MILANO | ACQUARIO CIVICO | Fino al 12 settembre 2021
OLLOMONT (AO) | CASA ALPINA | Fino al 5 settembre 2021
intervista a VANNI CUOGHI di Rebecca Delmenico
Vanni Cuoghi, artista “avido di storie”, attraverso le propria arte concentra la narrazione in simbolismi e connessioni racchiusi in spazi definiti che danno l’incipit allo spettatore per proseguire un ideale racconto. “La mia narrazione, afferma, vuole essere immediata. Voglio che i miei lavori funzionino su un doppio binario: l’osservatore è attratto dalla gradevolezza di ciò che vede, gli sembra quasi di riconoscere nelle opere qualcosa di familiare, ma quando si avvicina e analizza il lavoro, ecco che c’è lo scarto, l’inciampo, la realtà si rivela totalmente inaspettata e a volte allarmante”. E prosegue “Mi piace innestare e innescare la narrazione in quello che faccio e che gli altri si rapportino al mio lavoro con un approccio e delle domande su cosa significa, cosa vuol dire, come mai c’è qualcosa che sfugge in quello che si sta vedendo”.
Protagonista di due mostre, da un lato Submariner all’Acquario Civico di Milano, dall’altro Fondali Oceanici presso la Casa Alpina a Ollomont in Val d’Aosta, in una piacevole chiaccherata Vanni Cuoghi ha illustrato queste due esposizioni che, come vedremo, aprono narrazioni diverse eppure connesse.
Come è nata l’idea di queste due mostre, che tanto hanno in comune pur essendo collocate in contesti tanto differenti?
Inizialmente era nata l’idea di una mostra che fosse contemporaneamente all’Acquario e a Ollomont. Il tutto nasceva da una suggestione che mi ha suscitato una storia bellissima sentita a Ollomont: nell’era Mesozoica, la zolla del continente Europeo e quella del continente Africano hanno cozzato facendo emergere il fondale oceanico del Mar Ligure. Da questo racconto così affascinante ho cominciato a immaginare che, dove adesso ci sono gli stambecchi, ci potessero essere balene. In realtà la storia della formazione del fondale oceanico è ben più antica per cui realmente cetacei o polpi non ci potevano essere, mentre il Nautilus sì! L’idea mi è stata data dal fatto che le vette di Ollomont, come Le Gran Combin o il Dente del Gigante, non appaiano in nessuna delle stampe antiche, a differenza di altre come il Cervino. Volevo ridare una dignità iconografica a queste vette, per cui mi sono concentrato su una pratica, quella del disegno, ormai obsoleta rispetto ai mezzi che ci sono per poter rappresentare e documentare. Questo per ridare dignità iconografica a questi luoghi magici sulle cui vette galleggiano, volano, rappresentati della fauna marina che abitava queste zone nelle ere passate.
Ti sei quindi confrontato con un tema cruciale nell’arte, il paesaggio. Come si è evoluto il processo per creare questi paesaggi?
Con il secondo lockdown e l’inverno chiuso in casa, disegnare queste montagne è stato fantastico, è come se avessi fatto una passeggiata. Disegnare il paesaggio è una pratica che mi ha portato a fare delle passeggiate mentali, laddove scruti i crepacci, le zone d’ombra: disegnare è stato salvifico e ha assunto una forma quasi meditativa.
Paesaggi fisici e mentali?
Esattamente. Mi sono accorto che le rocce che stavo disegnando avevano delle forme stranianti, erano sì parte di un paesaggio che sembrava ripercorrere un ambiente naturale, ma c’era un lato misterico nelle cose che avevo realizzato. Proprio a quel punto il progetto iniziale si è spaccato in due: se Fondali Oceanici ha una carica legata all’iconografia, al ridare dignità alle vette di Ollomont ripercorrendo la storia del luogo, Submariner nasce da uno slittamento a calarsi nei paesaggi della psiche, nel profondo, uno spostamento verso un lato più psicanalitico se vogliamo.
Infatti, oltre ai paesaggi in cui vediamo i protagonisti del mondo marino galleggiare sulle cime della Valle di Ollomont, che una volta erano fondali, osserviamo anche altre opere tra cui una ieratica figura femminile per metà seppia. Torna anche qui il tema del femminile, come mai?
L’opera si intitola Le due verità, per disegnarla mi sono ispirato a mia moglie, spesso mi ispiro a lei. Il tema del femminile ricorre nel mio lavoro, non a caso provengo da una famiglia fortemente matriarcale. In questo caso, come sono un mistero i fondali oceanici, così è il mondo femminile per noi uomini, un vero enigma!
Nei tuoi lavori esposti all’Acquario ci sono una serie di oli su tela che sembrerebbero paesaggi metafisici. Come sono nati?
Sì, a prima vista quelle opere sembrerebbero paesaggi metafisici, in realtà sono paradossalmente delle copie dal vero. Ad un certo punto mi sono costruito dei “presepi” che erano riflessioni sul paesaggio. Ho ritagliato delle foto da delle riviste, le ho montate su cartoncino e ho composto delle scenografie. Quando poi ho deciso di dipingerle, ecco che il lavoro è cambiato ancora: avevo creato un paesaggio che prima non c’era, lo avevo creato artificialmente e lo stavo dipingendo in modo tradizionale, olio su tela. Da lì poi l’idea di mettere una piccola figura, un omino: mentre nel rinascimento l’uomo era misura di tutte le cose, era il soggetto che ti faceva capire com’era composto lo spazio, nel mio caso è una devianza, uno scherzo che faccio perché inserendo quella figura dò delle dimensioni che sono altre rispetto a quelle della realtà, per cui c’è anche una destabilizzazione del paesaggio che ti dà una dimensione ma è quella sbagliata! L’umanità non riflette su come sarà il paesaggio quando noi non ci saremo più, le specie evolvono e non è detto che la nostra ci sarà: è una visione anche orrorifica ma è una personale riflessione sui tempi che stiamo vivendo attraverso le mie visioni.
Dal 3 settembre all’Acquario inaugurerai una seconda tranche della mostra, in cosa consisterà?
In questa seconda tranche della mostra presenterò un diorama in scala 1 a 1 che raffigura la cabina del Capitano Nemo, protagonista di “Ventimila leghe sotto i mari”. Le persone diverranno protagoniste dell’opera. Nei miei lavori dico sempre che è l’osservatore che fa la storia e dà il significato dell’opera: in questo caso farò sì che l’osservatore diventi coprotagonista della storia, che possa entrare nell’opera stessa e agisca nella maniera in cui meglio crede. Da una parte dell’Acquario ci sarà una riflessione sugli abissi della mente, sulla pittura, su cosa è dipingere oggi un paesaggio e dall’altra il diorama che coinvolge direttamente gli spettatori. Reimmaginare il mondo è entusiasmante, nel momento in cui crei “infiniti mondi”, come diceva Giordano Bruno, apri la porta a degli scenari su quello a cui magari non avevi mai badato.
Vanni Cuoghi. FONDALI OCEANICI
7 agosto – 5 settembre 2021
Casa Alpina, Ollomont (AO)
Vanni Cuoghi. SUBMARINER
a cura di Nicoletta Castellaneta e Ivan Quaroni
14 luglio – 12 settembre 2021
Acquario Civico di Milano
Viale G. Gadio 2, Milano
Info: www.acquariodimilano.it