BRA (CN) | Il Fondaco | Fino al 4 aprile 2015
di FRANCESCA DI GIORGIO
Rewind. Riavvolgere il nastro del lavoro di una vita, di un artista, significa addentrarsi in un mondo fantastico sia per lo stupore di trovarsi di fronte ad avvenimenti che possono essere letti con occhi nuovi sia per la vertigine di afferrare dei momenti, farli vivere con una rinnovata sensibilità per poi lasciarli andare, senza trattenerli.
Per questo la Retrospettiva, questo il titolo della mostra, che Il Fondaco di Bra dedica a Tiziana Fusari, artista marchigiana scomparsa prematuramente nel 2012, è ancora un dialogo tra l’artista e il suo pubblico. Un dialogo che ammette il “non esserci” quella sensazione che per l’artista è “liberazione”, il suo modo di raggiungere «l’identificazione completa con i materiali le forme e i colori che in un certo senso negano se stessa», come scrive Stefano Evangelista citando il pensiero dell’artista lasciato in uno dei suoi diari.
Alla galleria Il Fondaco si torna indietro nel tempo. Qui Tiziana Fusari ha esposto, nel 2010, nella sua ultima personale, Rewind, appunto. Si ripercorrono trent’anni di lavoro grazie ad un archivio vastissimo di opere che vanno da dipinti su tela e carta a sculture, installazioni, fotografie e video senza contare piccoli fogli, taccuini, diari, disegni di studio, note, appunti che raccontano moltissimo dell’universo emotivo di Fusari e ne rappresentano una “traccia” indelebile, una scia di parole e immagini.
Da un piccolo foglio di “carta modello” Mauro Mattia “ricostruisce” l’intero percorso dell’artista che, nella primavera dell’anno scorso, è diventato antologia edita da Quodlibet, una linea guida fondamentale per comprendere l’evoluzione del lavoro di Fusari che non ha certo in sé il “limite” e la “prevedibilità”: «Voglio confrontarmi solo con quello che è instabile come me, che deve avere poca vita. Lo strappo, l’inconsistenza mi sono più congeniali».
Così il passato e il presente, in una dimensione autobiografica, persistono in un dialogo interno, tra l’artista adulta, bambina e, non ultimo, donna.
È dalla riflessione attorno agli stereotipi della figura femminile che nascono le Vele, serie che accompagna il lavoro dell’artista fino alla fine. Dipinti su veline impalpabili, quasi trasparenti e di grande formato, in cui compaiono le sue figure forse più conosciute: donne senza volto… in fondo è il corpo a parlare fuori da ogni luogo comune.
La serialità come cifra distintiva del suo operare è già presente nel “periodo informale-astrattista” dei Lampi, dove la pittura ad olio su carta e piccole tele «Hanno un impianto e una struttura compositiva di tipo vagamente costruttivista, quasi di utopico progetto d’architettura» scrive Fusari in una lettera a Martina Corgnati del 1989.
Un “talento squisitamente pittorico” come la definisce Martina Corgnati che si manifesta anche nelle piccole dimensioni, nelle Figurine ed anche nelle opere in cui si evoca il vocabolario della scrittura: abbecedari, quaderni, ex libris… Fino ad arrivare all’enciclopedica narratività della Comedie humaine, tra le serie più recenti, in cui torna centrale il ruolo del corpo.
Un approccio pittorico anche quando inizia ossessivamente a fotografare, dal 2009, per l’archivio de La vita in fasce. Protagonista di foto mai stampate è un oggetto, la borsa rossa e blu realizzata dalla madre con il tessuto di una coperta del corredo. Il “viaggio di una borsa” in luoghi della vita dell’artista, aquilana d’adozione, resi significativi dopo che il terremoto dell’Aquila l’aveva costretta a trasferirsi.
«Quel vecchio tessuto raccontava già una storia, ora quello stesso tessuto ridiventa – fotografato lungo i percorsi della sua esistenza – tessuto che racconta di sé. In una ciclicità struggente e vitale, il cui fine ed inizio costituiscono la trama del filato»
TIZIANA FUSARI. Retrospettiva
8 marzo – 4 aprile 2015
Associazione Il Fondaco
Via Cuneo 18, Bra (CN)
Info:+39 3397889565/ +39 3479632508
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