MONTE ARGENTARIO (GR) | Forte Stella | 2 – 19 agosto 2014
Intervista a SILVIA PETRONICI di Matteo Galbiati
Il progetto senseOFcommunity #9, che si tiene a Forte Stella, è una residenza per artisti e curatori dedicata allo studio sulle pratiche artistiche site specific nell’ambito dell’arte contemporanea ideata, curata e diretta da Silvia Petronici in collaborazione con ADIACENZE. La residenza fa parte di un ciclo, senseOFcommunity #1/12, avviatosi nell’aprile dello scorso anno e svolto in differenti sedi tra musei, gallerie e spazi pubblici. Le sedi che hanno già ospitato il progetto sono: #1. Venezia, Officina delle Zattere, #3. Torre di Mosto (Ve), Museo del Paesaggio, #4. Pontassieve, Galleria SpazioOFF e Parco Fluviale dell’Arno, #5. Bologna, Galleria ADIACENZE, # 7. Palermo, Orto Botanico. Le sedi, interessanti per la loro reciproca diversità, permettono a questo progetto di tradursi in una ricerca completa sulle potenzialità della pratica artistica e curatoriale con declinazione site specific. In occasione dell’avvio della residenza intervistiamo la curatice Silvia Petronici:
Come si struttura il vostro progetto di residenza? Quali caratteristiche peculiari ha?
Ho immaginato questa formula di residenza lavorando al fianco degli artisti e individuando lacune e bisogni a cui si poteva rispondere con un percorso di ricerca che integrasse la teoria con la pratica dell’operare artistico. L’obiettivo della crescita professionale e della comprensione delle criticità e dei talenti da coltivare volevo fosse, però, perseguito in una dinamica di scambio e costante mentorship in modo da individuare insieme le tappe di una relazione professionale da costruire prima di qualsiasi scelta o giudizio estetico pur necessari. L’intero progetto delle residenze è dedicato allo studio delle pratiche artistiche site specific nelle loro molteplici declinazioni, sulla base di un mio speciale interesse per questa modalità dell’operare artistico. Ritengo che questa indagine sia un valido sostegno alla comprensione dei mezzi espressivi e delle capacità di intervento nel discorso contemporaneo dell’arte per chiunque, non solo cioè per artisti che si dedicano all’installazione ambientale o all’arte pubblica, ma anche per tutti coloro che intendono agire come artisti e curatori in uno spazio comprendendone la sostanza di luogo e di contenuto.
Imparare a misurarsi con la semantica degli spazi, con la loro estensione relazionale, con le storie oltre che con le geometrie, è, a mio parere, di grande valore e utile allo sviluppo delle idee e dei comportamenti nella sfera dell’arte.
Avvalendosi di strumenti teorici e di un approccio aperto al dialogo e al confronto attivo, questo ciclo di residenze si pone l’obiettivo di condurre gli artisti e i curatori aderenti a sviluppare una maggiore consapevolezza e profondità di pensiero nell’uso di questa speciale pratica artistica, imparando ad affrontare tutte le questioni teoriche e formali che la riguardano in maniera precipua. Il confronto con un curatore e con gli altri artisti è, in questo senso, di vitale importanza per raggiungere questi obiettivi e impegna coloro che vi si avventurano in un percorso di conoscenza non solo della pratica artistica ma anche, e soprattutto, della sua concomitanza con le pratiche vitali, sociali, psicologiche e culturali, in senso ampio.
Una prima importante peculiarità, pertanto, è senz’altro questo orientamento della ricerca che si aggiunge alla scelta di creare un percorso condiviso in una dimensione di convivenza e di coinvolgimento personale.
Il ciclo in cui rientra questa residenza è quello di senseOFcommunity di cosa si tratta e cosa prevede?
Per immaginare questo percorso sono partita da un’analisi della situazione nella quale ci troviamo a partire dall’avvento del web 2.0, dalla possibilità cioè di interagire in tempo reale in una rete di rapporti virtuali istantanei.
Il titolo scelto per l’intero ciclo, iniziato a Venezia nell’aprile del 2013, si propone di porre l’attenzione della ricerca su due temi tra loro correlati: il nuovo senso di comunità risultato dall’uso quotidiano dei social network e lo spirito comunitario che la pratica dell’arte contiene. Il contesto è quello della società del web 2.0, la società nella quale viviamo quotidianamente scambi e intimità in una dimensione di costante e non paradossale prossimità virtuale. Gli artisti in questo ambiente umano e sociale estendono orizzontalmente e democraticamente le loro istanze creative ad una sempre maggiore interazione e condivisione. Il risultato è un territorio delle passioni e delle scelte di stile e di mezzo non più etero diretto ma sensatamente condiviso. La pratica dell’arte contribuisce alla produzione di senso, pone domande a questa comunità e ne ottiene risposte multiple e articolate. La curatela s’inserisce in questo contesto comunitario come una pratica di ascolto e amplificazione del senso di legame e di corrispondenza innescato dal clima culturale in cui gli artisti operano. L’arte esce dalla dinamica modernista del conflitto ed esplora la sfera dei legami, delle coesistenze, connessioni, collegamenti e scambi. Il rapporto e la relazione divengono materiali essenziali del lavoro dell’arte, relazioni con l’ambiente umano e naturale, con il sistema di valori condivisi o condivisibili, con la tradizione, con la visione di un futuro possibile e diffusamente sostenibile.
