Luca Pignatelli. Opere su carta | SKIRA EDITORE
Intervista a LUCA PIGNATELLI di Matteo Galbiati
Un portone anonimo, come tanti se ne trovano per le vie di Milano, nasconde e protegge un ambiente di assoluto fascino, un luogo che non ti aspetti e non ti immagini. Luca Pignatelli (1962) ci accoglie nel suo studio, un enorme spazio che molti altri ne ricava al suo interno, stanza dopo stanza si rivelano le mille sfaccettature che compongono la personalità del loro “custode”. Carte, cataloghi, oggetti d’antiquariato o pezzi semplicemente “vecchi” con tutta la loro storia avvolta nella loro apparente decadenza, opere finite e in corso di realizzazione; un salottino, una biblioteca, un archivio, un magazzino che ha il sapore di casa, un seminterrato che invita alla scoperta. Qui lo incontriamo per parlare con lui del volume Luca Pignatelli. Opere su carta, ultima monografia che parla della sua ricerca e, nello specifico delle opere su carta. Da ospite perfetto non ci mette molto a rendere calda e confidenziale, quasi famigliare, la nostra visita. Ecco il riassunto della nostra conversazione:
Questo volume raccoglie le opere su carta: da quale esigenza deriva? Come nasce questo impegnativo progetto editoriale?
Nasce come conseguenza della mostra Blue note. Opere su carta alla GAM di Torino, quando Danilo Eccher ha accolto un preciso progetto, curato da Elena Lydia Scipioni, interamente dedicato alle mie opere su carta. Avevano voluto dare continuità al mio lavoro senza distinzioni tra carte e dipinti, anzi, individuando proprio nelle carte un’autonomia e un’indipendenza specifiche che le inserisce nel pieno della mia ricerca con pari “dignità” delle tele, senza intenderle come “prove” o “bozze”. Si è voluto, così, sottolineare la coerenza e la continuità del mio linguaggio. Il lavoro si qualifica prescindendo da scelte tecniche e di mezzo.
Del resto, con le carte, ho un rapporto che definirei antico, affonda le sue radici nell’ammirazione provata da ragazzo davanti al cartone di Raffaello conservato all’Ambrosiana, davanti al suo formato, alla grandezza della sua visionarietà d’insieme. Ho una passione irrinunciabile per il lavoro dei grandi maestri.
Il volume ha poi seguito un suo percorso autonomo e, sganciandosi dalla mostra e abbracciando l’idea di creare un vero e proprio libro, ha entusiasmato tutti, ma ci ha anche “costretti” ad un copioso lavoro di studio, analisi, recupero e riordino dei molti materiali che abbiamo, alla fine, pubblicato.
Come sono stati organizzati i materiali raccolti?
Le mie carte seguono un percorso altalenante che si muove tra astrazione e figurazione, con l’occasione di pubblicarle in questo volume, per la prima volta, ho avuto modo di mettere “ordine” alle molte varianti e sfumature delle mie opere. Per il resto si è proceduto con una logica ferma, dando spazio a lavori inediti che vengono pubblicati per la prima volta, ed altri che non sono mai usciti dal mio studio. Dentro si trova di tutto, dai “treni” alle architetture, dalle forme geometriche, al rapporto con l’antico. C’è un riassunto molto preciso della mia anima artistica e la sua identità.
Che orientamento segue il volume? Cosa emerge?
Si sviluppa seguendo un racconto che potrei definire come un riassunto dell’esperienza del ‘900: il mio sguardo è di artista che ha vissuto e si è formato in quel secolo. Raccoglie le suggestioni che hanno “impressionato” il mio lavoro, le energie della storia artistica che ha cambiato corso in quel contesto. Oggi osservo una polverizzazione degli stimoli, dei modelli e la grande mescolanza che sembra imperare, in realtà, è un nemico insidioso perché toglie identità ai singoli caratteri, ai singoli luoghi. Io esigo che il mio lavoro parli di me, ma anche della storia da cui provengo.
Quali immagini, temi ed elementi si riscontrano in queste carte rispetto la tua poetica in generale? Cosa raccontano queste opere?
Come dicevo non vedo – trovo concordanza in questo con molti dei critici che hanno letto il mio lavoro – dissonanza tra tele e carte, i temi son gli stessi; detto questo un lavoro su carta conserva sempre il calore e la tensione dell’immediatezza dell’idea, assolve all’impatto primario del pensiero che vuole tradursi in opere, senza formalizzarsi nella magnificenza del grande lavoro pittorico. Il disegno è, e rimane, sempre più libero, scanzonato, ironico. È una vibrazione nervosa, per Michelangelo era il collegamento tra mano e cervello. Nel disegno trovo la possibilità di variare in modo libero, aperto, sperimentando una ripetizione differente che riplasma e rinvigorisce spesso lo stesso soggetto (ad esempio i Treni) e intercetta la variazione continua delle cose. Il disegno è libero variare e ripetere.
