ROMA | Un nuovo spazio e un nuovo progetto: la parola a Giacomo Guidi
Intervista a GIACOMO GUIDI di Alice Zannoni
Alla luce della querelle che in queste settimane sta animando il sistema dell’arte a colpi di lettere aperte, risposte e controbattute con il caso della Galleria Giacomo Guidi, pubblichiamo un’intervista fatta al gallerista romano un po’ di tempo fa per capire meglio il progetto e il suo punto di vista. A poche ore dall’opening della prima mostra personale dell’artista olandese Jan van der Ploeg che avrà luogo nella prima sala di questo nuovo spazio in Largo Cristina di Svezia (inaugurato lo scorso 16 settembre) desideriamo proporre ai lettori le parole del gallerista che illustrano gli intenti che lo hanno mosso per dar vita a questa nuova esperienza.
Da dove nasce l’esigenza di presentarsi con un nuovo spazio?
Non si tratta di un’esigenza, bensì di un’opportunità. Mi è stato proposto questo spazio che fu per anni lo studio di Sandro Chia; uno spazio ampio e articolato su cui ho elaborato un particolare progetto che si sarebbe potuto realizzare solamente con determinati requisiti volumetrici.
Spiegami meglio il progetto…
Dal punto di vista della struttura espositiva c’è una parte che è relativamente semplice, canonica, quella delle mostre, con tre opening annuali (a settembre, gennaio e aprile) ognuno dei quali con tre diversi progetti, per cui in tutto nove mostre in una stagione.
Quindi una galleria tripartita?
Non proprio. Ti spiego come è articolato lo spazio. In galleria ci sono tre aree: la sala principale di circa 300 mq, una sala di 200 mq e uno spazio ibrido, quest’ultimo è una zona che viene vissuta quotidianamente (ci sono le scrivanie, un salotto, un’area per pranzare e cenare), in questo spazio si alterneranno nella prossima stagione una mostra di design, una di fotografia e una mostra di architettura, mentre le altre due sale sono dedicate a mostre su artisti visivi.
A settembre abbiamo inaugurato questo nuovo spazio con Gerold Miller, Melissa Kretschmer e Ettore Sottsass per il design.
La passione per il design, da dove viene? Il desiderio di portare il design in galleria come nasce? Quali sono i motivi di questa tua scelta nella struttura e nella scaletta del tuo programma annuale?
Facciamo un passo indietro. Devi considerare che questo spazio è casa mia. Io abito qui. Ci sono due appartamenti: in uno vivo io, poi ce n’è un altro (che non è per le residenze, non è per gli artisti, come più volte è stato scritto!). Si tratta di uno spazio abitabile basato sul concetto di “casa” nel senso di ospitalità, per cui un artista, un curatore, un architetto, un amico, un enologo, un pubblicista può stare qui, ospite mio. Perché il senso di casa? E qui arrivo al design… Tutto gira intorno alla mia idea di gusto. Il gusto lo vedi a partire dalle scelte in fatto di cibo, di componenti d’arredo, dagli odori che senti, da come sono vestite le persone, dalle piante in terrazzo… Un complesso di elementi che compone la declinazione del gusto personale. La galleria è quindi l’espressione del mio gusto e questo la rende diversa rispetto a come viene concepita una galleria tradizionale. Io abito qui, c’è la guest house, c’è una cucina industriale (perché voglio che i miei ospiti possano avere un’esperienza relativa al gusto, sul cibo), perché è intorno ad un tavolo e non in sala riunione, che si fanno dei progetti, si parla, si fanno affari. Voglio dare un senso di calore, insomma. Poi c’è una terrazza incredibile di 350 mq all’interno dell’orto botanico, la galleria è contornata dalla natura, c’è un silenzio totale e si vede Roma.
Ambizioso davvero…
La galleria è un luogo all’interno di un nucleo di bellezze e intende creare bellezza. A Roma questo spazio lo stanno chiamando bunker o casa armata, è qualcosa che tutela concettualmente ciò che custodisce in una maniera fortificata, strutturata. Io difendo il gusto, l’idea per cui l’italianità è sempre stata riconosciuta, che non significa solo saper fare una cosa bene, bensì intende in modo più generale la capacità di ibridare tra loro quelli che sono gli elementi puramente artistici con altre suggestioni… ed eccoti di nuovo motivata la necessità di relazionare arte visiva, design, moda, cucina, letteratura. In tutto questo c’è un’idea di “Rinascimento Romano”, inteso non come “l’autoproclamazione” di me stesso nella definizione di mecenate. Niente di tutto questo, più semplicemente io ho un’idea e a casa mia faccio quello che mi pare… ospito ed invito le persone che condividono con me questo mio gusto.
