VENEZIA | Collezione Peggy Guggenheim | 23 gennaio – 4 aprile 2016
di SIMONE REBORA
Il progetto curato da Luca Massimo Barbero mette in luce le potenzialità pressoché inesauribili della collezione veneziana, offrendo ai visitatori una “microstoria” della Postwar Era.
Novanta opere diffuse lungo undici sale espositive, artisti celebri e nomi meno noti in un ritaglio d’anni che va dal secondo dopoguerra fino al 1979, con due “omaggi” a Jack Tworkov e Claire Falkenstein. L’operazione riesce a convincere proprio per la scelta di percorrere sentieri secondari, che confermano infine quelle dinamiche svoltesi sulla grande scena dell’arte contemporanea, ma, allo stesso tempo, lascia alquanto insoddisfatti di fronte ad apparenti trascuratezze e disomogeneità. Le si potrebbe giustificare con l’intenzione di lasciare un ampio margine di libertà al visitatore, che può percorrere ad estro le già allentate maglie della cronologia, ma il risultato finale è quanto mai altalenante.
Si parte in grande stile dal secondo dopoguerra americano, e agli immancabili grandi nomi (Willem de Kooning, William Baziotes, Robert Motherwell e Richard Pousette-Dart) si affianca un approfondimento che non è solo su un autore meno noto (Jack Tworkov), ma su una specifica, brevissima fase della sua produzione, entro la quale si può cogliere in tutta la sua rilevanza il graduale passaggio da un figurativo di matrice cubo-espressionista ai primi margini dell’astrazione.
Nelle sale successive, si possono rilevare le tracce dell’influsso di queste opere in Europa, e soprattutto in Italia e in Inghilterra. Di particolare interesse è l’approfondimento dedicato a Carlo Ciussi, che ancora una volta seleziona una ristretta fase creativa (le variazioni geometrico-emotive datate 1965), dando intensità e coerenza estetica alla sala. Ma la sezione più felice è senza dubbio l’ultima, dove le espansioni reticolari, le fluttuazioni cosmiche e, inevitabilmente, i cancelli veneziani di Claire Falkenstein si offrono tanto all’indagine quanto alla contemplazione.
Questa doppia anima della mostra ne rivela però anche i difetti più sostanziali. Pare soprattutto che il progetto sia stato sviluppato in maniera quasi frettolosa, celando dietro l’innegabile buon gusto delle scelte allestitive una certa carenza d’impegno scientifico. Alle scarse didascalie generali, si accompagnano rapsodicamente quelle accostate alle singole opere, che però paiono piuttosto un riciclo di materiali già in archivio (senza alcun riferimento al discorso d’insieme, e con i costanti richiami ai rapporti degli artisti con Peggy Guggenheim). Lo stesso alternarsi delle sale monografiche (che pure risulta la parte più riuscita della mostra) pare piuttosto guidato da motivi “d’occasione”, e non sempre riesce a giustificarsi nell’ambito del percorso. Tantomeno quando (come nel caso di Mirko Basaldella) l’approccio monografico non è neppure dichiarato. Considerate insomma le ambizioni storiografiche del progetto, la peculiare impostazione scelta da Luca Massimo Barbero (che non avrebbe affatto guastato in un percorso di natura più concettuale) resta quantomeno discutibile.
Postwar Era. Una storia recente. Omaggi a Jack Tworkov e Claire Falkenstein
a cura di Luca Massimo Barbero
Collezione Peggy Guggenheim
Dorsoduro 701, Venezia
23 gennaio – 4 aprile 2016
Orari: 10.00 – 18.00
chiuso il martedì
Info: +39 041 2405440/419
info@guggenheim-venice.it
www.guggenheim-venice.it