intervista a MASSIMO BIAVA di Livia Savorelli
Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
Ho la fortuna di abitare a pochi metri dalla galleria così, anche durante il lockdown, sono sempre andato in ufficio. Ne ho approfittato per mettere ordine a tutto l’archivio della galleria, per apportare qualche modifica al nostro sito, per perfezionare le strategie di comunicazione e per progettare e presentare due mostre online.
Forzatamente mi sono molto concentrato su online e social, dedicando più tempo e energie rispetto a prima della chiusura. La risposta da parte di chi ci segue è stata immediata e, per alcuni versi, sorprendente. Abbiamo ricevuto molte attestazioni di affetto e tante richieste di informazioni sui nostri artisti, riuscendo a portare a termine qualche vendita.
Certo l’online non può sostituire il rapporto fisico con i collezionisti ma è un efficacissimo mezzo quando unisce diffusione, velocità di comunicazione e capacità di approfondimento.
Questo richiede molto lavoro e energie, la qualità dei contenuti trasmessi è fondamentale per non rischiare di essere ignorati in una enorme quantità di immagini e informazioni che ci raggiunge quotidianamente.
Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
Come dicevo, in questo periodo abbiamo sentito molto la vicinanza dei nostri collezionisti ed è cresciuta la voglia di potersi incontrare al di fuori di fiere o inaugurazioni. Credo che, appena la situazione lo consentirà, ci concentreremo maggiormente sull’organizzazione di studio visit. Ho l’impressione che anche il rapporto con i nostri artisti sia in un certo senso cambiato e si sia rafforzato lo spirito di squadra.
Devo dire, infine, che ho riscoperto il piacere di confrontarmi con alcuni colleghi galleristi a cui mi sento più affine, ci siamo scambiati impressioni e speranze, spero ne nascano nuove collaborazioni.
Siamo nella famosa Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
In questi ultimi anni ci siamo molto concentrati sulle fiere, le mostre in galleria erano spesso rivolte alla produzione di opere e cataloghi da presentare nella fiera successiva e alle fiere era delegato il momento di incontro con i collezionisti. Lo stop forzato ci ha fatto riflettere molto sulla ricerca di una via alternativa che non può essere se non quella di stringere il rapporto con i nostri collezionisti, migliorando il più possibile l’offerta.
La fase tre sarà paradossalmente incentrata su due mezzi opposti: comunicazione online il più diffusa possibile e incontri sempre più personalizzati.