LUGANO (SVIZZERA) | Collezione Giancarlo e Danna Olgiati | Fino al 12 gennaio 2025
di MATTEO GALBIATI
Non sempre le mostre in cui si procede per confronto, sovrapposizione, dibattito, lettura comparata tra due artisti – soprattutto se prossimi rispetto a uno stesso contesto e ambito operativo e per di più se legati da una diretta conoscenza – riescono a “funzionare”, apparendo forzate e persino tortuose, difetto che aumenta laddove l’autonomia di ciascuna personalità risulta poi, nelle opere, davvero rilevante e prevaricante. Quando, invece, una progettualità di questo tipo si fonda su un appassionato collezionismo nato da un rapporto diretto con gli artisti, su una raffinata regia critico-curatoriale, su una serie di capolavori scelti con precisa attenzione e su un allestimento misurato e dettagliatamente strutturato per l’occasione espositiva, allora diventa una momento per un piacevole viaggio di ri-scoperta che aiuta a guardare più a fondo, nel pensiero e nell’animo estetico, di due grandi maestri come, in questa occasione, Yves Klein (1928-1962) e Arman (1928-2005).
È, infatti, un affascinante gioco di contrasti, di opposizioni così forti da arrivare ad integrarsi in imprevedibili consonanze ed affinità. Ci sono distanze, come poi immediati ravvicinamenti. Questo è certamente il tratto saliente della mostra Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein che ci regala la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano in Svizzera.
È una mostra d’eccellenza anche nella regia critica di Bruno Corà e nell’allestimento puntuale di Mario Botta che riescono a dare sinergicamente valore a un corpus di 60 capolavori che, provenienti sia dalla collezione ticinese di Giancarlo e Danna Olgiati, sia da prestiti prestigiosi da istituzioni pubbliche e altre collezioni private, incarnano emblematicamente la ricerca di questi due amatissimi protagonisti del secondo Novecento.
Se hanno condiviso il medesimo anno e luogo di nascita – nati entrambi a Nizza nel 1928 – il vero terreno fertile per entrambi è stato quello Nouveau Réalisme, movimento entro il quale hanno determinato le coordinate del proprio pensiero, eppure, poi ciascuno ha saputo individuare un’espressività autonoma, connotata e connotante un’identità difficilmente accostabile a quella di altri. In questa mostra il dialogo è reso, però, possibile e plausibile proprio per una giustissima misura della loro reciprocità che, mantenendone separata la rispettiva presenza, lascia al visitatore modo di isolarsi su ciascuno, oppure, voltando lo sguardo, di ritrovare altri termini per puntualizzare le analogie nelle distanze tra le intuizioni di uno e quelle dell’altro.
Precedendo per “stanze” in cui le opere si proiettano, estendono, innalzano, quasi messe su un altare più che su pareti, vetrine o piedistalli, l’ammirazione del pubblico può davvero contemplare visioni che, anche giunte agli antipodi, restano parallelamente relazionabili. La mostra è la prima occasione per impegnarsi, in modo tanto intrigante, in un riscontro così diretto e insolito su Klein e Arman da essere un momento di significativa – e imperdibile – unicità. Camminando tra pieno e vuoto, le due categorie con cui, già dal titolo, si riassumono i temperamenti dei due autori, si processa quel “faccia a faccia” che è stato lo spunto sorgivo e determinante per questo confronto appassionante: se per uno la leggerezza essenziale dell’azione lascia impalpabili afflati concettuali che sondano tanto l’assoluto del monocromo, quanto la perturbabilità di corpi e materie, nell’altro la solidità della concretezza parla di energie e forze capaci di mettere in discussione l’abbondanza, l’eccesso, l’accumulazione in un’enfasi tesa al paradosso dell’oggetto e della sua moltiplicazione.
Ci piace la possibilità che ci dà questo percorso che, “tagliando” la storia di entrambi gli artisti, si struttura sulla restituzione di una valida reciproca contaminazione innovativa, quasi musicale negli accordi che si possono stabilire nella vicinanza fisica o nella prossimità più temporalmente dilatata: allora vale che un Monochrome or sans titre di Klein abbia riflesso ne Les ailes jaunes – Accumulation Renault n.105 di Arman; che la Peinture de Feu sans titre trovi eco nell’Allures d’objets; che l’Anthropométrie sans titre veda il proprio alter ego in Cello.
Battute di questo tipo in questa mostra eccezionalmente inedita – bello che si sia osato questo “avvicinamento” autoriale – negli spazi della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati si susseguono ed è possibile aumentarle con la libertà del proprio occhio che trova connessioni o discontinuità apparentate oltre l’indirizzo dato dal percorso espositivo. Uno stimolo come questo lascia al visitatore il desiderio, una volta giunto al termine, di tornare sui propri passi per poter rimettere a fuoco quel qualcosa che, forse, nonostante la cura della visita, è sfuggito. Ecco che si rivedono opere quasi per la prima volta, si saggiano dettagli, sfumature, presenze utili a sottolineare tanto le singole attribuzioni valide per ciascuno, quanto a enfatizzare quelle polarità che, poi, in fin dei conti non sono mai totalmente divisive
Non sveliamo oltre di questa esposizione che è un vero e proprio saggio di storia e fenomenologia dell’arte contemporanea, di capacità espositiva di altissimo livello museale, di solidità di collaborazioni sinceramente appassionate. La piacevolezza del dialogo e dell’immediato contraddittorio tra gli artisti, qui reso assai vivo, è una risorsa da scoprire e definire – in autonomia – visitando Le Vide et Le Plein, le cui modalità intellettuali e culturali sono contenuto tangibile, sono suggerimento per una nuova metodologia che non può essere applicata solo per Yves Klein e Arman, ma deve replicarsi. Ed è questo il lascito, oltre la soddisfazione di aver preso parte a un progetto di rara unicità, che la mostra fa alle nostre esperienze future.
Yves Klein e Arman. Le Vide et Le Plein
a cura di Bruno Corà
progetto allestimento di Mario Botta
catalogo bilingue italiano-inglese Mousse Publishing con un’introduzione di Giancarlo e Danna Olgiati, il saggio storico-critico-scientifico di Bruno Corà, il contributo del Direttore del MASI di Lugano Tobia Bezzola, un dialogo tra Bruno Corà e Mario Botta, gli apparati bio-bibliografici e le schede delle opere a cura di Aldo Iori
22 settembre 2024 – 12 gennaio 2025
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
Lungolago Riva Caccia 1, 6900 Lugano (Svizzera)
Orari: da giovedì a domenica 11.00-18.00
Ingresso gratuito
Info: +41 (0)91 921 4632; +41 (0)91 911 3040
info@collezioneolgiati.ch
www.collezioneolgiati.ch
www.masilugano.ch