REGGIO EMILIA | Sinagoga | 3 ottobre 2015 – 1 novembre 2015
Intervista a MASSIMILIANO GALLIANI di Matteo Galbiati
Abbiamo visitato il superbo spazio della Sinagoga di Reggio Emilia dove, ospitata con un allestimento che pare proprio connettersi alla perfezione con le specificità ambientali di questo affascinante luogo, è in corso la mostra di Massimiliano Galliani (1983) intitolata LSDT – Le Strade Del Tempo. Qui, grandi e piccole tele, suggellando un’immagine vicina all’arte astratta e informale, svelano, poco a poco, il loro intimo segreto: celano un’immagine. Uno sguardo latente, infatti, fa capolino tra pieghe e crepature. Ci sembra noto. Lo è. Si indietreggia, per mettere a fuoco la vista per poi avanzare per trovare conferma alle ipotesi, alle suggestioni. Quegli occhi… Lo sguardo più famoso al mondo, quello della Gioconda.
Ha guardato al capolavoro leonardesco Galliani studiandolo nel suo rilievo epidermico; ha guardato i segni che il tempo vi ha lasciato per riprendere, in quella tramatura intricata, le fila di una nuova immagine evocativa che rimanda ad altre storie, a nuovi racconti. Mentre visitiamo la mostra abbiamo posto all’artista alcune domande:
Come nasce il progetto LSDT?
Il progetto è nato quasi per caso. In un tardo pomeriggio di una giornata d’estate, nel 2011, mi è capitato tra le mani l’imponente libro di Frank Zöllner Leonardo da Vinci. The complete paintings and drawings. Come sempre, l’occhio si sofferma sul dettaglio dell’opera solo se la vede stampata su carta. Questo perché, di fronte all’originale, la vista viene annebbiata dall’emozione e dall’attesa di porsi di fronte ad essa. Ecco perché i colori e i sentimenti si mescolano con il dipinto. La screpolatura, il craquelé sugli occhi di questa misteriosa figura mi ha fatto entrare nel labirinto della mente e il primo istinto che ho avuto è stato quello di percorrere le strade contorte, formatesi proprio dalle crepe date dal tempo.
Cosa ti ha spinto a ricorrere ad uno degli sguardi più celebri del mondo come quello della Monna Lisa? Quali peculiarità ha rispetto la finalità del tuo progetto?
Lo sguardo di Monna Lisa è stato analizzato da critici, artisti e storici, senza mai giungere ad un’opinione comune in merito. Questo proprio perché sull’espressione facciale umana si potrebbero scrivere infinite pagine. Il vero motivo che mi ha portato a scegliere la Gioconda è dettato da un aspetto legato alla chimica. Se si analizza in larghezza e profondità la dimensione della screpolatura sul capolavoro in questione si nota come essa cambi progressivamente a seconda dello spessore della materia sulla quale si trova. Nei punti dell’incarnato c’è la fusione di diversi colori – rosso, marrone, giallo, bianco, verde – per cui lo spessore aumenta rispetto alle zone scure, dominate dal nero. Una materia più spessa e alta che, col passare del tempo e della geografia, tende a cedere creando spaccature molto più evidenti.
Il tempo è l’elemento fondante di tutto: solca l’opera originale, la spacca, apre le sue “strade” dentro la superficie pittorica, ma è anche quello che controlla il tuo lavoro nella fase creativa e realizzativa. Come ti poni rispetto la lentezza meticolosa che ti necessita per completare ogni lavoro? E al “tempo” occorrente alla comprensione di chi osserva?
Quando mi dedico alla realizzazione di un’opera mi concentro proprio sul tempo. Da un lato, la materia e l’attesa, la pazienza che occorre per creare, materializzare e camminare sempre sulle stesse strade con tecniche differenti. Dall’altra, lo spirito. Ogni volta che mi trovo a materializzare con la mie mani le strade del tempo, entro con l’anima nei percorsi che sto facendo e il mio cuore si rende conto che le strade sono sempre differenti e quindi non percorribili una seconda volta. Si va sempre avanti.
In quali versioni presenti le tue opere? Come cambiano?
