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SARZANA | Nello studio di Massimo Angèi

di Mattia Lapperier

Lo studio nasce, cresce e si sviluppa di pari passo con l’artista. Ne riflette la personalità nel modo più autentico. È testimone silenzioso delle sperimentazioni più ardite, del perfezionamento di tecniche affinate negli anni e custodite gelosamente. È anche il luogo delle infinite prove, delle notti insonni, delle cocenti insoddisfazioni, che tuttavia possono sfociare talvolta in successi inaspettati. #TheVisit ha lo scopo di aprire le porte a tali realtà che per loro stessa natura sono poco accessibili, spazi che in tempi di pandemia rappresentano pure una delle rare occasioni di confronto diretto con l’arte contemporanea.

Lo studio di Massimo Angèi consiste in un ambiente piuttosto ampio e luminoso, la cui continuità è interrotta dalla presenza di una colonna portante che, pur vincolandone l’assetto interno, non ne pregiudica affatto l’equilibrio. È un ambiente-laboratorio stipato di attrezzi e materiali di ogni sorta, di opere già concluse e altre ancora da ultimare, di tavoli e scrivanie su cui sono disposti colori, solventi, tele, carte o altri supporti. Nonostante a prima vista possa apparire caotico, in realtà è accuratamente organizzato; ogni angolo al suo interno ha una precisa ragion d’essere, tutti gli scaffali o ripiani sono stati collocati nel salone in modo rigorosamente funzionale.

Veduta dello studio di Massimo Angèi, ph. Maria Elena Angèi

La luce naturale è requisito imprescindibile per l’artista; ogni suo lavoro è stato infatti concepito di giorno, in condizioni favorevoli di illuminazione. Essa non solo è indispensabile per apprezzare appieno i delicati passaggi dei suoi dipinti ma determina persino la disposizione interna dello spazio. L’artista si è ricavato infatti una specifica postazione per dipingere, antistante alla porta a vetri, direttamente illuminata dal sole, dalle ore centrali della giornata in poi. È lì che è solito lavorare, sino a quando la luce glielo permette, su di un piano inclinato regolabile a seconda delle dimensioni dell’opera, preferendo al tradizionale cavalletto un più versatile tavolo da tecnigrafo.

Particolare dello studio di Massimo Angèi, ph. Maria Elena Angèi

L’assetto generale dello studio non lascia adito a dubbi; si tratta di uno spazio deputato alla sola creazione o, tuttalpiù, alla riflessione individuale. L’innato riserbo di Massimo Angèi, unito alla concezione intima e meditativa che ha del proprio lavoro, lo hanno infatti indotto a incontrare i suoi ospiti al piano superiore, ammettendo in studio solo una ristretta cerchia di fedelissimi. Non solo deposito per attrezzi o luogo della pittura, esso rappresenta per l’artista un luogo magico in cui lasciare andare la mente, in cui qualsiasi cosa diventa possibile. Un luogo dove sentirsi se stesso e riconnettersi autenticamente alla propria individualità. Un luogo del ricordo, in cui custodire il regalo di una cara amica (un’antica scatola di ventisei colori a olio, risalente ai primi anni del Novecento) ma anche semplicemente un luogo in cui ci si può sedere e, guardandosi attorno, trovare pace nel proprio lavoro e benessere dal resto del mondo. In questi termini, lo studio per Massimo Angèi assume una connotazione di tipo immersivo, al punto da acquisire ai suoi occhi un valore quasi sacrale.
La pratica della pittura è per l’artista un impegno quotidiano e totalizzante. Dopo essere stata latente nel corso degli anni in cui ha lavorato come fotografo per agenzie internazionali come Grazia Neri e Bilderberg, è riemersa improvvisamente, come un fiume carsico, nella primavera del 2006. Ancora oggi – a quindici anni da quella inaspettata rivelazione – tale pratica prosegue imperterrita e con immutato fervore, al punto che, negli anni, Angèi ha avvertito la necessità di dividere l’ambito del privato dallo studio. Pur essendo quest’ultimo direttamente comunicante con la propria abitazione, ha pertanto deciso di dipingere interamente di nero il corridoio che separa i due ambienti. Il semplice passaggio dall’uno all’altro assume così un valore rituale; andando in direzione dello studio l’artista si spoglia consapevolmente di ogni sovrastruttura per dedicarsi – anima e corpo – alla pittura. Procedendo invece in senso contrario, egli cerca di ottenere un sano distacco dalle proprie opere, così da potervi intervenire il giorno successivo, a mente sgombra.

