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SALERNO | PALAZZO FRUSCIONE

Tra i primi eventi d’arte dopo le riaperture post-covid19, c’è la mostra Vocabulum (Ultrasegno vol. 1), che è andata in scena dal 22 maggio al 12 giugno, a Salerno, nella cornice normanna di Palazzo Fruscione, curata dal critico d’arte Marcello Francolini e da Fabio Avella, presidente dell’Associazione Collaterart organizzatrice dell’evento. Come dichiarato nella brochure informativa Vocabulum non è una mostra. È un modo di intendere l’opera d’arte nell’attualità. Tentando di svelare il meccanismo associativo, linguistico che sottende alle opere, al modo di guardarle e di interrogarle. Come potremmo discernere un campione di acqua santa da un campione di acqua normale?

Pietro Lista, veduta dell’installazione, Vocabulum, 2021. Foto Bledar Hasko

Il tutto si articola come un dispositivo narrativo, per cui, come insiste Francolini: “ogni opera è mostrata attraverso una situazione, ovvero un certo modo di estendere il significato dell’opera, lasciarla protendere agli occhi dello spettatore verso ciò di cui è a proposito”. È organizzata su tre livelli come una risalita interiore.

Antonella Pagnotta, veduta dell’Installazione, mostra Vocabulum, 2021. Foto Bledar Hasko

Il Primo Livello è quello delle cose concrete o degli oggetti. All’ingresso un colonnato ipoteticamente greco, al centro un sacello sacro e dentro icone del design radicale da Cactus a Capitello a Sassi, tutti al di dentro del circolo sacro o metaforico entro cui ogni opera trova la sua posizione significante, a  seguire nelle stanze attigue Senza Titolo di Gaetano Pesce e Capri di Ugo Marano e i vasi allestiti come un’assemblea sacra di Mimmo Paladino, con una pausa tra gli oggetti rituali di Sara Ricciardi.

Mimmo Paladino, Veduta dell’installazione, mostra Vocabulum, 2021. Foto Bledar Hasko

Il Secondo Livello è quello delle cose riflesse o delle opere. Quegli artisti, dove l’oggetto è la forma, la materia, l’assenza entro cui ci parlano di un certo modo dell’uomo contemporaneo: cose che racchiudono la storia dell’arte, la ricerca della verità, la quotidianità del vivere, l’immaginario e la concretezza delle proposizioni. Un dialogo tra artisti maturi e giovani interessanti, che vengono installati come fossero in contrapposizione l’uno con l’altro, con le proprie ricerche stilistiche e le eventuali differenti sensibilità. Nella Stanza dei Paralleli, l’arte va verso l’ambiguità fenomenica di una nuvola di Pietro Lista e il riflesso oggettuale di Giovanni Talarico. Nelle sale attigue seguono gli euclidei di Antonella Pagnotta, i bilanciamenti di Emmanuele De Ruvo, gli ambienti di Lucas Memmola, i luoghi oggettuali di Ivana Lorusso. Si chiude il percorso con una ricerca sulla formazione dell’idea oggettuale nelle opere mediali di Davide Coltro e sui corpi fragili, concrete illusioni di Alfredo Maiorino.

Davide Coltro, Oggetti Mediali (Installazione), Vocabulum, 2021. Foto Bledar Hasko

Il Terzo Livello è quello dei concetti originari o degli archetipi. Una sezione curatoriale che vuole lasciare il fruitore in uno spazio di riflessione sui simboli, i segni, le parole, che l’arte ci ha lasciato e reinterpreta continuamente. Una mostra che spinge lo spettatore verso una ricerca continua su ciò che definiamo arte.

Sala Degli Archetipi, veduta della mostra Vocabulum, 2021. Foto Bledar Hasko

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