressive su un soggetto che suscita sempre un fascino particolare (soprattutto quando si abbia tra le mani un apparecchio fotografico) ma pressoché trascurato nella normale situazione esistenziale quotidiana.
Ma l’ombra non è l’unico soggetto protagonista dell’eleganti immagini di Pino Colla, la ricerca del fotografo si articola anche su altre situazioni ambientali, sia negli ultimi lavori del 2012, sia in una serie di litografie dedicate alla Villa Pisani Giustinian a Stra (Venezia) detta “La Barbariga”, costituita da scatti eseguiti nel lontano 1973 e proposti oggi in tutta la loro intatta potenza espressiva.
In queste fotografie l’artista si addentra solitario nelle stanze e ne cattura l’atmosfera rarefatta e sospesa, ritraendone i particolari, fissandone la luminosità diffusa e delicata, restituendo allo sguardo sensazioni di grande serenità ed ascetica contemplazione. [sintesi testo critico Pino Colla, “Sottrazioni di luce”, di Alessandro Trabucco]
Pino Colla. “SEGRETI SILENZI”
A cura di Maria Antonello
Testo critico di Alessandro Trabucco
15 novembre – fine dicembre 2012
Inaugurazione giovedì 15 novembre 2012, ore 18.30
Serre Ratti
Via Borgovico 163, Como
Info: Comunicazione e Organizzazione Eventi
maria.antonello@libero.it