Noviglio (MI) | Kartellmuseo
Intervista ad ELISA STORACE di Francesca Di Giorgio
Lo scorso novembre, in contemporanea alla Settimana della cultura d’Impresa, Kartellmuseo si è presentato al pubblico sotto una nuova veste, a quindici anni dalla prima apertura. Per quest’occasione Kartell, azienda leader nella produzione di oggetti in plastica, che non è nuova a collaborazioni trasversali tra design, moda, arte e produzione industriale, ha chiamato l’artista Stefano Arienti per un’installazione site-specific – 3 pannelli realizzati con teli, larghi 4 metri e alti 9 (da terra a cielo) – installata in un luogo chiave del Museo: il cavedio. Fra gli alberi di Arienti da un parte disegna un’ipotetica scena teatrale attraversabile e “abitabile” dal pubblico, che sottolinea la continuità interno/esterno ricercata dagli spazi del Museo dall’altra ricorda, nella scelta dei grandi teli antipolvere da ponteggio, che “emulano” la leggerezza della carta, il contatto con molti aspetti della “poetica” aziendale di Kartell: nobilitazione di un materiale tecnico-industriale, trasparenza, abitabilità…
Qui, nell’agorà del Museo, in un’immaginaria piazza illuminata da luce zenitale, abbiamo incontrato Elisa Storace, curatrice di Kartellmuseo e della nuova mostra permanente…
Cosa avete scelto di esporre nel Museo?
Nel 1999, nel 50° anniversario di Kartell, il presidente Claudio Luti fonda il Kartellmuseo che ottiene il Premio Guggenheim Impresa & Cultura come miglior museo d’impresa e si rende da subito protagonista della scena internazionale con una mostra dedicata al Centre Pompidou. Le collezioni del museo si costituiscono di una ricca serie di materiali eterogenei legati alla storia aziendale, oggetti di produzione, prototipi, materiali cartacei. Il museo è collocato all’interno dello stabilimento aziendale di Noviglio (sede principale dalla fine degli anni ‘60) nello spazio della sala mostre storica ed è organizzato con una mostra permanente. Nella mostra sono esposti quasi 1000 oggetti di produzione che, in ordine cronologico a partire dal 1949 fino al 2015, mostrano al pubblico, insieme a immagini e video, la storia dei prodotti, passati e presenti, testimoni del gusto e dei modi di abitare nei decenni.
Un allestimento che comunica, attraverso la selezione di oggetti e materiali presente al Museo, anche scelte coerenti di allestimento che sono cambiate negli anni…
Per sua natura e per il suo poter contenere, studiare e saper raccontare 66 anni di storia, il Museo è in grado di comunicare in modo diretto ed efficace il valore culturale dei prodotti che espone. Il presidente Claudio Luti lo ha definito: «Il museo è l’anima dell’azienda, il suo bagaglio di esperienza e la sua ricchezza. Il museo è la Kartell, quello che è stata e quella che potrà essere. Potranno forse copiarci una sedia, un tavolo, ma nessuno mai potrà impadronirsi del nostro percorso storico».
I prodotti e i materiali esposti sono in grado di palesare i tre concetti chiave su cui si fonda l’ideale produttivo Kartell: design – inteso nella sua accezione più alta di disegno industriale e innovazione; materiali plastici – utilizzati ed applicati in modo inedito e pionieristico; e produzione industriale – intesa come il processo che porta alla produzione in serie.
L’allestimento della mostra del Museo è progettato – sia nella precedente edizione del 2000, sia in quella odierna del 2015 – dall’architetto e art director Ferruccio Laviani ed è pensato nel rispetto dell’architettura dello spazio (una sala espositiva molto suggestiva, su tre piani affacciati su di un ampio cavedio e illuminati da lucernari, progettata da Anna Castelli Ferrieri e Ignazio Gardella nel 1967 come parte conclusiva dello stabilimento aziendale di Noviglio). La stessa architettura che ispira Stefano Arienti per la creazione della sua opera Fra gli Alberi.
Nel 2000, Laviani progetta un allestimento nel quale le tappe della storia sono scandite da una tavola sinottica che corre lungo i muri, dove le informazioni relative alle manifestazioni, al design, alla tecnologia ed alla comunicazione, scorrono in un’atmosfera ovattata dominata dai toni del bianco interrotti solo dal rosso acceso della grafica. Oggi, nel nuovo allestimento del museo – inaugurato ad aprile – Laviani crea grandi teche e dedica spazio a immagini e video che raccontano i progetti più importanti e ne sottolineano i caratteri innovativi. Il colore dominante è il grigio scuro, gli oggetti emergono dalle teche, enfatizzati nell’estetica, quasi scultorei.
Gli oggetti sono collocati secondo il nuovo progetto curatoriale che suddivide la collezione in sale tematiche e insieme cronologiche e porta l’attenzione su tutti gli aspetti principali degli oggetti Kartell: evoluzione della scienza dei materiali plastici e delle tecnologie produttive e dell’abitare.
