VENEZIA | Palazzo Grassi | 6 aprile 2025 – 4 gennaio 2026
di FRANCESCO LIGGIERI
Certe volte a Venezia ci si finisce anche per sbaglio. Magari sali su un treno senza pensarci troppo, giù alla stazione con lo zaino e i pensieri ancora attaccati addosso, e bam!, ti ritrovi lì. Col salmastro che ti pizzica il naso, il sole che gioca a fare lo specchio sull’acqua, e quella sensazione che ti prende alla bocca dello stomaco — tipo un sogno che hai fatto da ragazzino e che adesso, all’improvviso, ti torna in mente senza preavviso.
Venezia è così. Non ti chiede niente, ma ti entra sotto pelle. Ti giri un attimo e dietro l’angolo c’è un affresco che sembra uscito da un altro secolo, oppure una Madonna che ti fissa da una nicchia, oppure una mostra d’arte contemporanea pronta a mandarti in tilt. Tipo quella di Tatiana Trouvé a Palazzo Grassi – già il titolo, La strana vita delle cose, suona come un invito a perdersi in qualcosa che non capisci fino in fondo, ma che vuoi vedere lo stesso. Dal 6 aprile 2025 fino all’anno nuovo: abbastanza tempo per tornarci anche due volte, se te ne innamori.

Hors-sol, 2025 (dettaglio). Collezione dell’artista. Installation view “Tatiana Trouvé. The Strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Filippo Rossi / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection. © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025
Palazzo Grassi fa un certo effetto. È uno di quei posti che, anche se non vuoi, ti mettono un po’ in soggezione. Pavimenti che sembrano specchi, soffitti che si prendono tutta l’aria, e il Canal Grande lì fuori che fa da colonna sonora. Ma Tatiana non si lascia intimidire. Appena varchi la soglia, ti becchi un colpo d’asfalto – letteralmente. La prima opera si chiama Hors-sol, ed è come se avessero strappato via un pezzo di strada vera e l’avessero incastrata nel marmo antico del palazzo. Ci sono tombini – non finti, quelli veri – da Parigi, Roma, New York, Londra, e sì, pure da Venezia. Un patchwork urbano che sembra una mappa del mondo sotto i piedi. Ma vista dall’alto, dai ballatoi superiori, quell’asfalto prende una piega galattica, tipo costellazione marittima. Una di quelle che i navigatori usavano per orientarsi quando non c’era Google Maps, ma solo la speranza di non finire fuori rotta. La mostra è un viaggio che si snoda su due piani, pieno di deviazioni. Le sculture sembrano cose trovate per strada e cresciute in un’altra dimensione, i disegni sono fragili come certi sogni che svaniscono appena apri gli occhi. Trouvé prende ricordi, appunti, foto mezze scolorite, parole scarabocchiate, e li fa diventare materia. Ci sono valigie abbandonate, scarpe orfane, coperte piegate come in un campo profughi chic, oggetti che hanno qualcosa da dire anche se stanno zitti. E tu lì, a chiederti se sei tu che li guardi o se sono loro che ti stanno studiando.

Installation view, Tatiana Trouvé. The Strange Life of Things, 2025, Palazzo Grassi, Venezia, Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025
I curatori – Caroline Bourgeois e James Lingwood – parlano di un “labirinto di spazi fisici e immaginari”. Roba che potresti trovare in un disco dei Radiohead o in un romanzo di Dick. E in effetti, cammini, giri, e a un certo punto non sai più se sei al primo piano o in un sogno. Ma forse è proprio questo il punto. Perdersi. Mollare il bisogno di capire tutto. E lasciare che siano gli oggetti a raccontarti la loro storia. Con quella voce sottile che hanno le cose quando hanno vissuto abbastanza. Solo che, a pensarci bene, questo strano mondo fatto di sogni e memoria sta dentro uno dei templi del potere culturale europeo. Palazzo Grassi, proprietà del collezionista-gigante François Pinault, uno che può comprare tutta l’arte che vuole, se vuole. E allora, che succede? Quando un’artista ti parla di intimità e sogni interiori in uno spazio del genere… sta sfidando il sistema o ci sta semplicemente giocando dentro, con le regole del sistema già stampate in tasca? che Deja vù.

Installation view, Tatiana Trouvé. The Strange Life of Things, 2025, Palazzo Grassi, Venezia, Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025
Il bello – o il brutto – è che l’arte vera rischia di perdersi in tutto questo rumore, nei budget, nelle quotazioni, nelle conferenze stampa con il prosecco tiepido. Però Tatiana Trouvé, forse, si salva. Perché ti prende per mano e ti dice: guarda qui, anche un tombino può essere una poesia. Anche una sedia vuota può diventare una sentinella. “Sentinella che vedi?” cantava una nota canzone italiana. E anche un cuscino di marmo può farti venir voglia di sdraiarti, anche se ti spacchi la schiena. Già, perché poi ci sono quelle sculture di sedie – la serie The Guardians − con oggetti appesi, infilati, drappeggiati: coperte, borse, libri alti come grattacieli, scarpe vissute. Roba che sembra lasciata lì da qualcuno che è uscito un attimo e tornerà fra cent’anni. E sopra quei libri, a volte, ci sono cuscini di pietra − marmo, onice, sodalite. Pietra dura, aspetto morbido. Come la vita, in fondo.

Installation view, Tatiana Trouvé. The Strange Life of Things, 2025, Palazzo Grassi, Venezia, Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025
Al piano di sopra, il viaggio continua. Ci sono disegni grandi e settanta opere su carta mai viste prima. Camere da letto sfocate, giardini che sembrano incubi in controluce, angoli familiari di un mondo che forse è esistito solo nella testa dell’artista. E poi c’è una stanza intera, ricostruzione dello studio di Trouvé, dove ogni oggetto – serrature, corde, scarpe da sistemare, fiori secchi, barriere coralline in miniatura – è scolpito in bronzo, argento, oro. Come dire: anche le cose più piccole, quelle che di solito butti via senza pensarci, hanno un’anima. E quella stanza, più che un atelier, sembra un reliquiario punk. E allora sì, forse vale davvero la pena perdersi a Palazzo Grassi in questa strana, stranissima vita delle cose. Non per trovare risposte – quelle le lasciamo ai colleghi filosofi – ma per imparare a farsi le domande giuste. Tipo: perché quando diventi mainstream tutto ti sembra già visto? Oppure: è davvero necessario capire ogni cosa, o possiamo anche solo sentire?
Perché in fondo, l’arte – quella vera – non serve a spiegare il mondo, ma a renderlo un po’ più misterioso. E, magari, anche un po’ più bello.

Installation view, Tatiana Trouvé. The Strange Life of Things, 2025, Palazzo Grassi, Venezia, Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025
Tatiana Trouvé. La strana vita delle cose
a cura di Caroline Bourgeois e James Lingwood, in collaborazione con l’artista
6 aprile 2025 – 4 gennaio 2026
Palazzo Grassi
Campo San Samuele 3231, Venezia
Info: +39 041 2401 308
https://www.pinaultcollection.com/en