I temi portanti quindi sono quelli della comunità e della relazione, come vengono proposti rispetto alla società di oggi, sia quella tecnologico-vitrtuale sia quella reale? Quali saranno le attività su cui lavoreranno i residenti selezionati?
A partire dalla considerazione del valore sociale dell’arte e della sua capacità di alimentare lo spirito di condivisione, di scoperta e di comunità, questo ciclo di residenze permette ad artisti e curatori di operare nelle sedi che li ospitano sollevando in esse il coinvolgimento delle persone e delle comunità con criteri rigorosi di ricerca e studio site specific.
Nel tempo riservato alla residenza, gli artisti lavorano insieme a me e tra loro in un percorso di progressivo adattamento e integrazione dei loro progetti e delle loro singole ricerche agli ambienti, gli spazi e le circostanze materiali e simboliche dei luoghi messi loro a disposizione nella sede riservata al progetto. Gli artisti in questo contesto di studio sperimentano progetti con i più svariati mezzi, compresi azioni e interventi di arte partecipativa coinvolgendo la comunità nella quale si inserisce la sede che ospita il progetto e attivando in essa pratiche di relazione e scambio significative.
Le attività svolte sono tutte comprese in un programma di studio teorico-pratico che mira a condurre i residenti in una ricerca accurata sul luogo che li ospita e, in questo senso, sono tutte collegate alla sua osservazione e comprensione. Il sopralluogo è la prima e più importante di queste attività ed è diviso in diversi momenti passando da un aspetto più tecnico ad uno più “sentimentale”. Le altre attività riguardano, con modi e tempi differenti, i percorsi di ricerca previsti dalla formalizzazione delle intuizioni dei singoli artisti.
Grande attenzione la riponete sulla tecnologia e anche sulle pratiche artistiche site specific. Cosa emergerà dal vostro lavoro su questi aspetti? Quali aspettative ti poni?
Le tecnologie sulle quali questo progetto attiva una speciale attenzione sono innanzitutto quelle dei dispositivi relazionali, i mezzi e le strategie, cioè, impiegati al fine di sollevare un coinvolgimento, quello ho chiamato fin dall’inizio, senso di comunità. Video, audio, soundscapes, ambienti mediali e altre dinamiche dipendenti da un hardware tecnologico sono comunque parte di un’indagine conoscitiva e di restituzione del legame stabilito con i luoghi osservati. Ciò che è già emerso, e che continua a sorprendermi, è un corpo di lavori e di riflessioni teoriche che, nonostante il tempo breve della residenza, mostra una sua autonomia ed efficacia rispetto ai presupposti. Questo progetto consente un’analisi delle procedure site specific piuttosto articolata che intendo raccogliere in uno studio dedicato. E poi, si, oltre alle aspettative ho anche sogni e uno in particolare riguarda questa formula di lavoro. Ma ancora è presto per parlarne.
Prevedete un’interazione particolare anche con il pubblico e/o i possibili visitatori?
Ogni volta è diverso. E questo essenzialmente perché le persone non sono materiali, perciò oltre all’approccio deduttivo che consentirebbe di derivare dalle premesse una conclusione partecipata, dobbiamo parlare di sentimenti e dire che ce lo auguriamo, sperando di aver fatto un buon lavoro.
Quali sono i tempi della residenza tra workshop e mostra conclusiva? Come si scandiscono gli impegni del programma?
La durata complessiva della residenza che comprende anche l’opening della mostra finale varia in ogni tappa del ciclo, da sette a dieci giorni come varia la durata di apertura della mostra al pubblico. A Forte Stella saranno otto giorni di lavoro e la mostra durerà dieci giorni chiudendosi in coincidenza con il finissage della mostra curata da ADIACENZE.
