LISSONE (MB) | Museo d’Arte Contemporanea | 7 marzo – 19 aprile 2015
Intervista a VINCENZO RUSCIANO di Matteo Galbiati
In attesa di poter ammirare la sua mostra presso la Project Room del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (MB) abbiamo posto all’artista Vincenzo Rusciano (1973) alcune domande sull’orientamento e l’indirizzo del suo sguardo e sui contenuti di quest’ultima fase del suo, articolato e coerente, percorso di ricerca. Ecco i contenuti del nostro dialogo con il giovane scultore napoletano:
Come nasce il progetto che presenti al Museo di Lissone? In cosa consistono gli Echi dal bianco?
Il progetto nasce da una riflessione che sto portando avanti da diverso tempo sul significato di abbandono, assenza e incuria delle macerie dell’antico; riflessione partita in occasione della mia mostra personale alla Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, nello scorso autunno, per la quale il confronto col “puzzle” di tracce architettoniche e decorative, di resti di mura greche e rimaneggiamenti settecenteschi, fu una costante. Le sculture che presento a Lissone simulano infatti frammenti di statue e bassorilievi archeologici uniti idealmente con utensili e strumenti del mio lavoro – quello di scultore e anche di restauratore – e assemblati in modo da formare un tutt’uno con le casse da imballaggio che proteggono le opere stesse. Echi dal bianco, invece, rievoca un luogo dove si rinvengono blocchi di marmo, materia prima della statuaria antica, oltre che le bianche risonanze della pietra.
Nella Project Room del Museo sono presenti due opere, quali sono i loro contenuti? Le due opere s’intitolano Passaggi, che universo di senso vuole racchiudere questo titolo?
Le opere dal titolo Passaggi sono composte da un caos di sovra-strutture che richiamano quelle che, molte volte, vengono applicate all’opera d’arte prima e durante l’intervento di un restauro e che rappresentano il momento in cui l’elemento da recuperare viene del tutto celato. È per me la fase più misteriosa che, da una parte, sembra nascondere la bellezza, ma che, in realtà, racconta di quei “passaggi” tra fasi intermedie che creano un rapporto molto peculiare con l’opera da restaurare prima dell’intervento vero e proprio.
La tua scelta si lega ad un’espressione che ha lunghe radici nel tempo e nella storia delle arti figurative: la scultura. Come la rilegge la tua poetica?
Il frammento è, da sempre, l’oggetto della mia indagine artistica: le “anime” in stoppa e ferro sono state i segni intorno ai quali si sono sviluppati i miei primissimi lavori alla fine degli anni Novanta. In opere degli anni più recenti invece, come Broken, il frammento sintetizza le declinazioni di ira, di rabbia, atte a contraddire l’idea che quella giostra possa reggere la parvenza armoniosa e perpetua del suo corso. Esplosioni estetiche quantomai necessarie per risvegliare mente, interesse, sensibilità. E anche nelle mie ultimissime opere, come già detto, ho lavorato sul concetto di frammento, ma per restituire, idealmente, unità a quella distruzione irrimediabile provocata dall’incuria.
Qui lavori su uno sfalsamento della percezione, quasi ad “istigare” una confusione tra quanto parrebbe provenire come reperto da un lontano passato e quanto invece resta frutto di un’elaborazione “costruita” nel contemporaneo… Come si muove il nostro sguardo in queste due direzioni? Secondo te, allora, in che rapporto si pongono tradizione e innovazione?
I materiali che utilizzo per le mie sculture sono quelli “duri” dell’oggi, del fare e dell’operare: resina, acciaio, legno; eterocliti residui di vita e di lavoro quotidiani, saldamente ancorati al mio sentire e al contesto. Questi materiali riescono a creare un tessuto che vive di contraddizioni e mira ad un ideale disorientamento storico-estetico dove la “memoria” viene travasata dentro una dimensione del presente, sospesa tra passato e futuro, tra realtà e finzione.
Hai condotto una ricerca sul “rifacimento” dall’antico i cui modelli, però, si arricchiscono di diversi altri elementi ad accentuare una sovrapposizione di diversi livelli di lettura. Quali sono gli strumenti con cui lo spettatore può penetrare nel profondo dei tuoi lavori? In riferimento al tuo lavoro si è parlato di disorientamento delle categorie storico-estetiche e spazio-temporali, come scongiuri l’ambiguità di un possibile fraintendimento in chi guarda?
La consapevolezza che gli equilibri carichi di tensione non rendono affatto facili gli approdi a visioni compiute o univoche.
Quali saranno i prossimi tuoi impegni?
Sto progettando nuovi lavori per la mia prossima mostra personale alla Galleria Annarumma di Napoli.
Vincenzo Rusciano. Echi dal bianco
a cura di Alberto Zanchetta
7 marzo – 19 aprile 2015
Inaugurazione 7 marzo 2015 ore 18.00
Project Room
Museo d’Arte Contemporanea
Viale Padania 6, Lissone (MB)
Orari: mercoledì e venerdì 10.00-13.00; giovedì 16.00-23.00; sabato e domenica 10.00-12.00 e 15.00-19.00
Info: +39 039 7397368; +39 039 2145174
museo@comune.lissone.mb.it
www.museolissone.it