MILANO
Da un’idea di Alessandro Guerriero, Riccardo Dalisi e Alessandro Mendini, architetti, designer ed artisti di fama internazionale, rinnovatori per vocazione, nasce il progetto TAM-TAM: una scuola d’eccellenza che si occupa di attività visive e, in un’ottica di dissolvenza delle discipline, esplora le più disparate declinazioni del mondo del design con un approccio libero e creativo, scevro da sovrastrutture, limiti o preconcetti. La scuola TAM-TAM, di prossima apertura, è totalmente gratuita ed articola la sua offerta formativa con modalità di workshop: i corsi, che vantano paternità intellettuali di altissimo livello, si svolgeranno sotto la guida dei migliori progettisti contemporanei, avvalendosi del supporto di tutor qualificati. Molti i nomi noti nel campo del design, dell’arte e della comunicazione che hanno già aderito al progetto.
I primi “Maestri” di TAM-TAM saranno
- Paola Anzichè, Bubbledesign, Maurizio Cattelan, Tony Cavadini, Jacqueline Ceresoli, Maurizio Corrado, Riccardo Dalisi, Johnny Dell’Orto, Giacinto di Pietrantonio, Beppe Facente, Beppe Finessi, Duilio Forte, Marco Galati, Anna Galtarossa, Martino Gamper, Dario Ghibaudo, Massimo Giacon, Tania Gianesin, Anna Gili, Francesca Grazzini, Maria Christina Hamel, Kazuyo Komoda, Franco La Cecla, Aldo Lanzini, Alessandro Mendini, Francesca Alfano Miglietti, Stefano Mirti, Marcello Morandini, Mauro Panzeri, Lorenzo Palmeri, Gianni Pettena, Mario Piazza, Marco Poma, Franco Raggi, Thomas Raimondi, Sara Ricciardi, Antonio Riello, Clara Rota, Luca Scacchetti, Marina Spadafora, Franco Summa, Tarshito, Cristiana Vannini, Alice Vercesi
Esempi di professionalità e genio creativo, pronti a prendere parte all’esperienza unica di una scuola senza struttura, gerarchie né ruoli.
Lo spirito di TAM-TAM, infatti, si contrappone all’accezione tradizionale della didattica come percorso univoco di trasmissione del sapere da parte del ristretto nucleo dei docenti in favore di un più ampio gruppo di studenti, configurandosi piuttosto come l’esperimento comune di chi, consapevole di non sapere, intende scoprire e scegliere nozioni, modelli, tecniche e metodi che gli si addicano. Il tempo, le idee, il vissuto biografico, affettivo ed estetico di ciascuno saranno così per tutti, docenti e studenti, un dono da condividere, spendere e ricambiare, in un percorso ciclico di scoperta, un gioco poetico ed utopico sotto il segno dello stupore. Le attività si svolgeranno in orario serale (dalle 18.00 in avanti) e i workshop avranno una durata variabile, in base al progetto formativo elaborato dai rispettivi docenti. Un giorno, una settimana, un mese, o un intervallo temporale più lungo potranno di volta in volta occupare gli studenti, in un ciclo discontinuo che si articolerà durante tutto l’anno. Anche i luoghi deputati ad ospitare le lezioni, così come il tempo e le idee dei “Maestri”, si configurano come un dono, una volontà di sposare ed accogliere il progetto; la sede principale sarà l’aula 83 di NABA Nuova Accademia di Belle Arti Milano, sita in Via Darwin 20. L’Accademia, infatti, condividendo lo spirito post-avanguardistico dell’iniziativa, si è resa disponibile ad ospitarne le attività. Con la sua natura originale, discontinua e destrutturata inoltre, la scuola, spazio virtuale votato allo scambio culturale, alla comunicazione spontanea e alla formazione, verrà ospitata anche da numerose altre strutture, quali teatri, locali o università milanesi che vogliano accoglierne corsi o lezioni. La città stessa, con le sue strade e piazze, disegnerà la cornice perfetta per molti momenti di scambio ed interazione. Per consentire un percorso formativo efficace e garantire l’accesso alle strumentazioni e alle attività didattiche, tutti i corsi di TAM-TAM saranno a numero programmato. La partecipazione, libera e gratuita, non sarà vincolata al possesso di requisiti specifici di titolo di studio né età (fatto salvo il requisito di essere maggiorenni). Per l’ammissione è previsto un colloquio propedeutico di idoneità denominato “D-Factor”, che si terrà presso la Triennale di Milano in data in via di definizione. Il candidato dovrà per l’occasione portare con sé un oggetto autonomamente progettato, restaurato o recuperato, e dovrà spiegare la propria relazione con esso. La Commissione di “D-Factor”, composta dai fondatori dell’Associazione e da una selezione di docenti e tutor della scuola, valuterà in base al racconto dell’aspirante studente la sua idoneità alla frequentazione dei corsi. Chi supererà la selezione avrà accesso alla didattica e si impegnerà a ricambiare la gratuità del dono che questa esperienza costituisce dedicando alcune ore ad una delle associazioni senza fine di lucro che la scuola vorrà suggerire. Tempo in cambio del tempo, energie mentali in cambio di nuovi stimoli, in un processo ciclico di scambio ed arricchimento che si sviluppa sotto varie forme ed invita i suoi protagonisti a vivere, anziché imparare a vivere.
