ROMA | Palazzo Incontro | 16 aprile – 6 luglio 2014
Intervista a ADRIANA RISPOLI di Daniela Trincia
Venticinque fotografie a colori di grande formato mostrano Wim Wenders (1945) nella (parallela, interscambiabile e sovrapponibile) veste di fotografo. Fotografie dove il soggetto principale, quello che si vede, sono le architetture che costruiscono le grandi città, ma l’altro soggetto, ciò che non si vede, è quell’atmosfera sospesa e atemporale, immobile e silenziosa. Atmosfera quasi surreale che (inaspettatamente e sorprendentemente) può permeare anche molte grandi metropoli del nostro pianeta. Ed è quest’atmosfera che Urban Solitude vuole mostrare, come la stessa curatrice Adriana Rispoli ci racconta:
In occasione dell’inaugurazione della mostra Appunti di viaggio, al Museo Pignatelli di Napoli lo stesso anno, fu organizzato un incontro al MAXXI di Roma durante il quale si auspicò che la mostra fosse portata anche a Roma. Urban Solitude, attualmente allestita a Palazzo Incontro, è la stessa?
No, a Napoli fu presentata una mostra di Roma. Appunti di viaggio raccoglieva scatti relativi all’ultima pubblicazione di Wim Wenders, L’Atto di vedere. Alcune foto sono le stesse di Napoli, ma il focus e il taglio tematico sono altri. A Napoli sono state esposte solo fotografie di viaggio. A Roma, invece, ho voluto evidenziare l’occhio di Wenders sulla metropoli, infatti non ci sono le immagini sull’Armenia, ma quelle realizzate in Germania, in Giappone, negli Stati Uniti, nelle quali si discerne l’approccio al paesaggio metropolitano, secondo lo sguardo di Edward Hopper, del quale è dichiaratamente seguace, anche nei film.
Durante lo stesso incontro al MAXXI sostenne che non si sente fotografo e mostrò un certo fastidio verso chi sovrappone le due figure, quella di film maker con quella di fotografo …
Lo stesso fastidio lo palesò anche a Napoli, perché le vive come esperienze separate. Più che distinguo tra cineasta e fotografo, è opportuno parlare di artista (infatti voleva fare il pittore), di un artista, come si suol dire, a tutto tondo, per il suo forte interesse per i dettagli, attraverso i quali riesce ad esprimere il suo personale utilizzo del tempo: nei film l’immagine in movimento rende evidente il racconto, nella fotografia la storia è già passata, per lo studio della luce (addirittura a Napoli si ricollegò a Wermeer), per il suo dedicarsi alla scrittura…
Le immagini in mostra come sono state scelte?
Dapprima ho sottoposto all’artista la mia idea di voler indagare l’aspetto metropolitano, di mostrare le tracce dell’uomo senza la sua presenza, ché altrimenti catturerebbe subito l’attenzione di chi guarda, considerando anche il fil rouge del viaggio che è immancabile nei film e nelle foto. Quindi ho voluto evidenziare lo sguardo di Wenders sulla metropoli, che sono per lui grande fonte di ispirazione. Ad esempio Tokyo: è vista come una città segreta, dove si distingue il dinamismo delle persone ma si percepiscono anche gli spazi vuoti, dove il vuoto riconquista lo spazio. Oppure il cimitero di Onomichi: Wenders, difatti, visita sempre i cimiteri perché consentono di osservare e conoscere le abitudini delle persone. Mentre il titolo, Urban Solitude, è quello deciso da lui che descrive, in maniera puntuale, la sensazione, il disagio, anche esistenziale, dell’uomo (che nei film è esplicitato nei dialoghi).
Com’è stato lavorare con Wim Wenders?
È stata una grande soddisfazione, anche perché lui è una persona speciale, estremamente generosa, chiaro nel comunicare, comunicare, capace di coinvolgerti in alcuni ragionamenti anche scontati, ma che riesce ad amplificare.
Wim Wenders – Urban Solitude
a cura di Adriana Rispoli
16 aprile – 6 luglio 2014
Palazzo Incontro
Via dei Prefetti 22, Roma
Orari: da martedì a domenica 11.00-19.00 (la biglietteria chiude alle 18.30)
Ingreso intero €8.00; ridotto €6.00
Info: +39 06 97276614
info@fandangoincontro.it
www.fandangoincontro.it