MILANO | Galleria San Fedele | 20 marzo – 11 maggio 2013
di MATTEO GALBIATI
Non ci interessa sapere se gli artisti o chi tra di noi creda oppure no. La fede, quale essa sia, è un fatto prima di tutto vissuto nell’intimo; è qualcosa di riservato, personale. Un atto meditativo da esperire nel silenzio della ricerca di quello che alcuni considerano divino e che altri chiamano mistero. Il Divino e il Mistero, dell’inafferrabile e dell’incommensurabile, sono state presenze con cui l’uomo ha sempre dovuto fare i conti nella consapevolezza della sua dimensione finita e mortalmente corruttibile. A volte la certezza dell’altrove dell’invisibile diventa manifestazione inattesa e improvvisa, vivificata in luoghi e circostanze che suggestionano lo sguardo e lo spirito. Questo succede, per esempio, ammirando le intense opere che Claudio Olivieri ha presentato, tutte appartenenti all’ultimo ciclo dei suoi lavori, per l’emozionante mostra presso la Galleria San Fedele.
Olivieri dagli anni ’70 dipinge cercando il valore originante dell’atto pittorico, cerca la radice primaria dell’espressione poetica che si eterna attraverso la forma del colore dipinto. Dipingere per lui è un costante atto di rivelazione più profondo dell’immagine stessa che si crea. In questa tensione vibratile si caratterizzano le sue visioni, presentate allo sguardo come albori aurorali di luce che varia in forme evanescenti, in aggregazioni corpuscolari cangianti di cromie soffuse e delicate. Se le visioni, quale che sia l’intensità del colore, sembrano delicate e frangibili, mutabili e instabili, di questa apparente fragilità e mutevolezza credo tragga origine e consistenza la forza stessa della sua pittura, segno più valido che infonde ancora fiducia in questa espressione artistica. Forza per renderla attuale e presente.
La pittura di Olivieri diventa un osannante grido silente, un palpito incontenibile e diveniente, una tensione tra l’apparizione conclamata e la sparizione repentina. Un qualcosa di impercettibilmente fugace da essere solo pronunciato eppure tanto manifesto da imporsi con vigore. La modulazione infinitesimale delle sue cromie lasciano sprofondare lo sguardo, prima ancora che nel colore, nella rarefazione o condensazione della luce e del suo atavico mistero. I dipinti di Olivieri sono una diaframmatica sequenza di istanti vissuti e di attese prolungate che ci separano da un altrove indecifrabile anche se presente.
La costante ricerca di Olivieri, tuttora viva ed espressiva, spinge la forte consapevolezza che la pittura non riesce a irrompere nel mistero in modo definitivo e ultimativo ma riesce solo superficialmente a scalfirlo, a coglierne piccole sorgenti vitali, ma mai l’intera complessità. La Pittura, in questo senso, è un atto profondamente umano di continua ricerca. Olivieri suggerisce qualcosa che resta inaccessibile e distante, evoca quello che la presenza e la fisicità umana non possono minimamente aspirare a possedere e conoscere nella totalità della conquista, ma solo lambire nel loro essere finite.
Le sue tele preannunciano la manifestazione di quel divino-mistero: nella luce dei colori, in-visibili apparizioni nell’infinito. Si guardano queste opere in silenzio e meditazione, con lo sguardo attento a cogliere quel che appena sopraggiunto si è già disciolto nel nulla. Olivieri vive da interprete – lo testimonia la sua cinquantennale carriera – il colore come un elemento autonomo: il colore è linguaggio, è vita, è pensiero. La pittura in lui abilita e alimenta la potenza di una poesia inesauribile.
La pittura di Olivieri è una brace ardente che si consuma senza fine, celebrandosi nella gloria assoluta dell’invisibile.
Claudio Olivieri. La gloria dell’invisibile
a cura di Andrea Dall’Asta SJ
testi di Andrea Dall’Asta SJ e Alberto Mugnaini
20 marzo – 11 maggio 2013
Galleria San Fedele
Via Hoepli 3A, Milano
Orari: martedì-sabato 16.00-19.00
Ingresso libero
Info: +39 02 86352233
sanfedelearte@sanfedele.net
www.centrosanfedele.net