VICENZA | A2 – Andrea Arte ContemporaneA | 28 giugno – luglio 2012
Viviamo in una “società dei consumi” che è direttamente imputabile all’époque della Pop Art. La storia dell’arte ha già consegnato ai posteri questo particolare fenomeno, eppure, a distanza di quasi mezzo secolo, sembra non essersi ancora esaurito il suo influsso; molti sono gli strascichi che attingono a questa grande stagione creativa, spesso e volentieri si ricorre all’etimo per definire le odierne ricerche artistiche, di volta in volta classificate come post-pop, neo-pop, avant-pop. Se ne parla facendo riferimento alla musica, ai programmi televisivi, alle star del cinema, eccetera, come se il fenomeno non potesse né volesse essere arginato – non ancora, non del tutto.
Circoscrivere il fenomeno pop significa sottoporre a ingrandimento lenticolare la situazione socioculturale degli ultimi cinquant’anni. Molto si è scritto, e ancor più si è detto sull’influsso “popolare”, un dibattito che verte innanzitutto su un discorso sulla pittura (forse per questo la sua longevità?) che risponde alle esigenze di un “realismo di massa”, di una “nuova oggettività” che registra in presa diretta il mondo. La stessa voracità contraddistingue anche le opere di Tvboy; ossessionato dalla volontà di possedere le immagini e la loro forza icastica, l’artista attinge il suo repertorio visivo direttamente dal paesaggio urbano, ispirandosi sia alle segnaletiche sia alle insegne pubblicitarie.
Turn off the TV and you’ll be the protagonist (“Spegni la televisione e sii protagonista della tua vita”): uno slogan che ha fatto il giro d’Europa, attecchendo nell’immaginario collettivo e urbano. Il volto stilizzato di un bambino che sorride mentre fa la linguaccia, e che talvolta si intristisce fino a singhiozzare, è l’ideogramma-firma di Tvboy, che nel corso degli ultimi anni ha “customizzato” le strade dell’unione europea per fare poi breccia nel mondo delle gallerie d’arte. La poetica di Tvboy è legata “alla strada”, da cui attinge emblemi di pubblico dominio per interrogarsi sull’industria culturale e sulla fabbrica dello spettacolo. Anche la tecnica con cui sono state dipinte le opere allude alle sue origini di street artist: le tele sono infatti state preparate come se fossero una parete intonacata, sulle quali appaiono annunci pubblicitari oppure celebri icone popolari che sembrano letteralmente staccati dai muri delle città.
Come suo solito, Tvboy prende di mira i volti di personaggi famosi, come Obama e Mao, oppure personaggi dei cartoon, per esempio Topolino e Spongebob, sradicandoli dal loro contesto per essere presentati in una nuova chiave di lettura. E con il suo stile inconfondibile ha reinterpretato anche l’omino Michelin, i famosi Jeans Jesus, la “Old Glory” e la “Union Jack” (vale a dire la bandiera americana e quella inglese), insistendo proprio sulla pregnanza di queste immagini. Si tratta di emblemi del potere, economico o culturale, che si radicano nell’attualità ma che hanno origine nella storia: sono cioè “simboli di simboli” che giganteggiano sui quadri e nella coscienza collettiva. Poiché le sue opere contengono varie allusioni e riflessioni al momento che stiamo vivendo, potremmo inquadrare Tvboy in un singolare filone di “agit-p[r]op”, proprio perché egli richiama l’attenzione su determinati problemi, quali la guerra, i fast food, la pubblicitá, il mercato e la finanza. Ludico e provocatore, Tvboy rilegge il linguaggio della comunicazione di massa per restituirci il piacere di una visione non più catodica bensì in presa diretta. La sua è una pittura “meditata” –ancor prima che “mediata” – capace di riverberare il reale e di denunciarne la presunta innocenza.
Tvboy. Contemporary Times
A2 – Andrea Arte ContemporaneA
via dell’Edilizia 56, Vicenza
28 giugno – luglio 2012
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