VENEZIA | Fondazione Prada | 23 aprile – 27 novembre 2022
di CRISTINA PRINCIPALE
Una mostra labirintica, tanto quanto appare il cervello umano nelle sua specifica struttura, quella che Fondazione Prada propone come terzo capitolo di un più ampio e ambizioso progetto di rete internazionale e multidisciplinare che fa il punto sul progresso nelle ricerche e studi sul funzionamento cerebrale. Dal titolo emblematico Human Brains: It Begins with an Idea si ambienta a Ca’ Corner della Regina sede di Prada a Venezia. Segue a Culture and Consciousness e a Conversations – due programmi di conferenze scientifiche online tenute dal 2020 –, coincide nella sua apertura e chiusura con le date della Biennale Arte e precede un quarto e ultimo capitolo tematico previsto a Milano a fine 2022.
Il progetto Human Brains, per cui si è scelto di considerare “i” cervelli umani al plurale e non solo “il” cervello come concetto astratto, ha preso piede nel 2018 dalla collaborazione dei membri di un autorevole comitato presieduto dal neurologo Giancarlo Comi. Ne fanno parte il curatore della mostra Udo Kittelmann, il neurologo cognitivo Jubin Abutalebi, il filosofo Massimo Cacciari, la giornalista scientifica Viviana Kasam, la neurologa e neurofisiologa Letizia Leocani, il neurolinguista Andrea Moro e la neurologa cognitiva Daniela Perani. La missione è “comprendere l’origine e la sede del pensiero e i meccanismi del movimento e della percezione, la diffusione di idee e teorie brillanti, pratiche oscure e l’applicazione di modelli teorici per la cura di malattie del corpo e della mente”. Progettualità che si inserisce nel percorso d’attenzione che la Fondazione rivolge alle applicazioni delle discipline scientifiche in ambito culturale. “La cultura deve essere utile, coraggiosa e non elitaria”, dichiara Miuccia Prada.
Due emisferi uniti, quello delle arti e della scienza, considerati per lungo tempo antitetici e ad oggi imprescindibilmente collaborativi. Definiti sagacemente anche come “la bella e la bestia” (Lumer & Zeki, La bella e la bestia: arte e neuroscienze, Laterza 2011), il sapere umanistico e scientifico sono due porzioni dell’organo della conoscenza che galoppa in questi ultimi cinquant’anni verso una costante evoluzione. Siamo nell’era del cervello, in anni in cui si testimonia un profondo interesse conoscitivo e divulgativo per le neuro-attività, e il prefisso neuro- è applicato ad ogni ambito dell’esperienza.
Come ci mostra il Premio Nobel per la medicina Eric R. Kandel “con la nascita di una scienza sistematica del cervello nella seconda metà del ‘900 la psicologia come scienza della mente si è fusa con le neuroscienze. Il risultato di questa unificazione è stato una nuova scienza biologica della mente che consente agli scienziati di affrontare una serie di domande su noi stessi e che promette non solo una comprensione più profonda di ciò che ci rende quello che siamo, ma rende anche possibili dialoghi significativi con altre aree del sapere come l’arte”. E proprio di dialoghi, tra le diverse prospettive disciplinari, si occupa questa importante ricerca firmata Prada.
Come la mostra afferma, l’umanità nei millenni si è sempre posta queste domande su funzioni e disfunzioni del comportamento, manifestando l’esigenza filosofica e medica di fissare un centro, prima il cuore poi il cervello, e di addentrarsi sempre più raffinatamente lungo i secoli nel più intimo, silenzioso e misterioso dei congegni umani.
Come percepiamo, impariamo e ricordiamo? Qual è la natura delle emozioni, dell’empatia e della coscienza? Di che sostanza sono i sogni e dove si origina la fantasia?
“Quando con Taryn Simon, insieme alla quale ho curato la mostra”, scrive Kittelmann, “abbiamo iniziato a discutere su come affrontare un tema così complesso e importante, sapevamo di non volerci concentrare esclusivamente sull’idea di una mostra scientifica, né di mettere l’arte al servizio esclusivo della scienza come semplice spiegazione o illustrazione. Abbiamo invece deciso di lavorare sulla scienza intesa come narrazione scritta da un avvicendarsi di autori, con aggiunte e adattamenti intercorsi nel tempo e nello spazio, tra preconcetti mutevoli”.
It Begins with an Idea riferisce infatti dell’urgenza di ogni epoca di tramandare e garantire conoscenze da una generazione all’altra, parafrasando la capacità del cervello umano di raccogliere e rielaborare le informazioni. Presenta, in una dimensione diacronica della storia intellettuale e culturale, dai reperti storici della Mesopotamia o dell’antico Egitto fino a testimonianze, oggetti, creazioni e scoperte del XXI secolo, passando per il Medioevo, il Rinascimento italiano, il Periodo Edo giapponese fino ad arrivare alle tecniche di imaging sviluppate negli ultimi trent’anni, tenendo conto delle risposte in ogni continente.
