BILBAO (SPAGNA) | Guggenheim Museum Bilbao | 25 febbraio – 21 agosto 2022
di ALESSIA PIETROPINTO
Percepire la realtà che ci circonda con la stessa ingenuità tipica di un infante, osservare le mille sfaccettature che caratterizzano ogni elemento naturale con la curiosità di discernerne le peculiarità più nascoste e apparentemente insignificanti, scrutare l’animo umano al fine di scoprire, al suo interno, quella celata ed intima bellezza che pare, oggigiorno, fin troppo categorizzata e formalizzata.
Attraverso una determinata ridefinizione dei canoni convenzionali e del concetto stesso di arte, intesa come celebrazione di una singolare visione diretta ed innocente del mondo, Jean Dubuffet (Le Havre, Francia, 1901 – Parigi, 1985) stravolge, esplora e scardina tutto ciò che pare essersi radicato inconsciamente nella mente umana finendo per divenire parte integrante di quel meccanismo che cela giudizi stereotipati ed opinioni non richieste. Profondamente ammaliato da un tipo di arte, successivamente soprannominata da lui stesso Art Brut, che si discosta da tutto ciò che di più convenzionale vi sia, il suo intento è analizzare, attraverso lo sguardo di bambini, spiritisti e persone con problemi psichici, una differente visione del mondo, applicandola all’ambito artistico e sconvolgendo così il consuetudinario approccio alla “normalità”.
Jean Dubuffet: ferviente celebración, è l’esposizione inaugurata al Museo Guggenheim di Bilbao, grazie ai fondi del Solomon R. Guggenheim Museum di New York e di alcune opere provenienti dal Peggy Guggenheim Collection di Venezia. David Max Horowitz – curatore della mostra – con oltre 150 opere, organizza un percorso espositivo in cui l’eterogenea produzione dell’artista mette in luce la sua personale prospettiva del mondo, dell’arte e della vita, riuscendo a creare un perfetto equilibrio formale e sensoriale tra elementi diversi tra loro, tra soggetti eterogenei, narratori silenti di vite passate. Jean Dubuffet reinventa, nel corso della sua carriera, il concetto di figurazione e astrazione e lo fa, ridefinendo i canoni tradizionali e focalizzandosi sulla creazione di opere inclusive e capaci di guidare le persone alla ricerca di una forma di bellezza interiore, spesso marginalizzata.
Dubuffet sperimenta, gioca, crea e con estrema disinvoltura si muove dal genere paesaggistico al figurativismo e all’astrazione, utilizzando le sue opere come metafore di concetti superiori, difficili da comprendere ma, sorprendentemente intrisi di verità. Ispirato da ciò che di più prezioso si cela al di sotto dello strato visibile del mondo, Dubuffet, nell’opera La butte aux visions, indaga, attraverso la rappresentazione di una formazione fossile sotterranea che sembra emergere dallo sfondo, i meccanismi interni della mente umana, soggetta, nel tempo, ad innumerevoli trasformazioni che ne plagiano la memoria e la percezione. Attraverso l’utilizzo di un denso impasto materico, rinominato poi haute pâte, Dubuffet dà vita ad una perfetta alchimia tra i diversi materiali mettendo così in atto una trasformazione non solo visiva ma, soprattutto, sensoriale. Il sottosuolo terrestre, elemento naturale, diviene un unicum con l’essenza stessa dell’essere umano, connessa, a livello embrionale, con ogni forma di vita naturale.
Partendo da materiali poveri ed appartenenti alla sfera del quotidiano, come alluminio, sabbia, calce e cemento, l’artista, attraverso il suo tocco, plasma la materia e le conferisce una tale energia e vitalità tale da irradiare l’ambiente circostante, ogni suo più piccolo anfratto, ogni scorcio nascosto; una luce che si riflette nelle vitree pupille dei passanti che, con aria incuriosita ed affascinata, vengono rapiti ed avvolti, per un breve istante, in una coriacea crisalide custode di attimi di libera contemplazione.
Le differenti sale espositive, in cui si articola la mostra, evidenziano l’intera storia di Dubuffet, la sua concezione artistica e la sua corposa e differenziata produzione, caratterizzata, nel periodo maturo, da soggetti prevalentemente figurativi e da una variopinta e caleidoscopica palette di colori da cui emerge la sua intensa vitalità, la sua espansività e voglia di mettersi in gioco, di osare, di rappresentare un’eternità oltre la consueta e lineare concezione del tempo, creando una visione sincretica di tutto il suo mistico progetto artistico.
Nell’ultima decade della sua vita, l’artista approfondisce, con la sua arte, temi di natura epistemologica e fenomenologica, mettendo in scena nodi cruciali attraverso composizioni apparentemente caotiche ed enigmatiche, realizzate anche con la tecnica del collage.
La Mésentente è un’opera che trasuda ed emana energia propria ponendosi come metafora di quei processi mentali, caotici e tumultuosi, che l’uomo mette in atto al fine di elaborare e costruire una propria visione del mondo circostante che, secondo l’artista, deve necessariamente andare oltre, oltre quell’unico punto di vista inculcatoci dalle consuete tradizioni, oltre quell’unica direzione che da sempre ci è stata indicata, oltre tutte le imposizioni derivanti da comportamenti standardizzati al fine di perseguire l’intento ultimo e superiore: educare lo sguardo giudicante e giungere ad una libera contemplazione, immettendo noi stessi nell’opera d’arte ed eliminando definitivamente dai nostri occhi quel velo filiforme che tendiamo, inconsapevolmente, ad adagiare sul più piccolo granello di sabbia oppure sull’immensità del cielo, custode di segreti ancora da rivelare.
Jean Dubuffet: ferviente celebración | Jean Dubuffet: fervente celebrazione
a cura di David Max Horowitz
con il patrocinio di BBK
25 febbraio – 21 agosto 2022
Guggenheim Museum Bilbao
Avenida Abandoibarra 2, Bilbao (Spagna)
Orari: da martedì a domenica 10.00-19.30
Info: +(34) 944 359 008
media@guggenheim-bilbao.eus
www.guggenheim-bilbao.eus