VARESE | VILLA E COLLEZIONE PANZA | 4 novembre 2016 – 15 ottobre 2017
di FRANCESCA CAPUTO
Una delle figure più rilevanti ed eclettiche del panorama artistico contemporaneo è di scena a Varese con Robert Wilson for Villa Panza. Tales, ampia personale presentata dal FAI – Fondo Ambiente Italiano, a cura di Noah Khoshbin e Anna Bernardini, fino al 15 ottobre 2017.
Il percorso procede per silenzi, lentezza, empatia emozionale, attraversando come un filo rosso la Villa e la Collezione Panza: il parco con un lavoro inedito, e piano terra, scalone, primo piano con una galleria corposa di Video Portraits. In una sorta di scatola magica che crea e amplifica rispondenze e affinità – concettuali, poetiche, tematiche, estetiche – con il luogo, i suoi ambienti, gli arredamenti, le opere d’arte antica. E sopratutto in sintonia, sottile e profonda, con la collezione d’arte contemporanea, a cominciare dalla sensibilità per luce, spazio, colore, sino al discorso legato al tempo, al rapporto tra storia e contemporaneità, passato e presente, visibile e invisibile, minimalismo e visionarietà. Altre volte invece inducendo una sorta di cortocircuito che procede per eccessi, paradossi, opposizioni, provocazioni, nel rileggere l’humus della collezione Panza.
Nell’intreccio di linguaggi, forme espressive, riferimenti iconografici, Wilson narra il suo concetto di ritratto, introducendo la dimensione temporale e una rappresentazione dilatata, attraverso lievi interferenze, ripetizione del gesto, minimi movimenti, un uso calibrato di luce e colore, composizione formale impeccabile. Le azioni rallentate tanto da sembrare fisse, immobili, non hanno né inizio né fine, sono ripetute in loop. La polisensorialità si riverbera dalla sovrastimolazione ottica a quella sonora, nel sottofondo musicale (coinvolgendo artisti del calibro di Lou Reed) e recitato con testi letterari.
Nei video-ritratti prendono vita specie rare di animali in via d’estinzione, come la famiglia di gufi delle nevi, Kool, su uno sfondo a pois, o l’elegante pantera nera Ivory, dallo sguardo magnetico. Oltre ad attori e artisti di fama internazionale.
Sono immagini significanti che in un gioco continuo di ambivalenze, ambiguità – ironiche e malinconiche, a tratti bizzarre e disturbanti – sottraggono il soggetto ritratto all’ovvietà del suo status di icona dello star system, spostando il baricentro dall’interiorità all’esteriorità.
Isabella Rossellini è trasfigurata in un’irriverente manga giapponese, coloratissimo e pop. Brad Pitt, avvolto in un’atmosfera che ricorda Fight Club, in boxer e calzini bianchi, si lascia bagnare della pioggia mentre si prepara a sparare verso l’osservatore con una pistola ad acqua. La bellezza diafana della cantante lirica Renee Fleming si anima lentamente e quasi si dissolve nell’evanescenza del bianco assoluto, mentre la grazia statuaria del corpo di Roberto Bolle sembra tratteggiato a china. L’artista Zhang Huan è in un ambiente paradisiaco, circondato da surreali farfalle svolazzanti, in contrapposizione alle sue prime azioni performative di denuncia sociale, quando sedeva nudo e coperto di mosche in una latrina pubblica. Il volto intenso dello scrittore dissidente Gao Xingjian, è mosso solo dal battito delle palpebre e dalla scritta a lapis: “La solitudine è la condizione necessaria della libertà”.
Colpisce, vedere Robert Downey Jr. inerme, aprire gli occhi e respirare mentre una mano sconosciuta gli seziona il braccio sinistro, in omaggio a Lezione di anatomia del dottor Tulp, capolavoro di Rembrandt.
Fino al nucleo dei Lady Gaga Portraits, già esposto al Louvre nel 2013 ed ora al suo debutto italiano, in cui la pop star reinterpreta grandi dipinti connessi al tema della morte: la Mademoiselle Caroline Riviér di Ingres (1806), La morte di Marat di David (1793), e diverse varianti della decollazione della Testa di San Giovanni Battista del Solario (1507). Se il confronto con i capolavori del Louvre appare troppo contaminato dai toni del mainstream e del remake, più convincente è il video Flying, dove è ritratta come una scultura dinamica vivente, durante lo shibari, antica pratica bondage di tradizione giapponese.
Poetica e suggestiva, infine, è l’installazione permanente, A House for Giuseppe Panza, concepita come omaggio all’avventura intellettuale di Giuseppe Panza che cercò la dimensione dell’infinito attraverso l’arte.
L’accesso alla piccola casa nel parco è impossibile. Dalle finestre si intravede un tableau vivant: una mano sembra fermare le pagine di un libro aperto sul tavolo mentre la voce di Wilson recita brani da Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke, molto cari a Panza.
In un’atmosfera di sospensione spazio-temporale tra inquietudine e atemporalità, Wilson celebra la comune sensibilità per l’introspezione, la contemplazione, la ricerca del silenzio e della solitudine interiore, l’amore per lo studio.
Robert Wilson for Villa Panza. Tales
a cura di Noah Khoshbin e Anna Bernardini
4 novembre 2016 – 15 ottobre 2017
Villa e Collezione Panza,
Piazza Litta 1, Varese
Info: www.villapanza.it