Intervista a SARA ZANIN di Livia Savorelli
Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
Devo dire che da subito abbiamo lavorato da casa a pieno ritmo. Io e il mio team abbiamo organizzato quotidianamente dei video-meeting che ci consentissero, nonostante la distanza fisica, di implementare il nuovo sito della galleria e di riorganizzare un archivio di 10 anni di lavoro. Ovviamente, abbiamo anche tenuto un rapporto quasi quotidiano con i nostri artisti – pubblicando sui nostri social gli interventi che loro stessi ci hanno inviato durante la fase di lockdown – e con i collezionisti più affezionati.
Sono stati momenti molto intensi di condivisione a distanza.
Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
Questo periodo ha permesso di dedicare paradossalmente più tempo ai rapporti con colleghi e curatori, insieme abbiamo trovato una grande forza per continuare a lavorare e guardare avanti. La nostra programmazione ripartirà a settembre con una collettiva che metterà insieme gli artisti della galleria e i lavori da loro realizzati durante il lockdown, per dare una testimonianza forte di come l’arte sia il vero antidoto per superare i momenti più difficili.
Siamo nella famosa Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
Mi sento molto positiva in questo momento: credo fermamente nel mio lavoro e sono convinta che occorra guardare avanti, in modo propositivo, e non farsi scoraggiare da alcuna battuta di arresto. È chiaramente molto faticoso, ma investire nella produzione e negli eventi, anche a sostegno degli artisti, può costituire un chiaro segnale di ripartenza. Nonostante la scarsa omogeneità del sistema artistico italiano, c’è un mondo di validi professionisti – e tra questi molti colleghi che stimo – con cui è possibile attivare dei dialoghi e delle collaborazioni proficue che guardino al futuro del nostro settore. Spero che l’esperienza appena trascorsa possa fare da catalizzatore per attivare nuove energie.