LUCITO E PROVVIDENTI (CB) | Sedi varie |
La nuova edizione di VIS à VIS Fuoriluogo 26, programma internazionale di residenze artistiche appena concluso, quest’anno ha ospitato gli artisti Caterina Sbrana e Gabriele Mallegni a Lucito (CB), e Flavia Carolina D’Alessandro a Provvidenti (CB). Il progetto, diretto dall’associazione culturale Limiti Inchiusi (Paolo Borrelli e Fausto Colavecchia), è a cura di Tommaso Evangelista e Matteo Innocenti. Il programma internazionale di residenze artistiche VIS à VIS Fuoriluogo, che quest’anno giunge alla dodicesima edizione – dall’avvio nel 2012 da parte dell’associazione culturale Limiti Inchiusi – segna il proseguimento dell’azione curatoriale pensata dall’anno precedente con gli artisti ospitati su invito diretto da parte dell’associazione e dei curatori, e le opere pensate in dialogo con spazi e contesti specifici. Inoltre, le residenze, mantenendo l’identità che le hanno sinora caratterizzate, ovvero il forte rapporto con le comunità, vengono messe in relazione a degli obiettivi specifici legati ai singoli luoghi. VIS à VIS, tra le associazioni promotrici di STARE – Associazione delle Residenze d’artista italiane – si dimostra tra le residenze artistiche più longeve e interessanti dedicate alle aree interne e alle comunità locali.
L’arte, quando si fonde con il paesaggio e la storia di un luogo, può creare connessioni profonde tra passato e presente, tra natura e cultura. Le opere Il fiume aspetta e Tutto è altrove e tutto è qui di Caterina Sbrana e Gabriele Mallegni, nate durante la loro residenza a Lucito, incarnano questa idea con maestria. Il fiume aspetta riporta alla luce la memoria di un torrente del fiume Biferno che un tempo attraversava il paese, plasmando la vita della comunità locale. Sebbene il corso d’acqua sia stato coperto nel corso degli anni, la sua presenza continua a emergere durante le piogge abbondanti. Le sculture in ceramica, che combinano forme naturali e elementi realizzati dall’uomo, creano un percorso che celebra il legame ancestrale tra il fiume e il borgo. Quest’opera esterna e permanente invita il visitatore a riscoprire la connessione primordiale tra l’ambiente naturale e la comunità umana.
Nella seconda opera, Tutto è altrove e tutto è qui, la Cappella di San Gennaro diventa il luogo di espressione artistica. Un rilievo in terra locale, rappresentante un intreccio tra le radici di due piante – una autoctona e l’altra alloctona e considerata infestante – diventa un simbolo delle complesse relazioni tra specie vegetali, simboleggiando anche il fenomeno migratorio. La frase Tutto è altrove e tutto è qui evoca il tema della coesistenza e delle sfide della convivenza.
Entrambe le opere testimoniano la capacità dell’arte di far emergere storie, memorie e connessioni nascoste. Esse ci invitano a riflettere sulla nostra relazione con il paesaggio e ci ricordano che il passato è sempre presente, sebbene a volte rimanga sepolto sotto strati di tempo e progresso. La residenza d’artista diventa così un catalizzatore per esplorare il dialogo tra arte, natura e comunità, rivelando le complesse interconnessioni che danno forma a un luogo e alla sua identità.
Nel contesto di Provvidenti, l’opera di Flavia Carolina D’Alessandro, che prende forma attraverso il simbolismo del labirinto, offre una prospettiva affascinante sulla connessione tra l’arte e il paesaggio culturale del luogo. Il labirinto stesso, con la sua complessità e il suo percorso intricato, diventa una rappresentazione visiva della vita e delle sfide che essa presenta. L’artista in ùnikum panorama Provvidenti ha trasformato una pietra incisa con questo simbolo antico in un’opera d’arte che diviene segnale e percorso. Il lavoro non si limita a delineare i confini fisici del labirinto, ma concentra l’attenzione sul viaggio che si compie per raggiungere la destinazione. In questo modo non si tratta solo di una rappresentazione dell’incertezza e della complessità della vita, ma anche di una riflessione sul significato intrinseco del percorso stesso. Il tempo diventa un elemento cruciale, poiché l’esperienza di attraversare il labirinto richiede pazienza e attenzione, simboleggiando la varietà di esperienze che caratterizzano la nostra esistenza.
Il labirinto si trasfigura così in un segno semiologico potente, poiché la sua rappresentazione visiva evoca direttamente l’idea di un percorso intricato e tortuoso. Questo segno iconico suscita connessioni mentali ed emotive negli spettatori, richiamando concetti di ricerca, esplorazione e scoperta. È anche un indice, indicando la direzione da seguire e il percorso da intraprendere, connesso all’aspetto orientativo della percezione e alla ricerca dell’artista di collegare il mondo fisico a quello metaforico.
L’opera di D’Alessandro rappresenta una profonda riflessione sul concetto stesso di disegno: la sua pratica attuale, infatti, è lo spolvero, un processo attraverso il quale l’artista entra in questo caso nel graffito, riattivando il significato celato della pietra attraverso un lento processo di sintesi. La scultura in alluminio posta nei vicoli del paese è la proiezione di questa ricerca e del gesto dell’artista, che ha creato un indice, la concretizzazione di un processo spesso nascosto. Attraverso l’opera D’Alessandro trasforma il segno minimo del labirinto in una forma artistica completa che va a rappresentare una profonda riflessione sull’arte come mezzo di esplorazione interiore e di scoperta delle connessioni tra il nostro mondo materiale e quello metaforico. Il labirinto diventa un segno potente, un simbolo di complessità e di ricerca, che sfida gli spettatori a esplorare il significato intrinseco del percorso.
VIS à VIS FUORILUOGO 26 Artists in residence Project
agosto 2023
Lucito (CB), artisti in residenza Caterina Sbrana e Gabriele Mallegni
Provvidenti (CB), artista in residenza Flavia Carolina D’Alessandro
Info: +39 328 1413929 – 392 9999001
limitinchiusi@gmail.com
www.limitinchiusi.it
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