Le iscrizioni alla selezione sono aperte e possono essere inoltrate fino al 31 dicembre all’indirizzo mail casting@tam-tam-tam.org.
I PRIMI “MAESTRI” DI TAM-TAM
RACCONTANO I LORO WORKSHOP
- BUBBLEDESIGN
Tema: foodscape… mangiare la città con gli occhi!
Durata 4 giorniCiascun workshop può essere frequentato da un numero massimo di 10 studenti, che devono essere muniti di macchina fotografica (o cellulare).
“Il cibo, gli alimenti, non sono solo sostanze che servono per vivere ma sono anche un modo per entrare in contatto con gli altri. La cucina è stata paragonata al linguaggio, perché contiene ed esprime la cultura di chi la pratica, è depositaria delle tradizioni e dell’identità di gruppo, diventando pertanto uno straordinario veicolo di comunicazione.” Inizieremo il workshop con una lezione teorica sulla cultura del cibo e l’antropologia alimentare. Nascerà un confronto sul significato di alcuni cibi, sulla dimensione sensuale di alcuni di essi, sul cibo come linguaggio interculturale. Che cos’è un paesaggio alimentare? Durante il workshop ci interrogheremo sul termine “foodscape”. Analizzeremo il cibo nella sua forma originaria ma anche come prodotto industriale di massa. Useremo il cibo come strumento comunicativo, capace di suscitare emozioni. Grazie all’ausilio di un fotografo professionista impareremo a fotografare il cibo nelle sue numerose forme. Uniremo l’arte visiva con quella culinaria. Creeremo paesaggi alimentari costruiti con materiali commestibili usando diverse tecniche: materia e fotografia, fotografia ed elaborazione digitale, fotografia stampata e collage. Il tema si potrebbe restringere e cercare delle relazioni tra il “foodscape” e il “landscape” della città di Milano. Alcuni esempi: Il Duomo di Milano fatto di spaghetti n° 5, il Castello Sforzesco ricreato con il risotto alla milanese, Il Parco Lambro con i broccoli verdi… Con la domanda: tu che cibi utilizzeresti per realizzare il tuo paesaggio?
- MAURIZIO CATTELAN
“Io non insegno, ma qualcosa combino.”
Durata a sorpresa
- TONY CAVADINI
Piccole e pratiche lezioni sull’arte di non fare niente.
Durata 2 incontriObiettivo del corso è imparare a capire quando, perché e dove è meglio preferire il “non fare” al “fare”. Durante il corso si presenterà quindi la pratica del “non fare” come riflessione sul togliere, sino ad arrivare al nulla. Materiali richiesti: niente.
- JACQUELINE CERESOLI
Alter-nativi
Durata 4 settimane
Un workshop che agirà nel sociale, con azioni e progetti di arte relazionale e partecipativa che mirano a coinvolgere i cittadini. Il workshop “investirà” 4 luoghi caldi della Milano multietnica: Via Padova, zona Lambrate (intorno a via Ventura, ex Faema), zona Farini, piazza Loreto, tra le più brutte d’Italia.
- JOHNNY DELL’ORTO
Dedalus c’est moi
Durata 6-8 settimane, con 5 incontri, ciascuno di 2-3 ore
Il corso ha l’obiettivo di realizzare un “LABIRINTO”. Ogni partecipante dovrà ideare e costruire un labirinto, tenendo conto della traccia e dei contenuti della leggenda del labirinto di Cnosso, ma piegandolo alla propria visione e alle proprie esperienze. Il labirinto potrà essere realizzato senza limiti di materiali o strumenti. Il risultato potrà essere un dipinto, un progetto, un modellino tridimensionale, un video, un filmato, un servizio fotografico o un progetto 3D. Ma può anche essere un racconto o una sceneggiatura. Ognuno sceglierà la modalità più consona al proprio io interiore e alle proprie capacità.
- FRANCESCA GRAZZINI
Rifiutare il rifiuto
dalla prosa della plastica alla poesia della cartapesta
Dopo l’età della pietra, del ferro… del petrolio, viviamo nell’età del rifiuto. A causa dell’economia del troppo. Proviamo ad affrancarci dalla schiavitù del rifiuto, contribuendo a estinguerlo. Trasformiamo brutti contenitori di plastica in oggetti d’arte, poesia visiva. Che esprima il desiderio di passare a un’epoca nuova. L’epoca dell’economia dell’abbastanza, in cui i rifiuti non ci saranno quasi più. Materiali utilizzati: bottiglie di plastica, vassoi e contenitori del supermercato, forbici, giornali vecchi, scotch, acqua, colla vinilica, colori acrilici, uniposca, smalto trasparente.