Massimo Angèi, Spirito e carne, 2016, olio e carbone su tela, 70×70 cm. Courtesy Anima Mundi Gallery, St. Ives, UK

Angèi dipinge paesaggi interiori, luoghi dell’anima che non hanno nessun corrispettivo nella realtà. Essi affiorano piuttosto dall’inconscio, quasi fossero la trasposizione sulla tela della propria attività onirica. Un segno variato, a tratti morbido e fluttuante, a tratti graffiante e sincopato, compone una sinfonia dai colori modulati e i volumi sapientemente orchestrati tra pieni e vuoti.

Massimo Angèi, Amphiorama, 2017, olio su tela, 70×90 cm. Courtesy Anima Mundi Gallery, St. Ives, UK

Appesi in studio attualmente ci sono alcuni degli ultimi lavori che, se confrontati con la produzione di qualche anno precedente, tradiscono una sempre maggiore tensione alla rarefazione delle forme. Nei mesi immediatamente successivi al sopraggiungere della pandemia, l’artista ha avvertito l’esigenza di soffermarsi sul piccolo formato, prediligendo i pannelli di MDF come supporto. Le dimensioni ridotte solitamente lo inducono a una più intensa concentrazione, come lui stesso dichiara: “Il lavoro piccolo è denso, attira a sé, lo trovo persino più impegnativo rispetto a quello di formato più grande poiché la componente gestuale viene ad essere necessariamente più contenuta e vincolata”.

Massimo Angèi, Persistente mutare delle forme, 2021, olio su MDF, 30×26 cm, collezione privata

Negli ultimi mesi, invece, forse anche perché sospinto da un crescente desiderio di libertà, è tornato a tele di più ampio respiro. In esse il segno corre fluido e, affrancato da ogni costrizione formale, dà vita a composizioni sempre più immateriali e tendenti al monocromo. Tra le altre, Musica dal mare, offre una delle prove più significative di tale rinnovata aspirazione trascendentale.

Massimo Angèi, Musica dal mare, 2021, olio su tavola, 80×70 cm. Courtesy Galleria Ponzetta, Pietrasanta

Lo studio-laboratorio di Massimo Angèi, luogo che con i suoi molteplici colori e odori di per sé stimola intensamente tutti i sensi, è lo spazio fisico in cui nascono i suoi quadri. Questi ultimi, per mezzo dei loro caratteristici viluppi cromatici, prescindendo il dato sensibile, sono in grado di introdurre l’osservatore in una dimensione contemplativa, al di là di ogni contingenza, al di là dello studio stesso.

Ritratto di Massimo Angèi, ph. Maria Elena Angèi

Massimo Angèi (La Spezia, 1962) vive e lavora a Sarzana. Durante gli anni del Liceo Artistico lavora come illustratore naturalistico di flora e fauna. Si laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, partecipa alle prime esposizioni collettive e alla creazione del Gruppo Idioma, assieme a Marco Casentini, Fabio Linari, Jacopo Bruno, Andrea Geremia. Poco tempo dopo, inizia a lavorare come fotografo freelance per l’editoria specializzata in architettura e interni, pubblicando le sue immagini su riviste italiane e internazionali, fra queste il quadrimestrale statunitense NEST. Ha fatto parte delle agenzie fotografiche Grazia Neri di Milano e Bilderberg di Amburgo. Fotografa sino alla primavera del 2006 quando, durante la notte del 4 aprile, un impetuoso e inaspettato desiderio di dipingere gli rende la notte insonne. Al mattino decide di seguire quell’evidente segno del destino, e ritrova la sua vita. Da quel momento inizia a esporre i suoi lavori in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, presso musei e gallerie come, tra gli altri: Jack Fischer Gallery (San Francisco), Galerie Noordeinde (L’Aia), Teatro Dal Verme (Milano), Galleria Nicola Ricci (Carrara), Marc dePuechredon (Basilea), Galleria Menhir (La Spezia), Lucca Center of Contemporary Art (Lucca), Edward Cutler Gallery (Milano), Galleria Ponzetta (Pietrasanta) e Anima Mundi Gallery (St. Ives, UK).
www.massimoangei.com


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