TORINO | PAV Parco Arte Vivente | Fino al 24 febbraio 2019
di ELEONORA ROARO
Durante Artissima ho avuto modo di visitare in anteprima Weed Party III – Il partito delle erbacce, la prima personale italiana di Zheng Bo (Pechino, 1974) in corso al PAV Parco Arte Vivente fino al 24 febbraio 2019. Oltre all’artista mi accolgono il curatore Marco Scotini e Piero Gilardi, a cui si deve l’idea di questo centro sperimentale d’arte contemporanea dedicato al dialogo tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia. Le loro parole mi guidano all’interno della mostra e nel parco, che è un vero e proprio museo a cielo aperto.
«In dieci anni il parco si è arricchito di tante opere, come Ortoarca, la serra rovesciata in segno di accoglienza di Andrea Carretto e Raffaella Spagna. Gilles Clement invece ha pensato ad un giardino che non avesse bisogno di essere annaffiato», afferma Piero Gilardi mentre descrive le installazioni permanenti.
Il PAV si rivela quindi la sede ideale per la poetica di Zheng Bo che indaga il legame tra mondo vegetale e politica. Le piante selvatiche crescono spontaneamente in condizioni sfavorevoli e sono considerate comunemente erbacce; per l’artista diventano una metafora delle comunità marginalizzate, scartate, dimenticate e una forma di resistenza al potere – un potere costrittivo e che esclude ciò che non serve. Sono anche l’emblema di un modello operativo, come dichiara Marco Scotini: le piante occupano immediatamente lo spazio che viene lasciato libero.
L’installazione After Science Garden che apre la mostra è costituita da piante abbandonate dopo gli esperimenti scientifici che non solo trovano una nuova destinazione, ma diventano un luogo di aggregazione, in cui il pubblico può fermarsi, sedersi, leggere. «Alcuni vengono qui e praticano yoga, altri si mettono a disegnare», afferma Zheng Bo. Le luci LED, se da una parte creano un suggestivo ambiente sui toni del magenta, contribuiscono alla vita stessa delle piante, aiutandole a crescere.
Il legame tra politica e erbacce è evidente anche nei lavori Survival Manual I e Survival Manual II in cui trascrive rispettivamente i libri Piante selvatiche commestibili di Shangai (1961) e Piante commestibili di Taiwan (1945), entrambi pubblicati dal governo in seguito a gravi carestie. Le erbacce quindi diventano una strategia di sopravvivenza per la popolazione. Chiudono la mostra i due film del ciclo Pteridophilia che si lega alle teorie eco-queer: sette giovani uomini hanno rapporti sessuali con diversi tipi di felci in una foresta di Taiwan. Creano una relazione basata più sul corpo e sui sensi piuttosto che sul linguaggio.
Zheng Bo, nella saletta nera in cui ha luogo la proiezione, racconta che questa pianta oltre ad essere preistorica, è anche asessuata. Aggiunge anche di aver scelto di usare un audio discordante dalle immagini: è infatti tratto da film pornografici. Pterodophilia crea un immaginario elegante e rarefatto che si unisce ad un processo di decostruzione dei sistemi egemonici di conoscenza, invitando lo spettatore a ripensare le nozioni di sessualità, genere, natura e, non ultimo, di normalità.
Zheng Bo
a cura di Marco Scotini
PAV – Parco Arte Vivente
Info: +39 011 3182235