Sul piano per così dire didattico, il lavoro all’interno della residenza prevede una parte dedicata allo studio teorico delle pratiche artistiche site specific per come nella storia dell’arte, dal ’900 fino alle recenti esperienze dell’arte contemporanea, si sono via via delineate. A questa parte segue una parte di ricerca in situ in cui artisti e curatori sono invitati a misurarsi con i luoghi resi disponibili dal progetto immaginando al loro interno un lavoro individuale o collettivo. In questa fase, i residenti sono condotti a riflettere e a confrontarsi, passo per passo, con una sequenza di tappe che vanno dal sopralluogo fino all’analisi di tenuta del progetto e alla definitiva produzione. Il continuo scambio tra gli artisti e i curatori, invitati ad ogni step a confrontarsi su ciò che hanno scoperto e su ciò che sta loro accadendo è l’elemento, a mio avviso, più interessante di questo percorso che unito alla dimensione della convivenza e della condivisione del tempo nei vari momenti della giornata, introduce i residenti in un ambiente relazionale e di notevole coinvolgimento personale. Da qui si parte, coinvolgendosi e trovando il proprio modo per farlo. E proprio per questo le ore dichiarate nel bando non sono mai reali ma molte di più.
Una parte del tempo è dedicata allo studio dei supporti di comunicazione necessari allo sviluppo della professionalità di artisti e curatori: il curriculum, il portfolio e, trattandosi di interventi di una certa complessità anche installativa, la scheda tecnica con tutte le specifiche che consentono di comprendere le varie fasi del lavoro, dai suoi presupposti teorici e le sue ragioni formali fino ai materiali e le procedure di attivazione previsti.
Penso che la mostra finale sia importante per dare indicazione concreta di quanto preparato in “teoria”. Che orientamento e che tipo di allestimento desideri per questa esposizione i cui contenuti sono in fieri e non scelti a priori? Lavorerete panificando in qualche modo le proposte oppure lascerete “crescere” i lavori all’interno del workshop e della residenza in modo libero?
La mostra è un momento di condivisione dei temi affrontati e di verifica degli strumenti acquisiti oltre ad essere la conclusione “naturale” del processo di ricerca attivato durante la residenza.
Nell’ambito di questa ricerca c’è una parte importante dedicata all’interazione fra gli artisti e alla loro capacità di integrare progetti e scelte formali con l’ambiente nel quale si trovano a lavorare. Un elemento non trascurabile, tra i molti studiati, di questo ambiente è per l’appunto la presenza di altri artisti e dei loro intenti. I curatori insieme a me sono chiamati a svolgere un ruolo importante in questa fase delicata di orchestrazione delle istanze e delle proposte di intervento. Perciò un piano espositivo c’è, almeno nello spirito, non potendoci essere sulla carta visto che mancano i progetti in partenza. Nella mia esperienza tutto si compone, a volte anche con grande stupore, e succede soprattutto quando la prima parte si è svolta al meglio e i residenti hanno trovato ciascuno il proprio spazio in una dimensione condivisa.
La residenza è aperta ad artisti e curatori. Come li farete interagire tra loro?
Questo dialogo è un altro degli aspetti che amo di questa formula di residenza. Il rapporto di costante mentorship che si attiva e, devo dire, in entrambe le direzioni, tra artisti e curatori e tra tutti e me consente di passare da una vicinanza per così dire professionale ad una comprensione dei processi e delle istanze che favorisce la realizzazione in armonia di quella terza cosa che è l’esperienza a cui i fruitori sono introdotti incontrando il lavoro degli artisti. Artisti e curatori si studiano reciprocamente e si scelgono. Si tratta di affinità elettive, di comprensione dei percorsi di ricerca o semplicemente di qualcosa che afferisce la sfera dei sentimenti, la passione per l’arte e ciò che ne può derivare nel mondo che condividiamo potrebbe essere uno di questi.
Quali caratteristiche e su che basi si sviluppa la selezione dei partecipanti?
A tutti coloro che recepiscono il bando attraverso i diversi canali di comunicazione è chiesto di compilare una domanda di partecipazione corredandola con elementi di documentazione del proprio lavoro: il cv, un portfolio o link a siti web, blog o profili nei social network in cui siano presenti immagini e testi che restituiscano il momento nel quale si trova il loro lavoro, ciò di cui si stanno occupando e con che mezzi. È inoltre richiesto un breve testo di motivazioni. Il criterio principale di selezione è essenzialmente quello dell’approccio professionale, questo percorso di studio è rivolto ad artisti e curatori professionisti o che si stiano formando in questa direzione e a coloro, tra questi, che abbiano interesse verso la ricerca nell’ambito delle pratiche artistiche site specific. Un altro parametro che orienta la scelta dei residenti è quello delle reciproca compatibilità di percorsi, nonostante i diversi linguaggi di partenza, in modo da garantire, almeno sulla carta, un’interazione significativa tra i partecipanti.
Siamo ormai prossimi alla chiusura delle iscrizioni, avete avuto grande riscontro, siete soddisfatti delle risposte avute?
