Paolo Scheggi. Catalogue raisonné | SKIRA EDITORE
Intervista a FRANCA SCHEGGI DALL’ACQUA di Matteo Galbiati
Dopo alcuni anni di appassionate ricerche e analisi, finalmente viene distribuito il Catalogo ragionato dedicato ad uno dei massimi interpreti dell’arte italiana – soprattutto per quanto riguarda le ricerche astratte e analitiche dei processi interni l’opera e la sua superficie – a livello internazionale come Paolo Scheggi (1940-1971). Oggetto di una meritata e giusta rivalutazione critica negli ultimi decenni, questa pubblicazione costituisce certamente un tassello fondamentale nel processo di revisione storica della sua ricerca che, in anni fondamentali per la maturazione della sensibilità artistica contemporanea, ha lasciato un segno indelebile.
In questa occasione abbiamo intervistato Franca Scheggi Dall’Acqua, moglie del maestro, che, con la figlia Cosima, ha mantenuto e sostenuto l’eredità culturale di Scheggi contribuendo in modo determinante e con tenacia alla realizzazione di questo impegnativo progetto editoriale:
Quando sono iniziati i lavori di catalogazione delle opere? Per quanto tempo si sono protratte le fasi di ricerca?
Questa domanda è molto importante, e anche in apertura del Catalogo ragionato io e mia figlia Cosima, che con me ha voluto pienamente e fortemente questo progetto, abbiamo esordito con la relativa risposta e spiegazione, che qui con piacere riprendo.
Bisogna allora innanzitutto chiarire che lo studio e l’approfondimento dell’opera di Paolo Scheggi non nasce con questo progetto di Catalogo ragionato, affidato ad uno dei suoi primi, veri “riscopritori” e appassionati interpreti, Luca Massimo Barbero, che con noi ha entusiasticamente seguito passo dopo passo questo lavoro attento e solerte, ma è avvenuto in un arco di tempo davvero esteso, iniziato oltre cinquant’anni fa.
Mi sono sposata con Paolo nel 1964.
Capii subito la prospettiva della sua vita e della sua arte, e volli essere testimone, e custode, dei passi straordinari e brucianti della sua vicenda. Raccolsi giorno dopo giorno i suoi scritti, le sue pubblicazioni, i cataloghi e le monografie che lo vedevano coinvolto, ma anche gli articoli, gli inviti, i manifesti, e avviai una prima catalogazione di tutto questo materiale. Non smisi di farlo neppure dopo la scomparsa di Paolo, proseguendo il lavoro grazie anche al fondamentale contributo di Ilaria Bignotti, che con me lavora in questa direzione da tanti anni.
Il lavoro di catalogazione e quindi di ulteriore sistematizzazione delle opere e dei materiali scientifici di Paolo Scheggi in vista del progetto del Catalogo ragionato, unitamente al riesame di tutta la sua produzione artistica da parte di una Commissione scientifica appositamente costituita per il progetto, nasce e si sviluppa su queste solidissime basi a partire dall’inizio del 2013, quando io e mia figlia Cosima fondiamo a Milano l’Associazione Paolo Scheggi. Una prima fase della ricerca si è chiusa quindi con questo Catalogo ragionato.
Durante la raccolta e la schedatura delle opere avete avuto qualche sorpresa, avete fatto qualche scoperta?
Direi che tutta questa avventura è stata una sorpresa costante e a tratti commovente: oltre a ritrovare amici miei e di Paolo che il tempo aveva allontanato fisicamente, ma non empaticamente – cito, per esempio, Alessandro Gori e la sua famiglia – questo lavoro ha permesso di allargare e di definire il campo dei percorsi e degli interventi artistici di Paolo: abbiamo scoperto due sue strepitose Strutture modulari, veri e propri lavori di “integrazione plastica all’architettura”, a Palazzo F.A.O. a Roma; abbiamo ricostruito il tragitto delle sue performance, tra le quali OPLÀ-azione-lettura-teatro, recentemente riproposta a Firenze lo scorso 26 settembre, e Oplà-stick, passione secondo Paolo Scheggi, tenutasi nel 1969 a Milano alla Galleria del Naviglio e poi a Zagabria durante Nove tendencije; abbiamo scoperto opere conservate in collezioni importanti museali, dalla Danimarca alla Germania: proprio da una città tedesca, Ingolstadt, e dal suo Museo di Arte Concreta (Museum für konkrete Kunst), abbiamo ritrovato la quarta Intersuperficie dal giallo per la sala di Paolo Scheggi alla Biennale di Venezia del 1966, quella in cui fu invitato, il più giovane tra tutti gli italiani, con Castellani, Fontana, Munari, Bonalumi, tanto per fare alcuni nomi. Proprio a questa ultima scoperta, in occasione della scorsa edizione di Art Basel 2015, grazie alla collaborazione con Tornabuoni Arte abbiamo presentato al pubblico internazionale l’allestimento delle quattro Intersuperfici curve bianca, dal blu, dal giallo e dal rosso della Biennale del 1966, accompagnante da un catalogo scientifico che recupera e raccoglie tutta la storia italiana di quella Biennale, attraverso la lente particolare del ruolo allora giocato da Paolo Scheggi…
Sono molte quelle che avete “ritrovato”? Di che numeri si compone il Catalogo? Quante ne avete inserite?
