ROMA | MAXXI | 29 maggio – 24 novembre 2013
di DANIELA TRINCIA
“Quando si scherza, bisogna essere seri” era solito affermare il caro Alberto Sordi. È con questo spirito di serioso scherzo che Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) si presenta alla sua prima antologica italiana. Ed è così che Francesco Vezzoli, oltre a raccontare di se stesso e delle sue ossessioni e passioni, racconta la società contemporanea, con i suoi (tanti) vizi e (poche) virtù; il suo (profondo) degrado e (scarse) capacità di rinascita. Percorrere, quindi, la Galleria Vezzoli (questo il titolo della personale allestita nelle Gallerie 2 e 3 del MAXXI di Roma), equivale a ripercorrere non solo tutta la sua produzione artistica degli ultimi circa vent’anni, dai primi ricami del 1995, ma perfino i cambiamenti sociali dei periodi recenti, soprattutto attraverso le sue faraoniche realizzazioni video, che in alcuni casi hanno addirittura anticipato la realtà (Caligola è emblematico e Comizi di non amore è illuminante).
Curata da Anna Mattirolo, Galleria Vezzoli è parte del progetto di più ampio respiro The Trinity, ironico titolo col quale l’artista indica le tre distinte personali tra loro correlate che si svolgeranno nel corso del corrente anno oltre che a Roma al MoMA PS1 di New York con The Church of Vezzoli (in autunno) e al MOCA di Los Angeles con Cinema Vezzoli (in autunno/inverno). E, come in ogni evento mondano, costruito sull’apparenza, fondato sull’esibizionismo, mascherato dal niente, il red carpet guida gli invitati, così la Galleria Vezzoli si ammanta di rosso damascato. Colore che fa risaltare le opere esposte ed evoca la tinta utilizzata dai collezionisti ottocenteschi nelle loro quadrerie dei sontuosi palazzi. Si crea così una sorta di museo nel museo, con un allestimento che piega completamente alle esigenze espositive lo spazio del MAXXI (i cui unici punti deboli sono quelli di passaggio, in altre parole la parte conclusiva della Galleria 2 dove sono stati esposti Untitled, i tre grandi arazzi Gobelin della collezione Pinault, e la Galleria 3 con la rielaborazione di undici locandine cinematografiche), le circa novanta opere consentono di cogliere appieno la complessità del lavoro di Vezzoli.
Nella vasta gamma di rimandi alla storia dell’arte (tra cui anche il mostro sacro Duchamp), da cui palesemente attinge a piene mani, egli elabora le tematiche fondamentali della sua ricerca (arte, religione, cinema), muovendosi con disinvoltura e maestria dalla scultura al video, alla fotografia, al ricamo, evidenziandone anche una certa ritualità (come il ricamo o gli stessi autoritratti, in cui magistralmente analizza anche il tema del doppio), in una sapiente fusione della cultura cosiddetta “alta” con quella “popolare”, per denunciare lo scellerato utilizzo dell’arte come forma di intrattenimento, piuttosto che di cultura. Meravigliosa è la sfilza di nove statue di dolcezza canoviana che, come una moderna teoria delle giovani vergini, reggono gli schermi al plasma sui quali sono proiettati altrettanti video, interpretati da famosissime stelle dello spettacolo non solo italiane ma anche hollywoodiane.
Francesco Vezzoli – Galleria Vezzoli
a cura di Anna Mattirolo
29 maggio – 24 novembre 2013
MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo – Gallerie 2 e 3
Via Guido Reni 4A, Roma
Orari: martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-domenica 11-19; sabato 11-22; chiuso lunedì
Info: +39 06 3225178
www.fondazionemaxxi.it