LUGANO (SVIZZERA) | MASI Lugano | Fino al 7 gennaio 2018
di MATTEO GALBIATI
Sembrava quasi una danza: come palcoscenico una candida lastra di marmo, pulita, splendente, le dita, coreografando gesti semplici, disponevano su quella superficie del latte che, alla fine di questo rituale concentrato, andava a fondersi con il marmo stesso.
Due sostanze bianche, due consistenze diverse, diventate un unico corpo. Abbiamo visto Wolfgang Laib (1950) creare, in occasione dell’inaugurazione della sua splendida personale che il LAC Lugano Arte Cultura ospita negli spazi del MASI a Lugano, una delle sue opere piu suggestive e peculiari, Milkstone. Marmo e latte, mondo minerale e mondo animale che si uniscono in una sola cosa che resta come manifestazione estrema dei valori primari della poetica di Laib.
L’altro punto di massima significazione – e di fortissimo impatto emotivo – è la grande opera Polline di pino in cui questa sostanza volatile e finissima – la cui raccolta impegna l’artista anche un intero anno – disposta in un’ampia forma quadrata, apre uno spazio di luce e di profondità completamente inattesi e del tutto imprevedibili nella fascinazione che lasciano divampare.
Basterebbero queste due opere per delineare il profilo artistico di Laib, artista la cui ricerca ha sviluppato nel tempo un lessico formale del tutto particolare per quella forte sensibilità che sottende tutti i suoi lavori: la sua capacità si riassume nella logica armonica che sa coniugare elementi differenti, referenti iconografici di variegate estrazioni culturali (Occidente ed Oriente in lui trovano una sintesi alchemica) e religiose e repertori formali mai chiusi in esclusive scelte tecniche e metodologiche con cui si percepisce la linearità di un pensiero chiaro, definito, lucido e consapevole.
La poesia di Laib – qui riassunta con una cinquantina di opere – racconta di un atteggiamento e un approccio mentale che non si limita al lato estetico-artistico, ma diventa una ricerca profonda degli aspetti umani e spirituali, un atto di coscienza e consapevolezza, appunto, di cui ogni opera si fa elemento-strumenti catartico. La purezza sentimentale – legata ai sensi – del suo linguaggio tocca per la sua schietta semplicità che comunica ad ogni sguardo ad ogni altra esperienza diversamente umana il senso di una ciclicità universale cui tutti apparteniamo. Organico ed inorganico, temi costituenti la dialogica volontà espressiva, mostrano ai nostri occhi la circolarità della Natura e dei suoi equilibri, un valore che proprio nelle sostanze utilizzate per le sue opere, torna a farsi spunto di condivisa riflessione con l’altro. La materia esprime allora altre volontà rispetto a se stessa, al suo essere e alle sue potenzialità espressive, ritroviamo il senso di una bellezza che si fonda su categorie ulteriori rispetto al limitante spettro del visibile.
La profondità e l’autenticità del suo lavoro non si possono raccontare diversamente se non correlandole alle esigenze e alle istanze del suo stesso vivere, al rapporto empatico che l’artista ha nella quotidianità del suo agire con il Tempo, la Natura, il Luogo, l’Uomo: Laib ci propone un viaggio oltre l’essenziale che non si chiude in un universo artistico, ma si estende ad altre profondità dell’animo umano. Un viaggio di cui questa mostra diventa un importante (e imprendibile) momento di conoscenza e approfondimento.
La sua è un’arte che accoglie, che guida oltre latenze e trasparenze, oltre solidificazioni materiche, oltre indagini formali per svelare il mistero dell’indicibile con eleganza e la grazia naturale del suo lavoro che abbraccia e riscalda lo sguardo con la sua intensa e vibrante bellezza semplice.
Wolfgang Laib
a cura di Marco Fanciolli
in collaborazione con Francesca Bernasconi
3 settembre – 7 gennaio 2018
MASI Lugano
LAC Lugano Arte Cultura
Piazza Bernardino Luini 6, Lugano (Svizzera)
Orari: da martedì a domenica 10.00-18.00; giovedì 10.00-20.00; chiuso lunedì
Ingresso CHFr15.00; ridotto CHFr.10.00
Info: +41 (0)58 8664230
info@masilugano.ch
www.masilugano.ch