Intervista a VITTORIO CORSINI di Chiara Serri*
La ricerca di Vittorio Corsini si concentra da anni attorno ad alcuni nuclei portanti: il paesaggio, i luoghi dell’abitare, le relazioni umane che costituiscono il tessuto sociale. Le sue opere sono social machine, dispositivi in grado di modificare la fruizione degli spazi che appartengono alla comunità. E lo fanno attraverso la memoria, il dialogo, la parola, l’uso ponderato di materiali “non inerti” che racchiudono essi stessi una storia. Sculture o strutture che non costituiscono il fine, ma l’inizio, il germe di un pensiero, di uno sguardo, di una fitta rete di relazioni che identifica l’uomo come animale sociale.
In Italia ci sono esempi di Comuni virtuosi che invitano gli artisti a confrontarsi con il territorio e la sua identità. È questo il caso di Peccioli, un piccolo borgo sulle colline pisane che negli anni è diventato un museo a cielo aperto. Con il progetto Voci (che ha inaugurato il 21 aprile scorso, ndr), ti confronti con la parola e, in particolare, con i racconti scritti per l’occasione da sei autori contemporanei. Hai lavorato a Peccioli anche in passato? Quali sono le peculiarità di questo nuovo intervento?
Non è la prima volta che lavoro a Peccioli: nell’autunno del 2017 avevo realizzato quattro installazioni permanenti inserite nella rete di relazioni sociali che animano la comunità. In questo caso, tuttavia, il progetto è diverso, in quanto costruito in tandem con sei scrittori: Laura Bosio, Mauro Covacich, Maurizio de Giovanni, Romano De Marco, Ferruccio Parazzoli, Laura Pugno. Se dovessi trovare un precedente, lo rintraccerei nella mostra Xenia, realizzata per il MACRO di Roma nel 2011, o, ancora prima, nel progetto Chi mi parla? per la frazione di Luicciana nel Comune di Cantagallo, dove un lampione con seduta raccontava le storie degli abitanti del luogo. Il mio intento è quello di creare, di volta in volta, una nuova modalità per l’ascolto, facendo vibrare una scultura o un’intera struttura. L’opera è l’unità che si crea.
Le tue opere sono installate in sei edifici religiosi – chiese, cappelle, campanili – dislocati a Peccioli e nei suoi dintorni. Come ti sei rapportato con la sacralità dei luoghi?
L’edificio religioso è un edificio particolare che, indipendentemente dalla propria fede, deve essere rispettato. Sono entrato in punta di piedi e, ad eccezione del progetto per la Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano a Fabbrica, allestito in un piccolo santuario in cui non vengono svolte funzioni religiose, non ho mai occupato la centralità del Tempio, riservata all’altare. Le nostre narrazioni sono racconti che si inseriscono all’interno di una storia più ampia, che è quella della Chiesa. Mi interessa, in particolare, il fatto che all’interno di un luogo di culto, cosparso di simboli che stanno fuori dal tempo, si possano calare storie contingenti, individuali. La religione, per me, è un tendere a “qualcosa”. Che si declini in una fede o nell’altra non è poi così importante.
Spesso l’artista tende ad essere protagonista. Nel tuo caso, invece, l’approccio sembra essere molto diverso…
Non ho mai praticato l’arte come fatto narcisistico o di affermazione personale, ma come un dono, una riserva preziosa per l’uomo. Non mi interessa essere protagonista, ma creare delle “macchine sociali” che funzionino. Pratico l’arte pubblica proprio in questo senso, con l’idea di attivare il dialogo con le persone. Non mi interessa mettere il mio nome. Desidero, piuttosto, dare gioia. Penso, ad esempio, all’installazione site-specific allestita nel 2002 nel caveau del Palazzo delle Papesse di Siena: alla fine di una discesa buia, l’esplosione di gioia di sei persone che cantano l’Alleluja di Haendel.
Come cambia l’approccio per un progetto d’arte pubblica rispetto ad una mostra in galleria?
Nel 1989, dopo una personale da Sargentini, mi venne chiesta un’opera pubblica per un Comune toscano. Andai in crisi. Non potevo replicare ciò che avevo fatto per la mostra perché non avrebbe avuto senso. L’arte pubblica ha uno statuto diverso. Non si parla agli addetti ai lavori, si ha a che fare con le persone. Se si lavora in una piazza, è necessario attivare qualcosa in chi la attraversa. E poi bisogna tenere presente che l’opera può essere anche “aggredita”: le scritte fanno parte della sua vita. Dal momento in cui l’artista la installa, essa viene affidata alle persone che vivono o lavorano lì intorno.
Qual è il ruolo dello spettatore?
L’opera non è indifferente alla presenza di chi la guarda. Da oggetto da osservare, nelle mie intenzioni, diventa elemento da toccare o da abitare. Nel momento, ad esempio, in cui il visitatore affonda la mano nel cilindro di marmo allestito all’interno della Chiesa del Carmine a Peccioli, trovando una coltre di granella scura, modifica la sua percezione del lavoro. L’opera è sempre germinativa: ha bisogno di generare pensiero, sguardo, attenzione.
Nel tuo lavoro ti avvali da sempre di diversi materiali. Come avviene la scelta?
Per me i materiali parlano, hanno una storia. Non sono inerti. A seconda di quello che sto facendo, sono più vicino a un pezzo di cristallo, di marmo, d’acciaio o di legno. Ho grande sensibilità per i materiali e facilità di lavorazione. Non li tratto allo stesso modo. Mi sento tuttavia assolutamente libero di spaziare.
Come ti poni in relazione con la società contemporanea?
Cerco di essere sempre pronto a recepire ciò che mi circonda. È importante l’attenzione che mettiamo nel rapporto con gli altri. Come in un rapporto amoroso, la relazione deve essere continuamente rigenerata. Siamo animali sociali…
Dove potremo vedere le tue opere?
A Peccioli in esposizione permanente, presso le gallerie con cui lavoro e, prossimamente, anche a Milano. Allestirò in Piazza Duomo una grande opera il cui senso si realizzerà proprio nel momento in cui verrà distrutta.
VOCI
VITTORIO CORSINI con LAURA BOSIO, MAURO COVACICH, MAURIZIO DE GIOVANNI, ROMANO DE MARCO, FERRUCCIO PARAZZOLI, LAURA PUGNO
Un progetto del Comune di Peccioli in collaborazione con Fondazione Peccioliper
Progetto editoriale a cura di Sandra Furlan
Da sabato 21 aprile 2018
Sedi espositive
Chiesa del Carmine, Piazza del Carmine, Peccioli Chiesa delle Serre, Le Serre, Peccioli Chiesa di San Giorgio, Via di Cedri, Peccioli Campanile della Chiesa di San Verano, Piazza del Popolo 1, Peccioli Oratorio della Santissima Annunziata, Via Santa Maria, Ghizzano Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano, Via Vittorio Veneto, Fabbrica.
Info: Fondazione Peccioli per l’arte
Piazza del Popolo 10, Peccioli (PI)
+39 0587 672158
info@fondarte.peccioli.net
www.fondarte.peccioli.net
*Intervista tratta da Espoarte #101