Giacomo, quale è la strategia per attivare i canali, far conoscere il progetto nella sua identità culturale collettiva e non far sembrare la galleria il regno dove esprimi solamente te stesso e il tuo gusto?
Per quanto lo spazio sia grande e in grado di ricevere, nel tempo tutto si troverà in una forma estremamente selettiva (inviti, inviti ristretti, eventi a numero chiuso per le varie tipologiedi iniziative che siano gastronomiche, di moda, di design o di letteratura). La galleria è una sorta di hauslab londinese, dove vivo, lavoro e mi avvalgo di grandi personalità di vari settori a cui ho chiesto di trovare casa in questo posto e portare avanti le loro schegge di pensiero condividendole.
Per esempio?
Ad esempio, oltre alle mostre, c’è lo “spazio-pensiero” dello stilista Fabio Quaranta… quindi galleria d’arte che ospita anche uno showroom/boutique. Nello specifico nella galleria si porta avanti l’esperienza di MotelSalieri grazie alla quale Fabio Quaranta veste me e tutte le persone dello staff (non intendo vere e proprie divise, bensì un look “collettivo” che segua una certa idea di gusto, con determinate linee, tessuti, forme, stile… è un esperienza diversa!). Con Fabio la domenica mattina organizziamo anche dei concerti, ispirati all’opera matinée per soli 99 spettatori. La strategia è quella di selezionare l’utenza e qui avviene una selezione che non è snobbistica ma piuttosto si tratta di una selezione intellettuale.
Regno culturale e selezione intellettuale…
E non è finita: la notte si tengono i Caffé letterari e qui ha trovato casa Nuovi Argomenti, storica rivista letteraria, personalità come Sorrentino e Dacia Maraini che usano spesso lo spazio della galleria per lavorare… Capisci ora cosa intendo quando parlo di selezione intellettuale? Ci sarà anche un magazine che racconterà e raccoglierà tutto quello che succede in galleria, tutta l’esperienza: cucina, letteratura, poesia, moda, mostre, i passaggi e le tracce.
Complesso e articolato…
Uno “Spazio-pensiero” in cui tutto sta e tutto ruota intorno alle mostre. La galleria quindi non ha un orario, non è un negozio, ma una casa e si sta insieme.
In quanti siete, per portare avanti questo progetto?
In galleria siamo in sei più l’operatore domestico che si prende cura degli ospiti, dell’equilibrio e dell’ordine di tutta la casa.
Che profilo devono avere i tuoi collaboratori? Non è facile trovare persone con un ampio raggio di pensiero e competenze come quelle che stai presentando.
A proposito di questo, la casa è anche sede di grandi corsi e master di alto livello su questo nuovo concetto che sto portando avanti e che pertiene alla multidisciplinarità del gusto. Creeremo gruppi scelti, degli operatori culturali formati con una capacità totale d’iterazione in un “tessuto di bellezza” (dalla musica, alla moda, all’arte tutto è connesso).
C’è una matrice di Gesamtkunstwerk in tutto questo? Alla Loos, no?
Direi più vicina all’esperienza del Bauhaus, nel senso che i creatori di concetti erano anche operatori manuali o progettuali… Ma non è quanto sto facendo io. Io sto portando avanti un altro discorso: io ho una mia idea, io non sono un artista. Io non sto inventando niente. Storicamente ci sono dei periodi in cui la società tende a specializzarsi in canali indipendenti creando una formazione che dà per scontate certe competenze ma che poi è finalizzata solamente a una monodirezione; automaticamente, se lavori in quella direzione, se i canali non vengono fatti interagire uno con l’altro si inaridiscono. In questo momento secondo me è necessario mescolare le conoscenze e riacquisire la capacità di muoversi su più livelli, come nel Rinascimento.
Questo spazio è un living, da vivere come esperienza. L’arte è sempre il core business ma intendiamo renderla teatro di tutto ciò che “gira”.
Info: www.giacomoguidi.it