Le opere erano quasi tutte note, grazie appunto alla raccolta costante di documentazione delle mostre e delle attività svolte da Paolo Scheggi; abbiamo ritrovato opere che i Musei avevano in deposito e che grazie alla notizia di questo progetto hanno riproposto in occasioni di mostre pubbliche; alcune opere straordinarie, pubblicate su cataloghi storici, quale l’Intersuperficie curva bianca esposta nel 1967 alla Quinta Biennale dei Giovani Artisti di Parigi, sono state riproposte sul mercato internazionale, e hanno ottenuto posizioni davvero emozionanti ma anche di meritata conferma del valore e della potenza visiva e plastica dell’opera di Paolo.
Venendo alla tua domanda sui numeri e sulla composizione del Catalogo, questo raccoglie circa 660 opere per così dire maggiori, escludendo i lavori giovanili e scolastici e quelle su carta, ordinate cronologicamente e suddivise in cicli tipologici i quali spesso dimostrano la contemporaneità dei linguaggi di Paolo e la sua costante interdisciplinarietà volta a trovare una osmosi tra tutti gli ambiti del visivo.
Dove sono distribuite le sue opere? Credo ci sia un collezionismo internazionale forse più attento e preparato di quello italiano, eccezion fatta per studiosi, collezionisti e musei illuminati e sensibili?
Come ti dicevo, proprio grazie a questo Catalogo sono emerse collezioni internazionali, e molte italiane, che hanno opere di Paolo e che riconoscono la grandezza del suo pensiero e del suo fare; il collezionismo ha negli ultimi anni risposto con molto entusiasmo e attenzione, e la sua opera è notoriamente entrata nelle principali raccolte private; basti citare Prada.
Come sono organizzati i materiali in Catalogo? Che linee avete seguito?
Come ti accennavo, le opere sono suddivise in alcune tipologie che dimostrano la circolazione dei linguaggi di Paolo da un ambito all’altro, più che la loro rigida divisione. Vi sono quindi le Lamiere dei primi anni, formate da lamiere metalliche policrome, monocrome, piegate e saldate; le Tele, circa 400, che a partire dal 1957 sono classificate sino al 1971 e comprendono sia opere realizzate con olio, smalto, collage, tempera, acrilico su supporto di tela, sia le opere più note al pubblico come Zone riflesse o Intersuperfici, e formate da tre tele sovrapposte e monocrome; gli Inter-ena-cubi, sia di metallo smaltato, che di cartone fustellato e plexiglas, ma anche in legno e PVC; gli Ambienti e le opere di integrazione plastica all’architettura, tra i quali la più nota è la famosa Intercamera plastica; le opere e le azioni rivolte all’indagine sul linguaggio e sulla parola; una categoria di Varie che comprende altre opere e ricerche, presentando una selezione di Multipli, Gioielli, Abiti e altri lavori di Paolo.
Chi ha lavorato al Catalogo? Chi si sente di ringraziare?
Luca Massimo Barbero è stato il nostro maestro, sempre molto esigente e al contempo stimolante, una presenza appassionata ed energica che ci ha insegnato a lavorare in modo sistematico laddove a volte, come puoi immaginare, prevalevano i sentimenti, le emozioni. Ilaria Bignotti ha svolto un paziente e amorevole lavoro di coordinamento scientifico, traducendo in organizzazione pratica e in studio appassionato le indicazioni del Curatore.