Le tecniche di realizzazione per le opere su tela dedicate agli occhi della Gioconda al momento sono nove. Dall’acrilico all’ottone in foglia, dalla carta alla polvere di marmo, dalla vernice al vetro, dalla pittura ad olio all’acciaio in foglia. In ultimo, la nona, deve ancora essere presentata e la tecnica sarà legata all’architettura. Il mio obiettivo è proprio quello di unire sulla stessa “strada” le differenti tecniche artistiche, arrivando al numero che più mi affascina, il 9.
La gigantesca opera della grande sala centrale della Sinagoga incombe sullo spettatore, quale rapporto di fisicità ti interessa che intercorra tra il tuo lavoro e chi lo guarda?
La cosa che più mi intriga di fronte ai movimenti del fruitore davanti all’opera sta proprio nella durata, nell’attesa di una risposta. Alcuni rimangono fermi al centro, altri vanno al dettaglio, qualcuno si sposta indietro per vederla da lontano. L’arte la si vede grazie agli occhi, ma la si sente col cuore. Nel momento in cui il visitatore si pone di fronte all’opera è il suo cuore che gli permette di leggerla. La comprensione nasce dall’atmosfera e dal suono che gli stanno attorno.
Su cosa vuoi sollecitare il pubblico? Quali temi e considerazioni?
Il cuore dell’opera sta proprio nel posizionarsi di fronte ad essa partendo da lontano per arrivare a toccarla con il proprio respiro. Gli occhi e la mente del fruitore cominciano il viaggio dalla distanza, iniziando dal figurativo, e con i passi verso l’opera raggiungono l’astratto. Dagli occhi della Gioconda a Le Strade Del Tempo.
Quanto resta celato il segreto della Gioconda? Chi osserva capisce subito cosa sta guardando?
L’opera esposta si concentra profondamente sul tema del progetto, ma l’interpretazione è assolutamente soggettiva. Alcuni visitatori riconoscono immediatamente gli occhi della Gioconda e la loro mente va al capolavoro del Louvre, altri si perdono tra le linee e interpretano il lavoro a loro modo, ponendosi solo successivamente domande circa il soggetto.
Quali reazioni hai registrato?
Tante e differenti reazioni si sono riscontrate durante l’esposizione in Sinagoga. Le più frequenti sono legate all’attesa e alla ricerca. Tante le domande. Ciò che mi ha dato maggiore soddisfazione è l’espressione di chi guarda e il movimento degli occhi di fronte alle strade.
Come hai pensato al concerto con i musicisti Luca Fanfoni ed Erich Galliani? Quali suggestioni proponete?
L’idea di realizzare un concerto per violino e chitarra all’interno della Sinagoga nasce dall’affascinante acustica dello spazio. Nei giorni scorsi, nei momenti di silenzio e attesa, ogni suono che emanavo dalla bocca, ogni passo venivano accompagnati fino alla cupola, restando presenti per ben sette secondi prima si svanire nell’aria. Per questo motivo ho pensato alle note di Niccolò Paganini, Girolamo Frescobaldi e Vincenzo Capirola, suonate a violino e chitarra dai Maestri Luca Fanfoni ed Erich Galliani.
Quali saranno le prossime tappe della mostra e gli sviluppi di questo lavoro?
In questo momento una delle opere della serie LSDT è esposta a Mestre, nell’ambito della collettiva ACQUAè (Expo 2015). Per ora non ci sono in programma altre date, ma il mio sogno è quello di portare Le Strade del Tempo a Parigi, di fronte alla madre della mia idea.
Progetti futuri?
Ora mi sto dedicando alla nona ed ultima LSDT. Nello stesso tempo mi sto concentrando sul tema dell’ombra, ma questa è un’altra Strada…
Massimiliano Galliani. LSDT – Le Strade Del Tempo
catalogo a tiratura limitata con testo di Alberto Zanchetta
in collaborazione con Comune di Reggio Emilia, Musei Civici Reggio Emilia
3 ottobre 2015 – 1 novembre 2015
Sinagoga di Reggio Emilia
via dell’Aquila 3 A, Reggio Emilia
Orario: da venerdì a domenica 10.30-12.30 e 16.00-19.30
Info: Musei Civici Reggio Emilia
+39 0522 456477
musei@municipio.re.it
www.musei.re.it
Massimiliano Galliani
+39 349 6910202
macsgalliani@gmail.com