ISEO (BS) | Fondazione L’Arsenale di Iseo | 4 dicembre 2021 – 9 gennaio 2022
di ALICE VANGELISTI
Ombra e luce.
Silenzio e rivelazione.
Segno e ossessione.
La ricerca di Silvia Inselvini potrebbe essere descritta attraverso queste combinazioni di parole che da sole riescono a cogliere tutta quella duplice dimensione che ciclicamente oscilla tra il tempo reale del fare e quello sospeso dell’opera, e che si materializza in semplici composizioni fatte da accostamenti potenzialmente infiniti di fogli saturi di inchiostro, memori di un gesto che si annulla nella sua ripetizione rituale. Si apre in questo modo una rappresentazione dal forte impatto spirituale e metafisico in grado di avvolgere silenziosamente l’osservatore nel vortice cromatico dell’oscurità. Ma questa da sola non avrebbe senso di esistere e si definisce proprio grazie all’emergere inaspettato della sua controparte luminosa.
Ed è proprio su questa essenza del doppio che ruota l’allestimento di Érebos, la personale di Silvia Inselvini all’Arsenale di Iseo, in cui si coglie allo stesso tempo l’evoluzione della sua magistrale tecnica di cristallizzazione del segno grafico che diventa misura del tempo nella ripetitività di un gesto, soggetto a una mutevolezza in grado di dare vita a composizioni uniche e mai scontate. Così negli spazi espositivi animati da un alternarsi tra luce naturale e semioscurità appaiono come visioni rivelatrici i magnifici lavori dell’artista bresciana, i Notturni, appartenenti alla sua serie più famosa, iniziata ormai da anni ed esposta per la prima volta nel 2012 in occasione del Premio Nocivelli. Con la dedizione, la caparbietà e la tenacia che la contraddistinguono, ha infatti portato avanti questa ricerca personalissima, memore di lezioni dei maestri che l’hanno preceduta ma che ha saputo ritagliarsi una sua dimensione autonoma dalla tradizione del binomio carta-penna, il quale ormai le appartiene completamente grazie alla riproposizione costante e incessante di quel gesto che la identifica.
Infatti, questa pratica ripetuta all’infinito si è affinata al punto che ora non si colgono quasi più i graffi della penna sulla carta, ma Inselvini riesce a creare una serie di inaspettate e imprevedibili sfumature segniche, cariche di significato e intrappolate in una rituale routine artistica a metà tra il ripetuto esercizio fisico e la concentrata operazione mentale. Una pratica che è sempre accompagnata dal profumo dell’inchiostro che pervade l’aria del suo studio e dal magnetico ronzio della penna che sembra danzare sulla carta, i quali diventano così i suoi unici compagni nelle lunghe notti insonni trascorse a riempiere i fogli, sui quali la stesura dell’inchiostro, nel suo reiterarsi, diventa talmente fluida da confondere l’occhio dell’osservatore che si trova di fronte a delle campiture di colore solo apparentemente statiche. Infatti, i suoi Notturni si caricano di riverberi, cangianze e sfumature che mutano a ogni singolo secondo che passa, dando vita a una dimensione di visione completamente diversa da quella che ci si aspetterebbe a un primo sguardo e a cui la semplice immagine fotografica non rende per niente giustizia.
Nel sommarsi estremo dei segni prende così forma tangibile la dimensione del gesto reiterato in una scrittura incomprensibile che si cristallizza in fogli dall’animo profondamente mutevole, nei quali scompare quasi del tutto il tempo del fare in favore dell’apertura verso un oltre, sospeso nel tempo e nello spazio. In questo modo, si viene irrimediabilmente imprigionati nel loro buio totale, memore delle notti insonni dell’artista che si tingono, foglio dopo foglio, dello stesso colore dei suoi lavori. Blu, azzurri e neri si sommano infatti all’interno dello spazio finito del foglio di carta dando vita a visioni magnetiche del buio ma, allo stesso tempo, si smaterializzano nella loro componente cromatica in un vortice silenzioso verso l’oltre, dove qualsiasi riferimento con il reale rimane solamente e velatamente citato nella gestualità ripetuta che si imprime indelebilmente sulla carta e di cui rimane traccia nelle migliaia di penne ormai scariche, allestite come esuli superstiti di questo rituale artistico. Questa è la vera potenza dei lavori di Silvia Inselvini: partendo da un gesto semplice e da un segno altrettanto semplice è in grado di straniarli al punto da renderli altro da sé, divenendo così il portale di accesso per infiniti universi invisibili, dagli echi senza tempo.
E così, la mostra dell’Arsenale ci accompagna per mano in un viaggio fisico nello spazio che diventa allo stesso tempo spirituale attraverso la silenziosa ossessione per il buio che anima i Notturni. Partendo dalle pregevoli cangianze prodotte dalla luce naturale che si riflette e si diffonde sui pannelli esposti nelle prime sale, si è condotti nelle tenebre dilaganti dell’ultima sala, dove due grandi installazioni appaiono come una rivelazione, luminose nella loro componente quasi metallica, a contrastare e ad assecondare vicendevolmente l’oscurità e il vuoto, la luce e il pieno. Perché in fondo senza l’uno non esisterebbe l’altro: nel nulla apparente di queste composizioni del buio abitano così infinite possibilità, che, in un ciclo ossessivo e senza fine, riportano sempre alle coppie di partenza.
Ombra e luce.
Silenzio e rivelazione.
Segno e ossessione.
Silvia Inselvini. Érebos
a cura di Melania Raimondi e Camilla Remondina
con il supporto di IAGA Contemporary Art, Cluj-Napoca (Romania)
4 dicembre 2021 – 9 gennaio 2022
Fondazione L’Arsenale di Iseo
Vicolo Malinconia 2, Iseo (BS)
Orari: giovedì e venerdì 15.00-18.00; sabato e domenica 10.30-12.30 e 15.00-18.00
Info: segreteria.arsenaleiseo@gmail.com
www.fondazionearsenale.it