LONDRA | Tate Modern | Fino al 1 settembre 2024
di VALERIA CARNEVALI
Se c’è un personaggio per cui declinare l’aggettivo “influente”, questi è proprio Yoko Ono (Tokio, 1933), e la grande retrospettiva che le dedica la Tate Modern, visitabile fino al 1 settembre, ce ne dà tutte le ragioni. Il suo nome è naturalmente noto negli ambienti inscritti nei circuiti dell’arte contemporanea, che ne riconoscono l’eccezionale portata pioneristica e la profondità dei messaggi unita all’efficacia dei mezzi che ha concepito per esprimersi, ma lo è estremamente anche nella cultura popolare occidentale, spesso piuttosto misogina e sospettosa di ciò che è alieno, da cui è stata masticata controvoglia per decenni, sostituendo la sua identità di artista con la qualifica di “moglie di John Lennon”.
Eppure la sua personalità è stata tanto forte di per sé non solo da dare linfa a inedite vie espressive che si aprivano in un’epoca di grande sperimentazione, ma anche da stabilire archetipi di comunicazione e presentazione di sé che avrebbero dato forma e maniera, nell’immaginario collettivo globale, alla nuova figura dell’artista concettuale contemporaneo. La sua capacità di integrare la sua forma mentis orientale con le categorie del pensiero occidentale, stabilendo un metaforico ponte tra un Giappone dilaniato dalla bomba atomica (era ancora bambina quando si trovò, durante la Seconda Guerra Mondiale, sfollata nella frugale campagna, imparando la lezione dell’essenziale) e una New York raggiunta senza odio con la sua famiglia nel 1951 e presto conosciuta e assimilata attraverso la frequentazione degli alternativi ambienti artistici di Manhattan, l’ha portata ad un inestinguibile impegno antimilitarista, venato di femminismo e di ambientalismo, capace di andare ben oltre i confini del mondo dell’arte.
Il connubio con John Lennon, incontrato a Londra in occasione di una sua mostra personale alla Indica Gallery e sposato nel 1969, ha rappresentato una forma ideale di incontro tra due menti floride che hanno saputo fondersi insieme per dare vita a un organismo fatto di produzioni originali e attivismo pacifista, generando insieme alcune delle forme espressive più poetiche, proficue e propulsive del ventesimo secolo.
Per dar conto di ciò, e per aprire la figura di Ono al grande pubblico, è importante che questa grande mostra abbia avuto luce in uno dei musei di arte contemporanea più noti e visitati al mondo, anche da semplici turisti: l’occasione per conoscere in maniera approfondita e comprendere una personalità tanto complessa quanto decisa e per permetterle di uscire dal guscio del luogo comune va colta da tutti con il giusto rispetto e con un’adeguata apertura mentale, per riconoscere la grande portata culturale e valoriale di questa prolifica e politica artista.
L’allestimento propone un percorso espositivo diacronico, multimediale e multisensoriale, interattivo e partecipativo, che offre ai visitatori, spesso invitandoli al coinvolgimento, numerose opere sia datate (come Painting to Shake Hands, 1961, A box of Smile, 1967) che riproposte (Painting to Hammer a Nail o Add Colour – Refugee Boat, concepite negli anni sessanta, o i più recenti My Mommy is Beautiful o Wish Trees), molti filmati che vanno dalla videoarte (come FILM N.1 “MATCH”, 1966, basato sulla performance Lighting Piece, in cui si osserva un fiammifero bruciare fino a scomparire, o FLY, 1970-71 diretto assieme a John Lennon), alla ripresa di performances (straordinaria e iconica Cut Piece del 1964) e concerti (non solo con Lennon, ma anche la partecipazione ai lavori sonori di John Cage e le collaborazioni con George Maciunas il nascente FLUXUS).
Pubblicazioni (Grapefruit, 1963-4), appunti e progetti, statements (PEACE IS POWER), ibridazioni tra testi programmatici e poesia grafica (Instruction for Paintings, 1962) documenti fotografici e filmati di quei particolari incontri che andavano negli anni sessanta e settanta sotto il nome di happenings, anticonvenzionali manifestazioni basate sull’estemporaneità e la partecipazione (come Morning Piece, realizzata nel 1965 su un tetto newyorkese, o la celeberrima Bed-In for Peace, azione pacifista tenutasi assieme a Lennon a Parigi ed ad Amsterdam nel 1969).
YOKO ONO: MUSIC OF THE MIND
mostra organizzata da Tate Modern, London in collaborazione con Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf
con il supporto di John J. Studzinski CBE, The Yoko Ono Exhibition Supporters Circle, Alexandra Howell, E. Rhodes and Leona B. Carpenter Foundation, Christian Keesee, Bob Rennie, Tate Americas Foundation.
Fino al 1 settembre 2024
Tate Modern
Bankside – London SE1 9TG
Info: https://www.tate.org.uk/