REGGIO EMILA | 2000&NOVECENTO Galleria d’Arte | 2 maggio – 30 giugno
di Alice Zannoni
La chiave di lettura della mostra, e soprattutto della poetica dell’artista, sta tutto nel primo lemma del titolo, “sconfinamenti”, che coglie con assoluta oggettività l’intenzione di Nino Migliori, grande sperimentatore definito “fotografo alchimista” proprio perché concepisce la fotografia nel suo processo studiandone le potenzialità come mezzo, cogliendo la scientificità dello statuto ontologico della macchina, modificando e trasformando la prassi che conduce allo scatto. La tensione alla trasformazione (insita per altro nello stessa genesi della fotografia che coglie la luce traducendola in materia visiva) pone la visione implicita del fare sempre oltre la tradizione determinando un approccio creativo al mezzo che travalica il confine disciplinare e che quindi “sconfina” (non solo concettualmente), pur restando formalmente nell’ambito della fotografia, ovvero del “disegnar con la luce”.
In mostra a Reggio Emilia una sintesi del potere creativo di Nino Migliori con tre cicli di opere datate 1950/1977: i Muri (1950-1973), Herbarium (1974) e i Polarigrammi (1977); lavori diversissimi, apparentemente poco inclini ad essere accostati dal punto di vista dell’ordine estetico e formale se non per il fatto che essi, assieme, mostrano l’identità e la forza dell’artista: l’estrema libertà e coraggio nell’utilizzare la fotografia come strumento in grado di assorbire non solo la luce ma anche gli umori del tempo che la producono.
I Muri, per esempio, non sono semplice fotografie di muri sfioriti nel tempo, con intonaco scrostato e scritte di passanti; gli scatti sono quello che si vede ma anche quello che si sente, sia dal punto di vista empatico che dal punto di vista tattile, nei muri il processo di stampa contempla gesso e sabbia che affinano l’aspetto ottico in virtù di un toccare visivo che trascende la materia.
Allo stesso modo, con la stessa verve sperimentale, il gruppo di lavori Herbarium non sono solamente fotografie di foglie e fiori, così come si potrebbe immaginare: sono gli stessi elementi naturali che sono posti tra due vetri e stampati, quindi è assente la macchina fotografica e l’oggetto diviene esso stesso pellicola: superficie unica e irripetibile in quanto legata alla esistenza caduca della natura. L’intento scientifico di analisi e riproduzione è immortalato e Migliori, attraverso la natura, fotografa in realtà il tempo.
Lo sperimentazione della tecnica implica una revisione del significato del soggetto fotografato: la genesi concettuale porta a sconfinare non solo nel linguaggio, ma anche nell’apparenza semiotica che si rivela oltre l’immagine. I Polarigrammi, terzo ciclo di lavori esposto, sono emblema di ciò: tecnicamente gli scatti sono elaborazioni camera off realizzate combinando lenti polarizzate e cellophane, il risultato sono delle vivaci immagini che sembrano prodotte da un caleidoscopio fratturato in cui è assente la figurazione: cosa ha fotografato qui Nino Migliori? Esercizio di stile? Pura sperimentazione? Niente di tutto ciò. Migliori ha colto l’essenza della luce.
Sconfinamenti. Vintage ed unicum di Nino Migliori
a cura di Marisa Vescovo ed Erika Rossi
2 maggio – 30 giugno 2014
2000&NOVECENTO Galleria d’Arte
via Emilia San Pietro 21, Reggio Emilia
In occasione dell’apertura ufficiale della XIª edizione di Fotografia Europea e
con il patrocinio del Comune di Reggio Emilia
Info: 0522 580143
duemilanovecento@tin.it
www.duemilanovecento.it