MILANO | ROBILANT + VOENA | 24 febbraio – 2 aprile 2017
di FRANCESCA CAPUTO
Meticolose torture programmate da macchine, lacerti di corpi scomposti in continua metamorfosi, automi, protesi, mutanti, robot e alieni, animano la pittura inquieta e ironica, di Sergio Sarri. Per indagare, senza alcuna retorica e accettazione passiva ma con lucida consapevolezza, i contrasti nella relazione uomo-macchina, uomo-tecnologia, quale sintesi emblematica dei complessi legami tra l’uomo e i vari aspetti della società.
La sua produzione è da sempre fuori dal coro, sviluppando una propria autonomia poetica fin dagli anni Sessanta, quando fu protagonista della scena Pop del Nord Italia, agli antipodi di quella romana.
La mostra Sergio Sarri. Opere 1967 – 2017, allestita fino al 2 aprile negli spazi della galleria Robilant + Voena di Milano, racconta cinquant’anni di lavoro dell’artista torinese, classe 1938. Lungo il percorso, curato da Walter Guadagnini, emergono le successive variazioni di stile di un’opera che è rimasta comunque coerente e omogenea nel sondare l’universo meccanico del mondo contemporaneo.
La composizione pittorica è organizzata con severo controllo del colore, calibrato su registri freddi, estrema precisione e pulizia formale; un’oggettività che ricorda la resa fotografica, così come il collage, il cut-up, negli assemblaggi del campo visivo.
Domina un’impaginazione rigorosa di schemi e sequenze verticali e orizzontali, di incastri entro pannelli, schermi o terminali elettronici. Uno spazio essenziale dove, tra stilizzazioni iconiche, è la macchina a controllare e fagocitare palesemente la figura umana, quasi mai visibile nella sua interezza. Ridotto ai minimi termini, ogni frammento, ogni dettaglio è una sorta di fermo immagine frutto di una sterminata ricerca visiva e concettuale.
Una metodologia con cui reinventa brandelli di immagini, citazioni e linguaggi eterogenei, dai molteplici rimandi. Mette in relazione, con disinvoltura, elementi tratti dalle avanguardie – in particolare da surrealismo, scuola tedesca degli anni Venti e Trenta, Pop Art – combinandoli con le atmosfere cinematografiche, in primis Metropolis di Fritz Lang (1927) e il Gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene (1920). Facendoli interagire, a loro volta, con il portato linguistico e iconografico di fumetto, fotografia, teatro, arti minori, e di tutto il sistema di comunicazione visiva che circonda e suggestiona l’uomo contemporaneo: TV, pubblicità, internet, giornali, libri di fantascienza o divulgazione scientifica.
La superficie pittorica è spezzata da elementi disgregati, forme fratturate, come le silhouette femminili, cariche di un immaginario erotico, dalle tinte fetish. Questa deformazione del visibile è correlata a visioni anticipatrici e drammatiche del rapporto uomo-macchina-tecnologia, in termini di totale automatismo e condizionamento psicologico, sociale, etico. Una personalissima lettura con cui Sarri non smette di sondare le possibili zone di confine tra reale e irreale, lasciando lo spettatore nel dubbio, nel disagio dell’incertezza, dimostrando quanto sia potente ciò che è stato solo percepito.
Se nei primi lavori, la macchina è strumento di offesa che colpisce, ferisce, costringe, negli ultimi lavori l’assuefazione è accennata in maniera più sottile.
Nella vertigine di visioni ibride, immagina mondi paralleli, o meglio futuribili, dando forma alla crudeltà dell’esistenza, della condizione umana, per dirla con Artaud.
Sergio Sarri. Opere 1967 – 2017
a cura di Walter Guadagnini
24 febbraio – 2 aprile 2017
Robilant + Voena
Via Fontana 16, Milano
Orari: da lunedì a venerdì, ore 10.00 – 19.00. Chiuso sabato e domenica.
Info: 02 805 6179
www.robilantvoena.com
info@robilantvoena.com