VENEZIA | IKONA GALLERY
A Venezia le gallerie fanno rete, dopo la prima edizione autunnale e la seconda in febbraio, torna a maggio, in occasione della settimana di inaugurazione della 16. Biennale di Architettura, Venice Galleries View. Venezia è fiera di avere finalmente il suo Gallery Weekend, nato da un progetto di collaborazione tra nove tra le più importanti gallerie di arte contemporanea di Venezia: Alberta Pane, Beatrice Burati Anderson, Caterina Tognon, Ikona, Marignana Arte, Massimodeluca, Michela Rizzo, Victoria Miro e Zuecca Project. L’iniziativa è nata un anno fa circa, dalla volontà dei direttori di galleria (con un’alta componente femminile: otto donne su nove!) di dare visibilità al circuito delle gallerie di ricerca veneziane, attivo in città tutto l’anno, al di fuori del fenomeno Biennale.
L’obiettivo è quello di fare squadra per promuovere la propria proposta culturale e valorizzare e incrementare l’attività di ricerca e commerciale sul territorio.
Venezia ha sempre sofferto di un mercato collezionistico debole, ravvivato soltanto in occasione della Biennale. L’attività commerciale delle gallerie, infatti, è da sempre fortemente connessa alla terraferma.
Forse però qualcosa sta cambiando, anche grazie al fiorire, negli ultimi anni, di nuove gallerie (Alberta Pane, Marignana Arte, Victoria Miro, Beatrice Burati Anderson) molto improntate alla ricerca interazionale, ma fortemente intenzionate ad riattivare la città, durante tutto l’anno.
Con Venice Galleries View uno degli obiettivi è dunque rafforzare il flusso del collezionismo di alto livello sia nazionale sia internazionale. Abbiamo rivolto alcune domande dirette ai galleristi, per sondare lo stato di salute del panorama dell’arte contemporanea veneziano.
Intervista a Živa Kraus di Lucia Longhi
La galleria: lo spazio, gli artisti
Ikona in greco antico significa immagine. Ho scelto il nome Ikona perché non volevo una parola inglese, francese o italiana, volevo qualcosa di internazionale e universale. Le parole con radice ikon sono collegate perfettamente alla fotografia – iconografia, iconoclastia, ecc… – le icone sono inoltre legate a Venezia e Bisanzio.
Ho creato la prima galleria di fotografia, Ikona Photo Gallery, che ancora oggi vive, nel 1979 al ponte San Moisè, una galleria internazionale che ha presentato i grandi e promosso i giovani: da Lisette Model, il massimo come outsider, a Berenice Abbott, il massimo come classico.
Mi sono sempre occupata di fotografi autori che hanno creato un’opera e hanno usato la fotografia come mezzo di espressione. Alcuni autori con cui ho lavorato, come John Batho, Chuck Freedman, sono riusciti a creare un’opera su Venezia come Carlo Naya e altri nell’Ottocento. Quello che la camera vede è sempre anche l’interiorità del fotografo. Qualsiasi fotografo vede tanta luce quanta ne ha dentro di sé. La fotografia per me è body art. Lasciando lo spazio di San Moisè alla fine del 1983, ho inaugurato più di quattordici sedi in città, ho creato un itinerario topografico, ho usato tutta la città come uno spazio espositivo dando vita a questi luoghi. Nel 1989 è stata fondata Ikona Venezia International School of Photography che nel 2003, con Ikona Gallery, approda in Campo del Ghetto Nuovo. In una città che è punto di transito del mondo, Il Ghetto mi sembra ideale come spazio perché è isola nell’isola, città nella città e in più è una memoria completa. Ancora oggi scelgo e offro alla città e allo sguardo dei visitatori le immagini che custodiscono un significato scritto in fotografia.
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Ikona Gallery
Cannaregio 2909, Campo del Ghetto Nuovo
Elena Veronese, Hospital Poetry
a cura di Živa Kraus
22 maggio – 26 agosto 2018