BOLZANO | Museion
Intervista a Bart van der Heide di Gabriele Salvaterra
Bart van der Heide ha preso ufficialmente il timone del Museion di Bolzano nel giugno del 2020, accogliendo il testimone pluridecennale di Letizia Ragaglia. In tempi incredibilmente instabili e inaspettati l’istituzione altoatesina non è certo stata ferma, affrontando un anno intenso e pieno di iniziative. Ne abbiamo parlato direttamente con il neodirettore per avere un bilancio di questi primi mesi e alcune indicazioni sulle nuove linee guida che caratterizzeranno la sua gestione.
Ha cominciato il suo nuovo incarico a Bolzano nella metà del 2020, probabilmente il peggior momento per intraprendere una nuova esperienza lavorativa. Com’è stato questo primo anno?
Sì, quest’anno è stato davvero come un giro sulle montagne russe. Mi sono trasferito a Bolzano trovandomi molto bene e quello che abbiamo fatto come Museion è stato cercare di rispondere immediatamente alla crisi e alle restrizioni in atto, concentrandoci sulla parte principale del nostro ruolo che è ovviamente quella di gestire una collezione. Attraverso essa abbiamo potuto lavorare su prospettive più lunghe rispetto a quelle instabili del lockdown, è infatti con la collezione che si può assicurare la sostenibilità futura di questa “casa” che è il Museion. Quindi per le mostre che hanno appena aperto sono state esposte esclusivamente donazioni, depositi o lasciti testamentari che abbiamo raccolto dall’inizio del mio incarico, si tratta di un numero importante, all’incirca 1800 opere! È stato un anno molto impegnativo ma siamo orgogliosi e uniti nelle decisioni che abbiamo preso.
Oggigiorno, in molte istituzioni, nella politica e nella società in generale, si vede una crescente crisi sul significato di soggetti pubblici che decenni fa avevano un preciso e condiviso ruolo. Qual è per lei la responsabilità e l’importanza di un Direttore in un museo di arte contemporanea? E riguardo alle istituzioni culturali, quali sono le sfide e gli obiettivi odierni?
Sono molto d’accordo con la tua analisi ma il cambiamento del profilo delle istituzioni ha solo risposto ai cambiamenti della società. Descriverei questo passaggio dalla prospettiva della conoscenza: nella precedente percezione l’istituzione sembrava l’unica depositaria del sapere, esisteva una chiara struttura nello scambio dei contenuti e nell’educazione. Oggi viviamo in un tempo in cui non esiste un’unica conoscenza centralizzata, siamo in un periodo influenzato dai social media dove ognuno crea la propria storia, vuole avere una voce e un impatto. Quindi la principale sfida per le istituzioni oggi è quella di rimanere un luogo autorevole di conoscenza, ma allo stesso tempo riconoscere che queste competenze non appartengono più esclusivamente all’istituzione, non sono più definite unicamente da essa. Alla stessa maniera, i musei hanno bisogno di aprirsi alle conoscenze esterne per diventare più un partner di discussione che un produttore unidirezionale di contenuti.
Nel contesto globale pandemico, come sono cambiate le sfide? Forse l’emergenza Covid-19 può essere anche un’occasione per focalizzarsi su valori core del museo che in tempi normali si tende a dimenticare?
Ciò che è emerso da questa pandemia sin dall’inizio è stata una richiesta per i musei di prendersi carico del proprio ruolo civico. Ciò che si nota oggi è che musei esclusivamente basati sul turismo sono in un certo senso collassati mentre musei che avevano grande coinvolgimento e rilevanza civica sono diventati più forti. Credo che il prossimo passo evolutivo di Museion debba essere quello di caratterizzarsi maggiormente dalla prospettiva del suo ruolo pubblico. In precedenza Museion è stato un museo che ha stabilito la propria riconoscibilità molto sulle mostre di caratura internazionale. La mia ambizione è quella sì di consolidare lo standard internazionale di queste mostre ma, allo stesso tempo, sviluppare nuovi formati con cui rafforzare il nostro fondamento collettivo.
Penso che la prossima sfida sarà quella di rafforzare la nostra reputazione e svilupparla in maniera più ampia, al di là dell’idea di spazio espositivo. Il museo è molto più di uno spazio espositivo, ha una biblioteca, un bookshop, organizza residenze, ha un dipartimento di ricerca, di mediazione, uno spazio per eventi e proiezioni… Vorrei coinvolgere tutti questi elementi in modo da caratterizzare questa “casa” da una prospettiva diversificata e sociale.
Precedentemente la Direttrice Letizia Ragaglia ha accompagnato la nascita di Museion e la sua crescita per oltre dieci anni come riferimento per la ricerca artistica contemporanea nel contesto nazionale e internazionale. Come ci si sente a prendere questo testimone e, forse, a segnare una discontinuità?
Ciò che mi ha attirato di Museion è che in termini museali è un’organizzazione piuttosto giovane, ciò significa che c’è ancora possibilità di crescita per esso. È possibile ancora costruire un nuovo profilo e coinvolgere il settore pubblico e la comunità. In questo non vedo una rottura rispetto al passato ma, piuttosto, un nuovo passo in questa evoluzione. Letizia Ragaglia è davvero riuscita a fare tutto questo, ora è il tempo di operare uno scatto ulteriore nella crescita di Museion per assicurarne anche la futura sostenibilità.
