VENEZIA | 59. BIENNALE ARTE | Fino al 27 novembre 2022
di MATTEO GALBIATI*
Abbiamo pensato il nostro speciale reportage dedicato alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia in modo differente rispetto a quanto abbiamo fatto negli anni passati. Forse ispirati inconsciamente da quello che abbiamo percepito, da quell’umore palpabilmente diverso con cui Venezia ha accolto il suo grande pubblico che, per la prima volta, è tornato numeroso a “ritrovarsi” in laguna per celebrare la grande arte internazionale.
Lo sguardo allenato, sensibile, critico, esperto, vigile, attento di noi come “operatori del settore” vuole provare a uscire dalla logica un po’ astratta del recensire scientificamente per esporsi di “pancia”, per avere una posizione più sensibile con cui, appunto, dare tracce per peregrinare dentro il caotico, stimolante ma anche assordante, frastuono visivo che si mette in scena con la Biennale.
Ecco perché, quindi, riproponiamo al lettore (sia a chi ha già calcato passi in campi e calli, sia a chi progetta una visita o a chi nemmeno prende l’opzione in considerazione) una serie di letture tratte dal numero #118 di Espoarte che prendono in considerazione spunti di riflessione più ampi e complessi, ma che attraversano, invisibilmente, più presenze cercando di mettere ordine e di pensare a degli elementi connettori, a dei legami che generano prospettive altre tra linguaggi diversi e singolari, facendo saltare quell’isolata episodicità degli interventi che gli artisti hanno pensato in relazione ai loro diversi padiglioni nazionali.
Non sono posizioni di verità totale, anzi, proprio nella bellezza del loro sentire individuale si ha l’energia di un’intuizione peculiare: queste interpretazioni ricollocano i temi della contemporaneità artistica, delle sue esperienze estetiche e del suo ruolo nella socialità del proprio tempo, in una logica e in una tensione più umana senza rinunciare al valore dell’esperienza di chi si è messo in gioco nel proporre queste letture corali e aggreganti. Proviamo a marcare queste “improbabili rotte” certi comunque che saranno disattese, interrotte, seguite e smarcate, perché proprio nella “deviazione” si inserisce la sensibilità del lettore e del visitatore che sarà la cifra sempre migliore nell’individuarne di nuove e ancor più stimolanti.
Iniziamo il nostro viaggio dal Padiglione Italia di cui vi abbiamo già parlato qui: https://www.espoarte.net/arte/gian-maria-tosatti-ognuno-ha-la-sua-notte/
Nella grande arena di Tosatti
di MATTEO GALBIATI
Per una volta proviamo ad impegnarci davvero ad osservare e a guardare l’opera con gli occhi dello spettatore “comune” al quale, spesso, l’intellighenzia intellettuale si appella o fa riferimento, senza poi capirne sinceramente la sensibilità, le esigenze, il sentimento perché arroccata nella “nobile” torre d’avorio delle sue convinzioni e posizioni distanti, faziose e retoriche. All’uomo comune, alle persone della porta accanto, a quella coralità di individui che sono la nostra società e l’anima (produttiva!) del Paese – perché, riconosciamolo, noi del mondo dell’arte siamo una piccola, piccolissima minoranza che pensa sempre di avere la “ragione” interpretativa del mondo, ma spesso non ne comprende appieno le fatiche – a tutti loro (e noi) è destinato il Padiglione Italia. Quello spettatore non d’élite è il referente primario cui Gian Maria Tosatti ha pensato essendo certo, da vero intellettuale quale è, che quella persona specifica potesse comprenderlo; potesse sentirsi rappresentata; potesse sentirsi inserita in un ambiente di cui ha memoria, sentore, ricordo, senso di appartenenza o di esclusione e privazione, motivate dalla sua esperienza. Per tutte le altre è motivo di nuove ed inedite possibilità, di esplorazione di territori sconosciuti che impongono, con la loro maestosa presenza, il dettato significante dell’essere un ambiente ignoto il cui senso (vero e non banalmente rappresentato) è da cogliersi e compiersi vivendolo.
L’aveva preannunciato in molte interviste di presentazione che sarebbe stata un’opera complessa, lontana dalle estetiche artistiche e dentro a quella storia del nostro Paese che avrebbe dovuto/voluto raccontare. Così la sua narrazione scorre senza che sia mai succube della scontata bellezza e della grande tradizione culturale italiana. È arte senza che questa sia fatalmente presente. Un solo riferimento, centrato, a Pasolini. Per il resto il contenitore e il contenuto diventano un tutt’uno inscindibile, potente: la difficile personalità dell’architettura degli spazi nazionali dell’Arsenale, infatti, è stata superata, interpretata mettendo in discussione il tutto in un atto unico coeso.
L’installazione è, del resto, la dimensione ideale della pratica di Tosatti che adegua materiali, presenze, forme secondo la specifica circostanza in cui è chiamato ad operare, secondo il messaggio che vuole lasciare dentro la coscienza stessa dell’ambiente che si compone della moltitudine dei suoi abitatori. Chi non apprezza questo modo di essere, senza riuscire a smarcarsi dalla ridotta prossimità del proprio sguardo, rimane prigioniero di un vizio obsoleto che imprigiona la lettura vera e libera di Storia della Notte e Destino delle Comete. Tosatti ha imbastito una concatenazione di spazi industriali vuoti, improduttivi, alienanti nella imperturbabilità del loro svuotamento che sono un drammatico segno del nostro tempo (passato, forse, e presente, di sicuro).