Fino all’ultimo momento, i giorni in cui finisce il tempo per la presentazione delle domande di partecipazione, si tende a non esprimere giudizi, ma in linea di massima negli ultimi anni la mia esperienza, che ho in un’altra circostanza condiviso con il gruppo di lavoro di ADIACENZE, è stata di una ricezione di domande coerente con le aspettative e tale da permettere la selezione di un buon numero di residenti.
Parallelamente presso il Forte Stella, per tutta la durata della residenza, sarà in corso anche la mostra Al limite, sconfino. Cosa ci dici di questa? Quali sono i suoi temi?
La mostra Al Limite, sconfino sarà una presenza stimolante e preziosa durante la residenza, sia per l’eccellente lavoro di curatela di ADIACENZE che per la qualità dei lavori proposti dagli artisti e realizzati con presupposti e modalità di ricerca site specific. Il tema del limite e del confine che la mostra indaga è un tema caro alle riflessioni affrontate durante senseOFcommunity, sia per le questioni di analisi del paesaggio come luogo mediato sia per il tema della relazione al cuore di tutto il progetto di ricerca delle residenze.
Come si rapporta – se lo fa – con la residenza e relativa esposizione?
Il cinquecentesco Forte Stella, nella sua funzione difensiva, è stato progettato per comunicare a vista con altri baluardi e fortezze del territorio e questo presupposto permetterà agli artisti e ai curatori coinvolti di lavorare sulla prospettiva e sull’osservazione, temi intrinsecamente connessi alla ricerca complessiva sulle relazioni. Guardarsi intorno, riuscire a vedere ciò che ci viene incontro è una capacità da annoverare tra le abilità sociali utili ad instaurare un buon rapporto di collaborazione con l’ambiente nel quale viviamo, con le persone e la natura che lo popolano.
senseOFcommunity #9 si propone di suggerire ad artisti e curatori un’indagine sulle pratiche artistiche nell’ottica della loro capacità di trasmettere informazioni, evocare il senso di una rete di collegamenti e di energie vitali come difesa e come risorsa.
Questi presupposti teorici da cui prende avvio il lavoro della residenza condividono piuttosto esplicitamente con la mostra Al Limite, sconfino un universo linguistico e di significati. Pertanto tra parti che poggiano su una comune piattaforma di valori il dialogo si prospetta interessante.
Un pensiero prima di iniziare questo impegnativo, duro e intenso lavoro? A quale cosa tieni maggiormente, cosa ti auguri?
Negli anni – ho curato la prima residenza con questi presupposti di studio, Ouverture n.1, nel 2011 – ho perfezionato questa formula fino a giungere al ciclo di senseOFcommunity (che è con la prossima residenza a Forte Stella alla sua 6 tappa, il numero nove si riferisce alla sequenza temporale dei progetti 3 dei quali sono rinviati al 2015) nel quale ho concentrato le mie risorse teoriche e la mia esperienza sul campo scoprendo ad ogni tappa sempre di più le potenzialità di questa procedura. È vero, è un lavoro intenso e duro, niente può essere trascurato, il piano della responsabilità precede quello della valutazione estetica e lo sostiene. Si sollevano questioni che non ci lasciano indifferenti e che, anzi, accendono gli animi toccando le diverse sensibilità in modi di cui è necessario saper dare conto.
Alle soglie di questa nuova avventura ciò che mi auguro è di proseguire nella direzione della scoperta, dell’osservazione gentile e del coinvolgimento “affettuoso”. Tengo con speciale pertinacia al talento degli artisti e dei curatori che ho incontrato fin qui e che sto per incontrare, alla speranza che mi deriva da esso e all’opportunità di essere parte del processo che ne rafforza gli esiti e ne sostiene il valore.
senseOFcommunity #9. Lo spirito comunitario dell’arte nella società 2.0
a cura di Silvia Petronici
in collaborazione con Organizzazione Associazione Culturale ADIACENZE, Bologna
2 – 9 agosto 2014 residenza
9 – 19 agosto 2014 mostra
iscrizioni entro il 25 luglio 2014
e
Al limite, sconfino
Organizzazione Associazione Culturale ADIACENZE, Bologna
in collaborazione con Nuovo Spazio Espositivo e Maria Pia Radicetti
Artisti: Andreco, Luca Coclite, Marco La Rosa, mariotti.mazzeo, Elisa Muliere, PetriPaselli, Maria Savoldi
27 luglio – 19 agosto 2014
inaugurazione domenica 27 luglio 2014
Forte Stella
Monte Argentario (GR)
Info: Silvia Petronici
+39 349 5086807
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ADIACENZE, Amerigo Mariotti e Daniela Tozzi
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