BOLZANO | Museion | 31 gennaio – 26 aprile 2015
di CORINNA CONCI
Esiste uno stato allucinatorio senza il quale sarebbe impossibile cogliere una particolare qualità della vita. In quello spazio-tempo è perfettamente inutile cercare di distinguere il vero dall’immaginato, come nelle narrazioni di Marcel Schwob. Lo scrittore sosteneva che «la somiglianza» è «il linguaggio intellettuale della differenza» e «la differenza… il linguaggio sensibile della somiglianza».
Chiara Fumai ha più volte dichiarato che il suo lavoro verte sulle differenze. Le differenze in ogni loro significato. La differenza tra realtà e non realtà; la differenza come scarto dalla somma; la differenza di elementi apparentemente dissonanti che vengono tenuti insieme da quella tecnica fascinosa nominata magia. Le chiedo in quale misura la sua identità magica influisce sulle sue opere artistiche. “Per capire come funzionava l’arte mi sono avvicinata agli studi esoterici, non viceversa. L’arte mi ha fatto scoprire la Teosofia e addentrandomi in questo percorso sono arrivata agli studi di Scienze Occulte. Ci sono delle scritture, dei testi, delle figure che appaiono nella mia mente e lì restano fino al momento in cui vengono ‘canalizzati’. Non è importante chi io sia, quali siano i miei gusti e le mie preferenze, io cerco semplicemente di rappresentare in un contesto artistico ciò che non è ancora stato presentato. È importante specificare che, nonostante questo, nelle mie opere io non presento verità spirituali come contenuti, piuttosto si intravede un interesse specifico verso le Scienze Occulte nei miei metodi di rappresentazione, ovvero nelle forme che utilizzo.
Non potrei mai creare un’opera su Helena Petrovna Blavatsky, per quanto la conosca bene, così come non tratterei mai in un’opera tutta la filosofia di Aleister Crowley, anche se mi ha influenzata moltissimo. Sarebbe come profanarli. È possibile, però, che un giorno io realizzi delle opere basate su alcuni episodi della loro vita, come nel caso di una lettera indirizzata a Lev Trotsky da parte della Bestia 666, Sir Aleister Crowley, sulla quale sto riflettendo da diverso tempo”.
Penso a quante volte ho trovato tracce di occultismo nell’arte, quante evoluzioni ha stimolato. Dalla letteratura alla pittura, dalla musica al teatro, questo universo si intravede nei processi creativi e pulsa dentro le opere di molti artisti. Ho in mente una fotografia degli anni ’30 che ritrae Aleister Crowley mentre gioca a scacchi con Fernando Pessoa. Il poeta portoghese era un profondo conoscitore della tradizione teosofica e questo traspare visibilmente nei sui scritti. Nelle sue carte si legge la sparizione dell’occultista inglese dopo il loro incontro a Lisbona: una possibile allucinazione di uno degli eteronimi pessoani si rivela una messa in scena di un suicidio, smentito con la ricomparsa di Crowley in Germania. Un incontro pieno di mistero che si spiega con l’interesse comune a entrambi verso gli ordini iniziatici e l’occulto.
L’esogramma unicursale con la rosa a cinque petali nel centro, come venne rielaborato da Crowley, compare ripetutamente nel video Tainted love (1985) dei Coil. Si tratta di un’altra versione del simbolo della Golden Dawn che si muove nel mondo musicale.
Danny Carey (collezionista di oggetti crowleyani) e Mainardo dei Tool, si sono dichiarati estimatori del pensiero libero dell’esoterista e della sua capacità creatrice, concetti espressi nell’album Lateralus (2001).
Simboli, parole, azioni e suoni fanno parte dell’alfabeto dell’artista, che è esso stesso strumento ma conserva una propria autonomia. La sua volontà e sensibilità si esplicita nella scelta di rendere palpabile un rapporto tra le cose, prima invisibile. In quest’ottica l’arte è suggerimento ed evocazione piuttosto che sola rappresentazione.
Chiara Fumai dichiara infine con un sorriso “Io non invento nulla, creo solo dei collegamenti. Sono una Disc Jockey e una Medium. Sai, nelle sedute spiritiche chi capita capita.”
Leggi qui l’intervista a CHIARA FUMAI di Corinna Conci, pubblicata il 19 febbraio 2015
Chiara Fumai. Der Hexenhammer
a cura di Frida Carazzato
31 gennaio – 26 aprile 2015
Museion
Via Dante 6, Bolzano
Info: www.museion.it