ALBA | Chiesa di San Domenico | Fino al 25 novembre 2018
di Livia Savorelli
Delle tante storie che Valerio Berruti ci ha raccontato in questi anni, La Storia di Nina è indubbiamente la più affascinante. L’incipit (il soggetto di un film scritto dall’amico Filippo Bessone, che racconta la storia di Nina, una giostraia bambina…) porta alla realizzazione di uno dei più grandi e compositi progetti con cui l’artista albese si è confrontato: una scultura di dimensioni monumentali (una giostra meccanica, funzionante, di diametro 7 metri) oggetto/soggetto della mostra, un cortometraggio (composto da 3000 disegni) che evoca la storia di Nina dandole nuova vita (i disegni costituiscono un’animazione e sono stati composti girando un vero e proprio film come traccia per i fotogrammi), una musica – unico elemento sonoro del cortometraggio – che dà “voce” alle suggestioni della storia, ne traduce l’anima e ne scandisce il tempo, affidata allo straordinario compositore Ludovico Einaudi. Il tutto nella più totale adesione al percorso di una vita, un grande omaggio a quel mondo, quello dell’infanzia, a cui Berruti ha costantemente guardato e al quale ha dedicato pagine e pagine di una storia – ancora da scrivere – che ha attraversato i territori della scultura e del disegno quanto quelli dell’animazione, a cui ha dato illustre voce attraverso importanti collaborazioni “in nome dell’arte” (solo per ricordare le principali, nel 2009 alla 53. Biennale di Venezia, Berruti presenta una videoanimazione con musica di Paolo Conte mentre, nel 2011 ad Alba, sempre nella Chiesa di San Domenico, l’installazione La rivoluzione terrestre ha musiche di Alessandro Mannarino, oltre ovviamente alla precedentemente citata ultima collaborazione con Einaudi).
Sottolinea Arturo Galansino, il curatore della mostra albese nel testo del libro La Storia di Nina, edito da Gallucci Editore, in merito alla modalità tipica dell’artista di “reiterare all’infinito figure di bambini”: «Chi sono quei bambini che ci guardano? Sono le vittime delle tragedie del presente? I figli strappati alle madri alle frontiere o quelli che giungono fin qui trasportati su barconi? O sono i mocciosi che rincontriamo nei nostri sogni e nel dormiveglia, quei fifoni e frignoni che avevano paura nel buio delle camerette e che origliavano i grandi? Oppure quei piccoli diavoli che ne combinavano di tutti i colori […] Non c’è dato saperlo e ognuno avrà ben il diritto di vederci un po’ cosa gli pare».
L’infanzia fissata nel tempo di Berruti è il tempo in cui ritrovarsi e lasciarsi avvolgere dai suoi rassicuranti colori pastello, rievocando gesti e suoni lontani ma ancora presenti nel nostro subconscio, come la melodia di un carillon, il fervore del gioco e il caldo abbraccio della famiglia? Oppure è possibile leggere tra le righe un nostalgico sguardo a chi quell’infanzia non è stata concessa, cercando di trovare un riscatto nel riscrivere una nuova storia?
Non ci è dato sapere di più, Berruti lascia volutamente aperte le porte dell’immaginazione… anche se il lieto fine, in questa ultima avventura, è alla fine evocato.
Quel che è certo è che, quando si varcano le porte della Chiesa di San Domenico ad Alba (c’è tempo fino al 25 novembre, per farlo), non si può non rimanere rapiti dal contrasto tra l’architettura gotica della Chiesa e il fascino retrò della invitante giostra da Paese dei Balocchi, cui ai tradizionali cavalli sono stati sostituiti dei passerotti, essenza per l’artista del quotidiano e della routine legata all’ambito familiare e degli affetti. Quando il meccanismo si aziona e i bambini iniziano il loro giro di giostra, l’opera – già scultura – si ammanta di una funzione rituale e partecipativa, perpetrata dai piccoli attori che la fruiscono e la vivono nella sua essenza di gioco.
La giostra, il cui movimento circolare è amplificato dal sonoro, continuo e senza interruzioni, ideato da Ludovico Einaudi con la stessa logica, è così trasformata dai bimbi in opera d’arte vivente.
La giostra chiude, segnando metaforicamente la fine di un ciclo di vita ma, mentre si stanno per spegnere le luci, la Giostra di Nina – la piccola giostraia cui un arcigno nonno ha negato l’infanzia costringendola a lavorare troppo presto – continua a girare fino a quando finalmente Nina spiccherà il volo, a cavallo di uno dei suoi tanto amati passerotti…
LA STORIA DI NINA
Mostra personale di Valerio Berruti
a cura di Arturo Galansino
6 ottobre – 25 novembre 2018
Chiesa di San Domenico, Alba (CN)
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 17.00 – sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.30
ingresso gratuito
Info: +39 0173 361051
www.fieradeltartufo.org