MILANO | LE DICTATEUR | DESIGN WEEK
di Ginevra Bria
Mentre la Design Week del Salone del Mobile accende ogni angolo del centro di Milano, in via Bixio, a Le Dictateur, Federico Pepe presenta una personale densissima. Le due sale adiacenti dello spazio si affastellano di epitaffi cronici del tempo. Che una volta è sembrato irrimediabilmente perso.
Milano, mercoledì 9 aprile 2014. Sulle pagine dei suoi quaderni, affollati di segni, note e disegni, afferma Azalea Seratoni curatrice di I am wasting my time, personale di Federico Pepe (1976, Omegna. Vive e lavora a Milano) a Le Dictateur di via Bixio, ha iniziato a esplorare il territorio largo e variegato di una pratica originalissima per intenzioni autoriali e morfologie espressive. Sono loro i custodi della sua educazione all’estetica delle lettere e al loro design che si è sviluppata grazie all’uso di altri mezzi che la tecnologia gli ha messo a disposizione. Federico Pepe muove la mano su un foglio di carta o sulla tavoletta grafica con la stessa destrezza, la stessa inventiva. Sono due modalità che in lui si ibridano e convivono.
La mostra ha lo stesso titolo della pubblicazione in cui sono rilegate per la prima volta tutte assieme le centocinquanta trasformazioni che Pepe ha sviluppato riproducendo la stessa sequenza di parole, lo stesso mantra con media, tecniche e supporti sempre differenti (I am wasting my time). Una installazione mosaicata che rivela la ricerca di un vocabolario eterogeneo potenzialmente infinito, portando fino alle estreme conseguenze la ripetizione di un significante. Un progetto complesso la cui importanza è basata sulla perdita di senso del valore del tempo, ricorsività che sottolinea la variabile della creazione e dell’esecuzione artistica.
Federico Pepe, con Espoarte, a qualche ora dall’inaugurazione del 9 aprile, analizza alcuni aspetti della sua personale:
La formula I am wasting my time non è altro che il frutto di un paradosso. Nel momento in cui realizzi, in cui dai vita ad un’azione, in qualsiasi modo e momento, non stai perdendo il tuo tempo. Ma, al contrario, stai sottraendo senso al moto di superficie, portando tutto quel che componi ad un livello di emersione, di concretizzazione dell’arte applicata. Questo lavoro è nato perché è sorta l’urgenza di visualizzare e formalizzare la ricerca di una forma, più che una formula. Il percorso durato quasi tre anni e mezzo, coinvolge infatti diversi supporti ed ha molte tangenze con la grafica, con il disegno, la stampa, la fotografia, la scultura e persino con l’animazione video. Volevo che la mia volontà assumesse la misura di un’ossessione, volevo diventasse un effetto impressionante.
In realtà ho già esposto, seppur in parte, questo lavoro in altre due situazioni: alla Zelle Arte Contemporanea di Palermo, assieme a Jacopo Benassi, alla fine del 2010, una doppia personale curata da Andrea Lissoni. Mentre l’anno scorso ho mostrato un’altra parte del lavoro alla Maison Rouge, a Parigi. Nel frattempo, I’am wasting my time è proseguito e questo nuovo iter espositivo rappresenta una sorta di prima conclusione del suo lungo corso. Attualmente non so se questo sia ancora un processo in divenire, oppure se riuscirò a fermarmi con l’imminente installazione a Le Dictateur. Questa sera, però, presenterò anche la pubblicazione che raccoglierà gran parte dei lavori realizzati fino ad oggi. Un volume all’interno del quale volutamente non ho inserito ogni singolo risultato della mia ricerca, un’esplorazione, dunque, che io ritengo, di per sé, mai finita; all’interno della quale, però, è stato necessario operare una buona selezione. Se io dovessi sistematizzare la serie completa degli elaborati prodotti arriverei a totalizzare centosessanta pezzi. In questi giorni, ad esempio, ho lavorato moltissimo sull’insieme delle opere e ne ho composte di nuove, totalizzando un’ulteriore aggiunta.
L’intenzione del lavoro risiede in due differenti estremità e nel mezzo vorrei che non ci fosse nulla. Il mio è un lavoro che vorrei fosse considerato come unico, totalmente concettuale; un progetto ricorsivo che ha un’applicazione pragmatica, formale, linguistica e calligrafica, così come amo definirla. Grazie anche alla raccolta editoriale dei lavori vorrei che la percezione del progetto visuale risultasse unitaria. Oggi, nell’arte contemporanea è necessario un forte approccio speculativo, un pensiero che illustri quel che c’è in rapporto al suo diretto mondo invisibile. Metodologia che vorrei qui si perdesse, per concentrare la cura e l’attenzione del visitatore verso l’aspetto fattivo, manuale e concreto dei lavori.
Per questo progetto, ho svolto un intenso processo ricorsivo, come un mantra alacre, e non sempre mi ha divertito o mi è piaciuto completare quel che stavo utilizzando. Ma il fine non è mai stata la mia soddisfazione, semmai è sempre stato il contrario e cioè: tenere a bada l’insoddisfazione applicata a modi e a mondi diversi.
In occasione dei mille eventi del Salone del Mobile, nello stesso giorno, ma a qualche ora di distanza, Le Dictateur presenta inoltre un progetto nato da un’importante collaborazione. In esclusiva per la boutique internazionale di design Spazio Pontaccio, Le Dictateur ha disegnato LE D.ISH: il mondo grafico, rigoroso e trionfale assieme al suo inconfondibile segno vivono per la prima volta trasposti su una serie di porcellane da tavola in edizione limitata.
Federico Pepe. I am wasting my time
Le Dictateur
Via Bixio 47, Milano
Info: www.ledictateur.com