Milano | Boccanera Gallery | FINO ALL’11 MARZO 2023
di GABRIELE SALVATERRA
E se la mostra di un’influente pittrice italiana si trasformasse in una collettiva guidata dalla sua curatela? Il titolo ipotetico dell’esposizione organizzata da Boccanera Gallery a Milano – Se il paesaggio è simbolico – stimola nuove domande nel tentativo di ricostruire quel dubbio potenziale da cui probabilmente è scaturito il progetto che poi ci si trova effettivamente a visitare.
Linda Carrara poteva, in effetti, occupare con autorità lo spazio personale che il solo show programmato assicura periodicamente agli artisti appartenenti a una galleria. La sua scelta alternativa è stata invece quella di posizionarsi lateralmente, vestire i panni della curatrice e coinvolgere alcuni compagni di strada che, oltre a condividere visioni e sensibilità in maniera originale, si pongono come personalità particolarmente interessanti per la qualità dimostrata negli anni più recenti di attività. Ne risulta un progetto coinvolgente e di tendenza, impostato sul tema sempre attuale del paesaggio inteso come stimolo libero, concettuale e potenzialmente astratto per le ricognizioni formali degli artisti. Si parla infatti di una sua declinazione simbolica per evitare lo sterile scimmiottamento della natura, preferendo invece un approccio metaforico in grado di rendere l’opera d’arte una proliferazione quasi spontanea e auto-generante che ha tutte le variabilità, gli inciampi e le singolarità irripetibili di una pianta, di un filo d’erba o di una corrente d’acqua.
Carrara presenta il proprio lavoro principale come un’antitesi del paesaggio tradizionalmente inteso. Si tratta di un “fuori-scala” altissimo e stretto dove il formato verticale della composizione sembra contraddire la classica immagine panoramica e quindi orizzontale della veduta ottocentesca. Qui si è di fronte a una fessura che ci immette nella natura come attraverso un sensuale e limitante peep hole. E la natura a cui questa fessura ci conduce è quella propria della pratica artistica, un territorio che più di ogni altro trova nell’esempio del creato il principale insegnamento per portare avanti una ricerca totalizzante e non solipsistica. Fabio Roncato, ad esempio, presenta delicate sculture di fattezza organica modellate direttamente dalle correnti del fiume Trebbia. L’artista ha fatto un passo indietro e ha lasciato che fosse il caso e la manipolazione anonima a scolpire la foggia poetica del proprio lavoro. Se si esclude Roncato la mostra ha poi tanto a che fare con il medium pittorico, cosa che rende l’iniziativa, silenziosamente, anche una rassegna dedicata allo specifico del dipingere più completa e stimolante di molte altre viste di recente.
Accanto a Linda Carrara, con la sua ricerca in bilico tra sensibile, illusione e tautologia, si schierano dunque Giuseppe Adamo, Lorenzo Di Lucido, Silvia Giordani e Vera Portatadino. Il primo lavora su un paesaggio mentale e pittorico, creato per leggeri frottage minimamente aggettanti o retrocedenti rispetto allo spazio illusorio della composizione, dove labili dettagli figurativi emergono come vestigia di antiche civiltà. Più legata a una concezione canonica della veduta è, invece, Silvia Giordani, anche se le sue composizioni sono ibridazioni ugualmente concettuali che confrontano luoghi immaginari con processualità concrete fatte di improvvisazioni eseguite direttamente sul piano del supporto. Lorenzo Di Lucido applica al dipinto – reame del visivo per antonomasia – lo sguardo del non-vedente, creando corsivi monocromi dove l’aspetto tattile e materico immerge il riguardante nelle paste e negli strati che sono propri della pittura. Infine Vera Portatadino presenta il suo originale universo poetico, fatto di visioni zenitali, anch’esse quasi monocrome, dove si adagiano delicate nature morte, fiori, steli, petali e foglie, così transitori da sembrare apparizioni sul punto di sparire per sempre.
In tutta la mostra la dominante del verde segna una vicinanza davvero profonda con i processi naturali che permette di muoversi tra figurazione e astrazione, grado zero dell’arte ed esuberanza formale. Il paesaggio è certamente simbolico, lo esplicita anche questa esposizione: esso esiste soltanto nel momento in cui uno sguardo consapevole – quello umano – lo legge e decodifica, altrimenti si ha solo un indistinto naturale, caos e sterpaglie. Allo stesso modo la pittura (e la scultura di Roncato) risultano profondamente simboliche nello stimolare testa e pancia in un’interpretazione assoluta della realtà, come dimostra nella pratica questo gruppo di artisti, in maniera laconica, soltanto attraverso il proprio lavoro.
Se il paesaggio è simbolico. Linda Carrara, Giuseppe Adamo, Lorenzo di Lucido, Silvia Giordani, Vera Portatadino, Fabio Roncato
a cura di Linda Carrara
Fino all’11 marzo 2023
Boccanera Gallery Milano
Via Ventura 6, Milano
Info: +39 340 5747013
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