MILANO | MINEO (CT) | NELLO STUDIO DI NOEMI MIRATA
di Mattia Lapperier
Lo studio nasce, cresce e si sviluppa di pari passo con l’artista. Ne riflette la personalità nel modo più autentico. È testimone silenzioso delle sperimentazioni più ardite, del perfezionamento di tecniche affinate negli anni e custodite gelosamente. È anche il luogo delle infinite prove, delle notti insonni, delle cocenti insoddisfazioni, che tuttavia possono sfociare talvolta in successi inaspettati. #TheVisit ha lo scopo di aprire le porte a tali realtà che per loro stessa natura sono poco accessibili, spazi che in tempi di pandemia rappresentano pure una delle rare occasioni di confronto diretto con l’arte contemporanea.
Artista siciliana d’origine e milanese d’adozione, Noemi Mirata da circa quattro anni vive stabilmente nel capoluogo lombardo, dove ha iniziato a prendere forma, mese dopo mese, il proprio studio. Nonostante l’ambiente consista in un’unica stanza piuttosto contenuta nelle dimensioni, l’artista ha imparato ad adattarvisi e a sfruttare al meglio ogni suo angolo. È tale spazio ordinato, dotato quasi di rigore scientifico, versatile e modificabile a seconda delle necessità, il luogo in cui porta avanti la propria ricerca al contempo pittorica, scultorea e installativa. Una delle caratteristiche che lo contraddistingue è la parete che resta sempre per lo più bianca, in modo da permetterle di lavorare a muro, tecnica quest’ultima che preferisce al cavalletto poiché garantisce maggiore stabilità del supporto e massima flessibilità di movimento. Sul tavolo invece, quando non direttamente sul pavimento, Noemi Mirata lavora alle sculture e installazioni. Disseminati nello spazio, vi sono inoltre led a muro che permettono ai semi – parte integrante della sua ricerca espressiva – di germogliare più velocemente, per poi essere impiegati nelle opere.
Accanto a tale studio più recente, Noemi Mirata mantiene ancora il vecchio studio di Mineo, piccolo centro in provincia di Catania, di dov’è originaria. Tale ambiente più ampio, direttamente collegato con la campagna circostante attraverso un giardino, dà origine ad un autentico studio diffuso, senza più confini, in cui ogni superficie disponibile è occupata da materiali accumulati nel tempo o da opere in divenire. È qui dove l’artista raccoglie humus, semi, muschi, piante autoctone e altri elementi di origine organica al fine di studiarli e di trarne ispirazione. Le colline e i boschi intorno a Mineo rappresentano per l’artista non solo un luogo in cui evadere, ritirarsi o passeggiare nel verde ma anche e soprattutto una fonte inesauribile di sostanze vive da impiegare nelle sue installazioni, nonché l’irrinunciabile possibilità di immagazzinare esperienze a diretto contatto con la natura, innescando con questa un rapporto armonico di reciproco scambio.
Dopo l’inverno trascorso a Milano, durante i mesi estivi l’artista torna nei luoghi d’origine. È lì che – grazie a ritmi più rilassati e a una natura spontanea, non razionalizzata da un processo di ricostruzione in ambito cittadino, ma che si offre piuttosto in tutta la sua varietà e immediatezza – è solita dar seguito alle proprie sperimentazioni. Conservati e rielaborati almeno a un primo livello nello studio catanese, tali proto-lavori necessitano di ulteriore tempo per trasformarsi. Nella loro forma embrionale essi costituiscono la base per successive indagini che trovano effettivo compimento solo in un secondo momento, a Milano.
Come una pianta intraprende il proprio ciclo vitale spontaneamente, assecondando le proprie tempistiche, senza forzature provenienti dall’esterno, anche la ricerca di Noemi Mirata va di pari passo con il susseguirsi delle stagioni.
Le fasi di germogliazione, crescita, appassimento e morte sono introiettate dall’artista e dalla stessa intrecciate a questioni di scottante attualità come la salvaguardia dell’ambiente o la violenza sulle delle donne. Da collant vecchi e usati, cuciti insieme e imbottiti di terra e semi, affiorano delicate piantine che con la loro crescita invitano a riflettere su come dalla bruttura ci si possa emancipare, su come dalla morte possa riemergere la vita.
Durante il primo lockdown, a Milano, Noemi Mirata, almeno in un primo momento, non è riuscita a lavorare. Ha tuttavia impiegato quel periodo così particolare per accumulare sensazioni ed emozioni che l’hanno condotta, nel tempo, a elaborare una meditazione sulla dicotomia esistente tra i concetti di pesantezza ed elevazione. A partire da ciò, ha concepito dei corpi inerti di collant color carne, disposti su freddi tavoli metallici che concorrono a restituire l’inquietante sensazione di trovarsi in un obitorio. Da tale contesto mortifero, si innalzano tuttavia colonie di verdi germogli, a rammentare che la vita si rigenera nonostante tutto, in un ciclo perpetuo.
I molti studi portati avanti negli anni sulle piante infestanti, sulle piante resilienti, persino, più recentemente, su quelle preistoriche, perseguono un’analoga linea di ricerca volta a individuare nell’elemento vegetale qualcosa di più di una mera ispirazione. Analizzato nelle sue componenti scientifiche, reso poi attraverso schizzi a penna o software, infine indagato sulla tela per mezzo di una progressiva semplificazione formale, esso è restituito dall’artista nella propria essenza, quale manifesto di una natura generatrice a cui tutto, inesorabilmente, torna. Tanto lo studio di Milano quanto quello di Mineo sono entrambi indispensabili per condurre attivamente tali ricerche, in modo imprescindibile l’uno dall’altro. La genesi stessa dei lavori di Noemi Mirata ripercorre un ciclo vitale che dall’analisi conduce alla sintesi; dalle profondità della terra procede in direzione della luce; dalla morte va alla vita.
Noemi Mirata è nata a Catania nel 1995. Dopo essersi laureata all’Accademia di Belle Arti di Catania indirizzo Pittura, si trasferisce a Milano per frequentare il biennio all’Accademia di Belle Arti di Brera, indirizzo Terapeutica artistica. Nel 2019 viene selezionata dal Collettivo Flock per prendere parte al progetto PUPI – La nuova storia, dandole la possibilità di approfondire una nuova simbiosi tra tradizione e mondo contemporaneo. Nel gennaio dello stesso anno partecipa al Macro Asilo di Roma con una performance Pro-Memoria. Nel luglio del 2020, presso lo Spazio DENDRON (CT) realizza un lavoro site specific. Nello stesso anno svolge l’intership per Alain Urutia Studio (Berlino), che le dà la possibilità di ampliare le sue conoscenze e condividere la propria ricerca con l’artista. Dall’aprile 2021 su invito di Co_atto, presso le vetrine di Porta Garibaldi, passante ferroviario, ha realizzato l’installazione Proliferazione, installazione ambientale che si è evoluta, cambiando forma, durante l’esposizione. Nel giugno dello stesso anno espone un lavoro site specific presso la Gallery Sweet Gallery di Mariano Comense e viene selezionata da ReA! Art Fair per la fiera che si terrà a settembre a Milano. Nel luglio 2021 realizza un’installazione organica per il collettivo nudi Branchi, presso il Tempio del Futuro Perduto di Milano. www.noemimirata.com