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ROVERETO (TN)| Mart | 21 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022

di ILARIA BIGNOTTI

Piero Guccione (1935-2018) è il pittore del mare: però, ad aprire la raffinata, intensa e misurata mostra a cura di Marco Di Capua e di Daniela Ferrari al Mart di Rovereto, che propone una quindicina di opere rivolte a tracciare il percorso dell’artista siciliano, sono visioni, più che vedute, tra le quali spiccano il Balcone, 1964 e la Città riflessa, 1968: le date, epocali per il consolidamento delle nuove avanguardie e per la contestazione del Sessantotto, pare abbiano sfiorato appena questi due dipinti che sono sospesi in quel limbo dell’immagine che non si fa lambire da concetti e problemi, dimostrazioni e rivendicazioni. Un balcone, una città nella notte, il primo irrorato di una luce meridiana, la seconda bagnata dal gelo di un faro d’automobile, o di lampione, non ne vogliono sapere di tutto questo: semplicemente, appaiono agli occhi dell’artista. Che li dipinge.
Così accadrà, negli anni Settanta e sino al nuovo Millennio, con il mare: ci sono prima le larghe campiture, con quei tralicci che creano fili orizzontali e mutano l’orizzonte dello sguardo (si vedano Ombra sul mare, 1973-1974, e Paesaggio, 1975); poi ci sono le marine nelle quali ci si perde, fenomenologie dell’acqua che chiede agli occhi di immergersi nelle maree (impossibile non farsi rapire da Tre movimenti del mare dedicato a F. Schubert, 1977-1980, cui fa eco il successivo I movimenti del mare, 2003-2005).

Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’astrazione_Ph Mart

Poi si entra da Achille Perilli (1927-2021): il fatto che ci abbia da poco lasciati, rende la mostra inevitabilmente il primo omaggio postumo a uno dei più saldi fondatori dell’astrazione lirico-geometrica del Novecento.
Il percorso tra le opere, come quello dedicato a Guccione, vuole farci andare a fondo, pur nel condensato numero di lavori esposti – anche qui, una quindicina – e allora si parte con alcuni dipinti poco noti, a partire da Grande spazio sincreto del 1951: opera dove le griglie cromatiche che in un certo senso paiono essere i mattoni di un muro sbrecciato sono come erosi da due grandi esplosioni cromatiche, due soli infuocati, rosso e giallo, con nuclei incandescenti che pare contengano il germe di Forma 1, quattro anni prima sorto a Roma dalla comunione di intenti tra Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e, ovviamente, Achille Perilli. Un movimento destinato a tracciare, indelebilmente, i dettami di una nuova astrazione consapevole della storia, pionieristicamente aperta a nuove direzioni e declinazioni, necessaria per “…sottrarci ad influenze decadenti, psicologiche, espressionistiche”, scrivevano gli artisti sul manifesto, e finalizzata a rendere, attraverso scultura e pittura, “un’armonia delle forme pure”.

Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’astrazione_Ph Mart

Ecco allora il viaggio assorto, contemplativo e chiarissimo nei suoi intenti che da quest’opera seminale del 1951 porta Perilli a La semiluna del 1955 e a Le rocce dell’antica saggezza di sei anni successivo, opere dove l’aggrapparsi a una dimensione del reale nella descrizione del titolo impatta con la tensione astratta del dipingere, fatto di una pittura densa, vibrante, carica di colori, una pittura che si percepisce essere tesa tra segno e spazio, forma e graffio nella materia cromatica e sul campo visuale. Fino a L’unione dei contrari del 1959, e a La doppia dimensione del 1965: opere dove la dualità, appunto, tra segno e forma geometrizzante – o comunque, griglia che campisce il colore, o anche il vuoto – è centrale e fa da preludio risolto a tutti quei capolavori che Perilli firma dalla seconda metà degli anni Sessanta: in mostra si vedano le tinte fosche di Verticale Orizzontale del 1969 e Visione globale del 1973, che condensa luci rosse e arancioni, sinteticamente squadrate e perfettamente solidificate dal linguaggio del maestro.

Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’astrazione_Ph Mart

Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’astrazione
da un’idea di Vittorio Sgarbi, Lorenzo Zichichi
a cura di Marco Di Capua, Daniela Ferrari
In collaborazione con Il Cigno GG Edizioni, Archivio Piero Guccione, Archivio Achille Perilli

21 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022

MartRovereto
Corso Bettini 43, Rovereto (TN)

Info: 800 397760
+39 0464 438887
info@mart.trento.it
www.mart.trento.it

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