Nel senso comune il direttore di un museo è spesso limitato al programma e alle mostre. Che progetti verranno organizzati nei prossimi anni?
In termini di programma continueremo con mostre di artisti emergenti, come “apici” della rappresentazione istituzionale. Per esempio stiamo lavorando sulla personale di Jimmy Robert, Mirror Language, che aprirà alla fine di maggio. Al di là di questo vorrei fare anche progetti più grandi che coinvolgano l’intero edificio e, rispetto a questo, provare a sviluppare mostre realizzate in team che sviluppino nuovi discorsi. Non posso dire troppo in questo momento ma sono interessato ai temi relativi alle techno humanities, un orizzonte di ricerca che provi a identificare un ruolo per le scienze umanistiche e per il museo in un paesaggio educativo e sociale nel quale sono sempre più messe da parte da una ricerca guidata dall’empirismo e dalla scienza. Per me è molto importante difendere l’ambito umanistico soprattutto perché di questi tempi abbiamo bisogno di responsabilità e di capire cosa questa parola realmente significhi.
Il Museion Bulletin, trilingue e con un approccio tematico, è probabilmente l’innovazione più importante e visibile di questa nuova direzione. Come può questa pubblicazione essere cruciale per le attività di un museo?
Il Bulletin fa parte di un’offerta più ampia che abbiamo sviluppato e che include, ad esempio, anche Museion Passage. Questi format sono molto più editoriali e realmente permettono uno scambio con il territorio locale e con la collezione indipendentemente dalle esposizioni. Tramite essi vogliamo diventare più aperti come museo ma anche più reattivi a quello che accade fuori dal museo, per dare alle persone una piattaforma di discussione. Nel Bulletin ciò che per me è davvero importante è ragionare sull’impatto: qual è l’impatto che puoi avere fuori dal museo? E ancora: in che maniera puoi favorire l’impatto dall’esterno all’interno del museo?
In questa prospettiva lei sembra dare molta importanza alle parti meno spettacolari aventi a che fare con il dietro le quinte, le collezioni, le attività di studio e ricerca. Questo patrimonio nascosto è davvero importante? Qual è il suo ruolo nella pratica museale?
Come detto precedentemente, non vedo il carattere di un museo definito esclusivamente dalle mostre. Ovviamente per molti musei le mostre sono mezzi per guadagnare soldi, aumentare visitatori, vendere biglietti o trovare sponsor ma, come dici, è il dietro le quinte ad avere davvero a che fare con il patrimonio culturale, sono la sua continuazione e la sua cura a essere essenziali per il ruolo del museo. Inoltre trovo questo patrimonio non visto estremamente spettacolare, ci sono così tante narrazioni differenti in esso, invisibili o ancora da riscoprire. Credo poi che, in termini di definizione del patrimonio e della memoria collettivi, si tratti sempre di una negoziazione tra archivio ed esperienza, senza l’archivio non puoi davvero creare un’immagine dei tempi in cui stiamo vivendo. Ogni volta tendiamo a dare più attenzione alla frontalità, a ciò che è visibile, ma sono le cose accadute nel passato a formarci realmente. Così penso che il museo dovrebbe posizionarsi esattamente in quel momento di negoziazione tra archivio ed esperienza, che va reso visibile, perché è estremamente eccitante.
MUSEION
Piazza Piero Siena Platz 1, Bolzano/Bozen
Info: + 39 0471 223413
info@museion.it
www.museion.it
Le mostre in corso:
Here To Stay. Nuove Opere per la Collezione
Fino all’8 agosto 2021
“Here to stay- qui per restare!”: gli operatori e le istituzioni dell’Alto Adige sono invitati ad utilizzare l’ampio spazio del quarto piano di Museion – lasciato intenzionalmente vuoto – per far sentire la propria voce con un libero contributo dai settori più diversi della creatività. I contributi sono proposti al pubblico in live streaming dal sito e dal canale YouTube di Museion.
Museion Passage
Omaggio all’artista Hans Knapp
Fino al 6 giugno 2021
Piccolo Museion – Cubo Garutti
Matt Mullican, Untitled
Fino al 13 giugno 2021
Museion da martedì martedì 27 aprile ha riaperto le sue porte al pubblico. Un momento speciale, che Museion vuole celebrare offrendo l’ingresso libero per un’intera settimana, fino a domenica 2 maggio compresa.
Orari: da martedì a domenica dalle ore 10.00 alle ore 18.00 e giovedì fino alle ore 22..00 Lunedì giorno di riposo.
In riferimento all’ordinanza della Provincia Autonoma Di Bolzano nr.20 del 24.04.2021 per poter accedere alle mostre all’interno della Fondazione Museion è necessario presentare una certificazione che attesti l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid-19 o l’effettuazione di un test Covid negativo. Il documento non deve essere datato più di 72 ore antecedenti il momento d’ingresso presso la nostra struttura.