O voi che entrate però, lasciate durante la visita ogni speranza di appagamento immediato. Nel senso che vi apparirà davvero un labirinto di indizi che, per dirsi fruitori attivi e attenti, occorrerebbe approfondire. Il visitatore, benché carico di meraviglia, potrebbe sentirsi scoperto in una disciplina o nelle altre, coinvolte lungo i tre piani d’esposizione: dall’archeologia alla storia dell’arte, dalla medicina all’intelligenza artificiale, Oriente e Occidente si incontrano e teorie e sperimentazioni evolvono. Al piano terra, bagnato dal Canal Grande, si “inizia con un’idea” di cervello: una rassegna video riferisce di esperimenti scientifici, interventi chirurgici e progressi tecnologici nell’indagine anatomica e fisiologica fino all’attuale avanguardia neuroscientifica. Per passare al primo piano nobile dove tra vetrine e monitor si scoprono oltre cento oggetti esemplari storici, a cui si ispirano trentadue racconti di narrativa contemporanea. Documenti e opere d’arte, utensili medici e amuleti evocativi che comprendono da testi storici capitali ad articoli in riviste scientifiche, disegni e modelli neurali, dipinti e sculture o riproduzioni di essi. Un nucleo articolato e affascinante di testimonianze, accompagnate, ma potremmo dire animate, da racconti inediti scritti da autori di 18 Paesi, letti come in un audio-catalogo dalla voce narrante di George Guidall. Tra i molti altri, incaricati di scrivere per il progetto espositivo, gli italiani Paolo Giordano e Michele Mari.
Numerosi i manoscritti e libri, greci, latini, bizantini, islamici, moderni… in parte originali, in prestito per esempio per alcuni mesi della mostra quelli provenienti dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. E opere d’arte – peccato siano copie! – quali L’estrazione della pietra della follia (1501–1505) di Hieronymus Bosch o La lezione di anatomia del Dottor Jan Deijman (1656) di Rembrandt. Ma vi sono anche la stampa 3D dei Cilindri di Gudea sumeri (XXII secolo a.C.), che riportano in scrittura cuneiforme la più antica trascrizione di un sogno, o due bronzi di Shiva Nataraja mentre danza su il demone Apasmara che incarna l’ignoranza (India, XVIII-XIX secolo); una copia del testo medico cinese Huangdi Neijing (III secolo d.C.) così come del primo resoconto giapponese illustrato sulla dissezione del cervello (1772), disegni anatomici e appunti di Leonardo Da Vinci (XVI secolo) nonché le prime raffigurazioni dei neuroni, realizzate da Camillo Golgi e Santiago Ramón y Cajal (XIX secolo); per approdare, per citarne qualcuna su le altre, alle pubblicazioni di Rita Levi-Montalcini sulla scoperta del fattore di crescita delle cellule nervose (1951 e 1964), e di Ian Robert Young e Hugh Clow circa la prima rivoluzionaria risonanza magnetica di un cervello umano (1978). Questi, come si diceva, solo alcuni tra i nomi che brillano nella ricerca storica umana globale, messi in rapporto con quelli dei ricercatori contemporanei.
Accanto al racconto progressivo delle credenze e scoperte del mondo che passa per gli oggetti, sono in rilievo gli esseri umani, nomi e cognomi, importanti quanto la ricerca stessa. Ed è il secondo piano nobile di Ca’ Corner che celebra questo aspetto determinante per la lettura della mostra. Vi si trova un’installazione di schermi video, The Conversation Machine, che riproduce una conversazione tra illustri neuroscienziati, psicologi, neurolinguisti e filosofi, a cui è stata rivolta un’intervista. La concertazione ideale delle loro risposte produce un flusso spaziale e sonoro coinvolgente, laddove i partecipanti sembrano ascoltare e reagire alle dichiarazioni e atteggiamenti gli uni degli altri. Un dialogo, appunto, “sull’estrema complessità e sui misteri dell’organo che genera il pensiero e le emozioni”, dichiara Comi. Dialoghi, al plurale, “sull’indissolubile unione di mente e cervello, la cui consapevolezza è recente se confrontata con la storia dell’uomo, e ancora in parte oggetto di dibattito”.
Human Brains: It Begins with an Idea
a cura di Udo Kittelmann in collaborazione con Taryn Simon
23 aprile – 27 novembre 2022
Fondazione Prada
Calle de Ca’ Corner, Santa Croce 2215, Venezia
Info: +39 02 56 66 26 34
humanbrains.fondazioneprada.org
fondazioneprada.org