Kartell ha certamente ha avuto il merito di stravolgere consuetudini e luoghi comuni in merito alla plastica. Qual è stata la “politica” dell’azienda nel far conoscere i propri oggetti da un punto di vista produttivo ma anche culturale?La fase industriale della produzione aziendale avviene nel 1951, con la produzione di articoli casalinghi in polietilene stampati ad iniezione e con cui il fondatore riesce nell’intento di portare la plastica in tutte le case degli italiani. Secchi, bagnetti, scolapiatti e casalinghi in genere, colorati, resistenti, facilmente pulibili ed economici, sanciscono l’inizio di quell’estetica del prodotto industriale in plastica che tanto ci è ormai familiare e che li rende unici perché ideati con un loro disegno autonomo che non imita altri oggetti o altri materiali ma che ostenta, nella forma e nelle strabilianti possibilità di fruizione, la loro particolare identità, il loro “essere di plastica”. L’estetica del materiale, la cura nel particolare, la qualità stessa del materiale plastico impiegato sono aspetti di primaria importanza che sono accuratamente considerati anche del successore di Castelli, Claudio Luti, il quale, al suo arrivo nel 1988, porta una sferzata di energia creativa e inaugura la “seconda vita di Kartell” (come la definisce Silvana Annicchiarico nel volume “Kartell. The Culture of Plastics”). La storia dell’azienda è un susseguirsi di premi e riconoscimenti internazionali, come i 9 premi Compasso d’Oro e le Medaglie della Triennale, i Red Dot Design e i Good Design awards, che incoraggiano Kartell a continuare il viaggio anno dopo anno. E insieme ovviamente c’è il favore del pubblico, l’ingresso degli oggetti nell’immaginario collettivo, la rete distributiva che cresce, con i 140 negozi monomarca in tutto il mondo e un marchio riconoscibile ovunque. Kartell è una delle aziende simbolo del made in Italy, i suoi oggetti sono in moltissimi musei del mondo, come il MoMA di New York che richiede i pezzi Kartell per la sua collezione già nel 1972.
Nella storia di Kartell oggetti straordinari sono diventati di uso comune. Ci ricorda solo alcuni dei pezzi simbolo e chiave del lungo percorso dell’azienda?
Nel 1949 il Portasci K 101 di Robero Menghi e Carlo Barassi è il primo oggetto creato dall’azienda. Nel 1954, il secchio con coperchio di Gino Colombini (Kartell porta la plastica in casa) vince il Premio Compasso d’Oro (il primo di 9 che l’azienda vince nel corso degli anni). Nel 1958 le lampade disegnate da Achille e Pier Giacomo Castiglioni inaugurano la Divisione Illuminazione. Nel 1964 la seggiolina per bambini K 1340, poi K 4999, disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper è la prima seduta al mondo in plastica.
Nel 1967 nascono i mobili Componibili disegnati da Anna Castelli Ferrieri e la sedia Universale di Joe Colombo. Nel 1988 Claudio Luti rileva il marchio e ha inizio il sodalizio con Philippe Starck, con la sedia Dr. Glob (la prima al mondo con spessori importanti, colori pastello e finiture opache). Nel 1995 Ron Arad crea Bookworm (la prima libreria a configurazione libera e flessibile al mondo). Nel 1996 è il turno della la sedia Maui di Vico Magistretti (la prima monoscocca senza supporti allo schienale).
Nel 1994, con le cassettiere Mobil di Antonio Citterio e Oliver Loew, Kartell ottiene il suo ottavo Premio Compasso d’Oro e nel 2001 vince il nono, con il divano Bubble Club di Philippe Starck F(il primo divano al mondo completamente in plastica, ottenuto con tecnologia rotazionale). Negli anni 2000 la trasparenza diventa protagonista e Kartell è la prima azienda al mondo a utilizzare il policarbonato per produrre oggetti di arredo: La Marie di Philippe Starck, del 1999, è la prima sedia completamente trasparente, seguita dalla poltroncina best-seller Louis Ghost. A partire dal 2002 Kartell si riaffaccia al settore dell’illuminazione con le lampade disegnate da Ferruccio Laviani: la lampada da tavolo Bourgie del 2004 è il best seller indiscusso. Nel 2008 Kartell diventa “à la mode” con la nuova divisione fashion e crea una linea di calzature e borse in materiale plastico: Glue Cinderella di Normaluisa sono le prime ballerine della collezione. Nel 2013 Kartell presenta Kartell by Laufen, un progetto completo per il bagno che comprende sanitari e accessori, disegnato da Ludovica + Roberto Palomba. Nel 2014, con il progetto Kartell in Tavola, Kartell riavvia la produzione di oggetti per la tavola progettati da chef e designer. Nel 2014 entra in catalogo Uncle Jack di Philippe Starck, un nuovo traguardo tecnologico; è il più grande oggetto di policarbonato trasparente ottenuto da un unico stampo.
Kartellmuseo
Via delle Industre 3, Noviglio (MI)
Info: +39 02 900 12 269
info@museokartell.it
www.kartell.com/experience/it/pages/museum/