- MARIA CHRISTINA HAMEL
Libro bianco
Durata da scrivere sul libro bianco
Nessun progetto può iniziare senza porsi di fronte a un libro bianco, sulle sue pagine immacolate dovremo appuntare qualsiasi cosa ci passerà per la testa: le nostre emozioni innanzi tutto; su quelle pagine dovremo disegnare il senso o il non senso di quello che vogliamo fare. Il libro bianco è il passaggio necessario fra l’immaterialità di un concetto e la concretezza di un risultato, qualsiasi esso sia. Il libro bianco è, se vogliamo, la metafora della nostra vita, è impossibile lasciarlo intonso, il libro bianco può avere pagine nere, pagine macchiate, pagine strappate, ma comunque non si può non aprirlo, non si può non sfogliarlo. Noi dobbiamo imparare a porci ogni mattina davanti al libro bianco.
Il mio non vuole essere un insegnamento nel senso tradizionale. Il mio vuole essere una riflessione da svolgere assieme ai futuri studenti di Tam-Tam per aiutarli ad avvicinare qualsiasi altro tema progettuale abbiano in mente.
- KAZUYO KOMODA
Design del Pensiero
- rilevare tre cose che – nella vita di ogni giorno – ci fanno sentire a disagio, ci provocano senso di colpa, dispiacere
- scegliere un tema (personale o sociale) su cui lavorare
- partire dai tre punti individuati, proporre una soluzione al problema scelto
- la soluzione individuata può essere pratica o artistica.
- il progetto finale può essere un oggetto concreto o anche un altro tipo di opera: racconto, poesia, saggio etc.
- ALESSANDRO MENDINI
Autoritratti
Questo è il mio titolo
- LORENZO PALMERI
Design del suono
Durata un mese
Il primo contatto con il mondo è acustico: è il gorgoglio della placenta, è il battito del cuore materno, la sua voce e la voce e i suoni che sono “fuori”.
La mia proposta è quindi primordiale, si chiama “design del suono”. Si tratta di progettare o riprogettare piccoli e grandi oggetti, o persino spazi, a partire da considerazioni prettamente acustiche. L’accento progettuale va sull’esperienza sonora. L’esito potrà essere un oggetto d’uso, un vero e proprio strumento musicale, semplicemente un suono o un nuovo modo di esperirlo.
- MAURO PANZERI
Far parlare gli oggetti
Durata ciascun workshop ha la durata di 2 ore
Siamo in un museo senza didascalie. Al centro del tavolo viene disposta una serie di oggetti scelti da chi promuove l’incontro, che vengono lasciati all’osservazione e alla valutazione dei partecipanti. Ciascun partecipante legge gli oggetti “muti” e li fa “lavorare” a modo suo, toccandoli, provandoli, osservandoli, e prendendo appunti, che possono derivare anche da libere associazioni così da amplificare e modificare la percezione degli oggetti stessi. Questo lavoro avviene in silenzio, né viene offerto alcun contributo da chi ha proposto gli oggetti. Nella seconda parte dell’incontro ciascun partecipante parla di ciò che ha visto e annotato così che si possa costruire una mappa collettiva. E l’oggetto finalmente “parla”.
- MARIO PIAZZA
Costruzione di una lancia
Durata 1 meseIl workshop può essere frequentato da un numero massimo di 10 studenti, che verranno selezionati direttamente dal docente.
Credo che in questa nostra epoca sia necessario riscoprire la lancia come strumento di accompagnamento della nostre pratiche quotidiane. Non come puntuto strumento offensivo, ma come oggetto sacrale, che ci guida, che ci aiuta a trovare la retta via. Durante il corso saranno utilizzati i materiali più diversi, accomunati dal fatto che consentano di assecondare la forma abituale e strutturale di una lancia. Il programma prevede una intensiva fase di analisi, con la costruzione di un “atlante della lancia”, con visite a musei, empori, magazzini teatrali e cinematografici. Il tutto accompagnato da visione di film, video e documentari.
- ANTONIO RIELLO
Good Manners for Artists
Realizzare un breve ma vero corso per insegnare ad artisti, e ad aspiranti tali, come interagire e comportarsi in determinate occasioni sociali. Una full-immersion nella sociologia (e relative patologie) dell’artista visivo contemporaneo. Anche una sorta di performance-educational da parte dello stesso Riello. E infine anche un vero e proprio “manuale per l’artista”, visto “sul campo”, concreto e veritiero ma non scevro certo della dovuta ironia che il caso richiede. Si propongono due workshop-cene (o pranzi) da farsi con gli studenti, durante i quali l’artista mostra “dal vivo” come “si comporta un artista” a tavola. Argomenti del primo workshop: Dress Code, Conversation, Table Manners. Un ipotetico party (che potrebbe anche essere ospitato in una mostra, vera o virtuale che sia) dove l’artista mostra come un artista dovrebbe recitare opportunamente e proficuamente la propria parte in un opening. Argomenti del secondo workshop: Dress Code, Conversation, Body Language. Qui si cerca di capire con gli studenti cosa si aspetta di solito la gente dagli artisti. Lo si fa coinvolgendo direttamente gli artisti in una specie di recita/performance. Il tutto sarà poi raccolto in una breve dispensa e in un video che documenterà i due momenti.