Un cementificio, un’industria chimica, una fabbrica tessile, un’officina meccanica, un appartamento da classe media semi vuoto, il mare senza orizzonte in una notte di pece nera e l’evocazione delle lucciole pasoliniane (ma fossero pure le stelle dantesche o fari per approdi in luoghi misteriosi niente sottrae senso alla poesia complessiva) diventano un unico poderoso percorso di intimità. Qualcuno l’ha vista come una scenografia, ma anche in questa piccata critica noi ravvisiamo un elemento positivo: nella misura in cui gli attori principali in quel luogo diventano i visitatori che non lo osservano solo, ma lo vivono standoci dentro, allora l’essere scenografia non sminuisce il lavoro di Tosatti, anzi l’accorda ancora di più con la trama della sua visione. Del resto la distanza tra opera e chi guarda è totalmente azzerata: entrarvi significa essere arruolati nel teatro del sentimento che la regia intelligente e acuta di Tosatti sa orchestrare e gestire. Noi siamo al centro dell’arena in cui lui ci abbandona e, senza essere risucchiati dalla prosopopea di certi astrusi percorsi artistici, siamo gli spettatori disorientati dell’oggi: restiamo comunque sensibili, suscettibili alle fabbriche, alle case, agli ambienti d’abitudine che ci circondano; a luoghi di tutti e a luoghi di nessuno. Luoghi di identità e di memoria. Da preservare, ritrovare, rispettare e riattivare con una nuova coscienza.
Forte della sua esperienza e coerente con le posizioni prese nel corso degli anni, Tosatti è stato lucidamente se stesso e ha realizzato una grandiosa ambientazione che sovrasta, disorienta, annichilisce e, al contempo, proprio in chi ha esperienza diretta di quelle vicende, si lascia leggere senza bisogno di grandi proclami o esaltanti mistificazioni incollate a posteriori.
La misura industriale-post-industriale presa dall’artista sa riportarci nel pieno della regionalistica storica italiana che, attraverso la finzione (ma sarà davvero così finta?) permette di mettere al centro la durezza di una realtà che molti altri artisti, invece, sfiorano solamente da lontano, inondandosi di superflua grazia, di smisurato amor proprio, di estetismo ridondante con cui sacrificano l’opera sull’altare delle saccenti richieste del circolino dell’art system.
Il Padiglione Italia, il quale finalmente si ha avuto il coraggio di affidare ad un unico artista, con Storia della Notte e Destino delle Comete è tra i meglio riusciti di questa edizione della Biennale, forse anche di molte altre in precedenza, perché è esperienza vera, viva, intensa. È qualcosa destinato a restare anche dopo la sua chiusura. La voce di Tosatti nel silenzio, qui, si sente, così come si rivela la sincerità della collaborazione con il curatore, Eugenio Viola, cui va il plauso di aver svolto il compito da vero critico. Un passo indietro all’artista, un passo accanto all’artista. Condensando nella sapiente prosa del suo saggio, la corrispondenza di un lavoro eseguito di concerto, all’unisono, in risonanza, di pari sensibilità. Dove le ragioni e le letture dell’uno sono specchio di quelle condivise e affini dell’altro. Artista e curatore (ma a noi piace sempre dire critico) hanno camminato assieme, nel rispetto delle parti e nella reciproca conoscenza e stima, manifestando come questa unitarietà di corrispondenze arrivi nell’esito finale che il pubblico può ammirare e vivere.
Il percorso individuale, di abbandono, di smarrimento, di catarsi e di potenziale speranzosa rinascita è affidato al singolo visitatore che, scardinati gli archetipi del contemporaneo, subisce la guida impalpabile dettata dalla presenza dell’artista che non dà indicazioni, alimentando un disorientamento capace di favorire, però, proprio la memoria. Qui riflettiamo noi stessi, la nostra storia, la nostra essenza, epurata da ogni retorica edulcorata e di convenienza. Non si nasconde Tosatti nello spettro delle mille sfumature della bellezza e non si inibisce davanti al compito. Osa e, per noi, vince. Intensamente ruvido nel modo e nei mezzi adottati per parlarci del passato restando aderente al presente. Regalandoci con drammatica poesia la soglia che ci porta alle “milioni di Pompei che ci portiamo nel cuore”*.
* il virgolettato è una citazione dall’intervista a Gian Maria Tosatti, vedi Espoarte 117 pp.61-65
* Estratto da Espoarte #118 (Trimestre n.3, 2022) all’interno dello “Speciale 59. Biennale Arte”
Leggi l’articolo completo. ACQUISTA IL NUMERO di ESPOARTE #118 QUI:
https://www.espoarte.net/in-evidenza/espoarte-118/
Padiglione Italia
Storia della Notte e Destino delle Comete
Commissario Onofrio Cutaia
Curatore Eugenio Viola
Artista Gian Maria Tosatti
59. Esposizione Internazionale d’Arte
La Biennale di Venezia
23 aprile – 27 novembre 2022
Tese delle Vergini, Arsenale, Venezia
www.creativitacontemporanea.beniculturali.it
Hashtag ufficiali: #BiennaleArte2022 #IlLatteDeiSogni #TheMilkOfDreams #MiC #DGCC #BiennaleArte2022 #PadiglioneItalia2022 #ItalianPavilion2022 #Notteecomete #Nightsandcomets