Che approccio differente ci restituiscono, allora, di Luca Pignatelli, le carte rispetto agli altri suoi lavori? Quali peculiarità le denotano?
Le carte sono istinto, il quadro è gesto eroico. Quest’ultimo si forma con un lavoro impegnativo, concentrato, meditato e assolto con un tempo preciso e curato. Le carte abbracciano elementi che tacitamente sono in accordo “automatico”, spontaneo. Rimando ancora agli artisti dei secoli passati: col disegno loro coglievano spunti istantanei, folgorazioni immediate che si dovevano fissare veloci, prima che la loro efficacia si consumasse svelta. Il mio approccio è quello di chi deve deve raccogliere forme visuali dalle idee, dall’immaginazione.
Il quadro di contenuti di questo volume si arricchisce di numerosi apporti critici – e di dialoghi tra artista e critico – come s’inseriscono e distribuiscono nell’articolata trama della monografia?
Devo riconoscere il merito a Danilo Eccher, lui ha saputo tessere le trame di questa pubblicazione. Ha coinvolto e chiamato alcuni critici le cui letture si sono indirizzate a temi specifici, questo ha arricchito enormemente il contenuto complessivo che, avvantaggiandosi di analisi personalissime, ha dato spontaneità e ricchezza alla parte critica, mai celebrativa, mai enfatica e sempre efficace, sinceramente sentita da ogni studioso intervenuto, nel determinare specifiche visioni e interpretazioni.
Rispetto ai testi, un aspetto che trovo importante e coinvolgente è che la lettura procede quasi come una narrazione che lascia calare nella profondità plurisemantica del suo percorso di ricerca e leggendolo si esce dalla canonica struttura del “catalogo” d’arte…
Questo è il punto centrale di questo libro che proprio si allontana dalla canonica definizione di catalogo. Diventa uno spazio aperto, intenso, vissuto in un’alternanza tra opere e testi che rende tutto fluido, spontaneo. Giusto e perfetto. Sono molto contento dell’esito finale.
Cosa la soddisfa maggiormente di questo volume?
Mi piace poter sfogliare tutte queste carte e, in una sola volta, vederle tutte assieme. Mi piace poterlo considerare un libro e, per quanto esaustivo e completo, non una monografia monumentale e sontuosa, il classico catalogo insomma. Sono contento di tutti i testi che articolano la formulazione di un discorso variegato che “dura” per tutto il volume.
Chi ha coinvolto la sua realizzazione? Chi deve ringraziare?
Sono contento che questo libro sia stato prodotto dalla Galleria M77, un fatto non affatto scontato, come abbiamo visto, per la tipologia di pubblicazione. Quindi un ringraziamento particolare va certamente a loro. Poi a tutti coloro che hanno partecipato a questa impresa, nessuno escluso.
Siamo in uno studio che ha un fascino assoluto. Quanto conta questo ambiente che, per come l’hai concepito, esula dal mero luogo di lavoro…
In effetti è un ambiente che ho la necessità di vivere tutti i giorni. Se non sono in viaggio, qui vengo sempre, a prescindere se devo o meno lavorare. Qui entro all’interno delle mie “situazioni”, non è un luogo che sta ancorato ad un’identità precisa, io lo vivo nell’aprirsi alle sue mille identità, alle sue svariate sfumature. È ambiente che ha più dimensioni, tutte possibili. Solo qui colgo energie particolarissime che accentrano l’anima del mio fare.
Prossimi progetti? Cosa sta preparando per la prossima stagione espositiva?
Sono sempre un po’ segreti… Non annuncio mai progetti in divenire, comunque sono progetti importanti che mi stanno coinvolgendo. Penso si debba abolire l’aspettativa… Bisogna concentrarsi sul lavoro! Quello che posso dire è che di sicuro farò mostre!
Titolo: Luca Pignatelli. Opere su carta
A cura di: Danilo Eccher
Testi di: Danilo Eccher, Arturo Carlo Quintavalle, Elena Lydia Scipioni, Arianna Bona, Anna Musini, Luca Beatrice, Luca Doninelli, Achille Bonito Oliva, Donald Kuspit, Marina Fokidis, Angela Tecce, Michele Buonuomo, Salvatore Veca, Antonella Renzietti
Anno: 2017
Pagine: 284
Immagini: 211
Edizione: italiano (disponibile edizione in inglese)
Prezzo: Euro 49.00
ISBN: 8857231358
Editore: Skira Editore