PALERMO | Galleria RizzutoArte | 18 aprile – 25 maggio 2013
di LAURA FRANCESCA DI TRAPANI
La narrazione di Zanghi attraversa un tempo e un luogo che è suo. Appartiene al suo tempo e al suo spazio. Lui vi si aggira dentro, dapprima con la sua pittura e successivamente con la sua sottile presenza, che resta come invischiata in quelle cromie edulcoranti una realtà intrinseca ben distante dall’essere festante.
Sono entrata in contatto con i suoi demoni pittorici quando il figurativo era più preponderante, quando le sue isole erano popolate di personaggi che vi si aggiravano sulla sua superficie in una ricerca perenne e spasmodica di un qualcosa che non era dato sapere se avessero poi mai rintracciato.
Personaggi e ambientazioni – che divenivano anch’esse soggetti – vestite di un certo mistero legato all’essenza dell’essere, in un susseguirsi di interrogativi irrisolti – e la bellezza consisteva proprio in questo – come “[…] una sorta di fatale brodaglia, di fetida melma, costituita dai suoi dubbi e turbamenti[…]”, ricordando l’assonanza che in quei lavori avevo trovato con Dostoevskij.
Oggi mi sono persa per le sue nuove strade – giocando col titolo di questo nuovo percorso – dove luoghi dell’infinito diventano vere e proprie mappe. Mappe nelle quali il tempo sembra fluire in tutte le direzioni, privo di ogni rigore. Trasmettono sensazioni di ora, di quello che potrebbe essere e di quello che è stato. Un dinamismo scandito da macchie, da piccoli puntini e da piccole teste antropomorfe che rimandano ad un lavoro archeologico di minuzia. Le cataloga, le espone in teche museali o con piccoli basamenti gli uni allineati accanto agli altri, con una scientificità che perde di omologazione, per essere invece affermazione di ogni singolo personaggio. È uno Zanghi che ha saputo guardare dentro la sua pittura, riuscendo (cosa non scontata) a non restarne invischiato e a non divenirne schiavo. È diventato semmai “domatore” della sua stessa arte. Le superfici, i luoghi, si sono trasformati, si fanno guardare da altre prospettive, come nel trittico di carte allestito nel pavimento e reso calpestabile, per far raggiungere al visitatore nuovi punti di osservazione. L’intero percorso è un passaggio ritmato tra ieri e oggi, raggiungendo un punto di equilibrio perfetto, dove l’evoluzione non dimentica l’origine, ma anzi la ingloba, narrandola con un lemma inedito. I luoghi fantastici si spopolano senza lasciare quel senso di vuoto ma manifestando una presenza ancora più forte, proprio nell’assenza.
William Marc Zanghi. Strade perdute
a cura di Lorenzo Bruni
18 aprile – 25 maggio 2013
Galleria RizzutoArte
Via Monte Cuccio 30, Palermo
Orari: da giovedì a sabato, ore 15.00 – 19.00
Info: +39 091 526843
www.rizzutoarte.com