Oltre al testo di Barbero, un caposaldo critico e storico per tutti i lettori dell’opera di Scheggi, vi sono in catalogo altri due saggi, uno di Ilaria Bignotti, che ha curato anche tutti gli apparati bio-bibliografici, e uno di Francesca Pola, per raccontare la posizione e il ruolo rivestiti dall’artista rispettivamente nel dibattito critico fino ad oggi e nel panorama internazionale dell’epoca.
Ringraziare tutti è impossibile qui in questa sede e sicuramente non mi permetterebbe di esprimere la mia gratitudine a tutti coloro i quali, in oltre mezzo secolo, hanno saputo e voluto offrire un atto di amore, di lettura, di presenza e di sostegno, con le loro parole, i loro progetti, le loro scoperte a Paolo Scheggi.
Paolo Scheggi ha certamente rappresentato un momento di altissimo livello e di grande significato all’interno delle ricerche e dei linguaggi della sua generazione. Come possiamo spiegarci il successo e il riconoscimento tardivi che hanno riservato alla sua opera? Non avrebbe meritato, invece, una valorizzazione storica cronologicamente più retrodatata nel tempo?
Durante gli anni ’60 e ’70 l’opera di Scheggi è stata al centro del panorama internazionale, riconoscendogli un ruolo di esponente di punta della giovane avanguardia post-fontaniana e dimostrando, d’altra parte, la ricchezza e varietà della sua opera, tanto che fu presente non solo a mostre tradizionalmente riconosciute come punti fermi della storia dell’arte moderna, ma anche in manifestazioni performative e avveniristiche. Questo sino alla grande antologica del 1976 a Bologna che mi piace ricordare oggi, a 40 anni di distanza esatti e in concomitanza con la prossima edizione di Arte Fiera, che vide insieme a me una cordata di protagonisti della critica e della storia dell’arte: Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Umbro Apollonio, Guido Ballo, Carlo Belloli, Achille Bonito Oliva, Cesare Brandi, Palma Bucarelli, Maurizio Calvesi, Germano Celant, Gillo Dorfles, Deanna Farneti Cera, Alessandro Mendini, Filiberto Menna, Franco Quadri, Giuliano Scabia, Franco Solmi e Tommaso Trini. Quella mostra, alla Galleria d’arte moderna di Bologna, segnò l’inizio di una attività più pacata e accorta, volta a approfondire, più che gridare, l’opera di Paolo al mondo. Una scelta silenziosa e tenace per permettere, nelle più centellinate mostre e pubblicazioni che seguirono, di raccontare veramente e fedelmente il suo linguaggio composito ed eclettico, eppure così riconoscibile e coerente: fino ad oggi.
La pubblicazione del Catalogo ragionato indubbiamente ha richiesto energie e impegno, cosa le dà oggi maggior soddisfazione? Cosa la rende più contenta?
Abbiamo chiuso la breve presentazione del Catalogo ragionato con una citazione di Leibniz, uno tra i filosofi moderni amati e citati da Paolo: “chargé du passé et gros de l’avenir”, che significa: carico del passato, e gravido del futuro. Ecco, mi rende contenta pensare che questo lavoro non sia il punto di arrivo, ma di un nuovo inizio, carico di conoscenza e di esperienza, aperto a braccia tese al nuovo che verrà. Questo è anche il credo di Paolo e della sua intera opera.
Dopo la fatica di questo Catalogo, quali appuntamenti e impegni attendono e opere di Paolo Scheggi?
Sicuramente il Catalogo sarà presentato in alcune occasioni che costituiranno un momento interessante di ulteriore approfondimento sull’opera di Paolo, a livello internazionale; vi sono poi alcune mostre, a livello museale, tra le quali a Miami, al NSU Art Museum Fort Lauderdale, Bellissima: Italy and High Fashion, 1945-1968, che apre il prossimo febbraio; e altre, in fase di elaborazione, volte a presentare il suo lavoro in senso interdisciplinare, rivolgendo attenzione sia all’aspetto della progettazione di ambienti che a quello della collaborazione con la Sartoria Marucelli e quindi nell’ambito della moda, un tema oggi molto attuale che ci rivela, una volta di più, la capacità di anticipare i tempi – e mi sia concesso il gioco di parole – e le mode di Paolo Scheggi.
Titolo: Paolo Scheggi. Catalogue raisonné
A cura di: Luca Massimo Barbero
Testi di: Luca Massimo Barbero, Ilaria Bignotti, Francesca Pola
Collana: Arte Contemporanea. Archivi dell’Arte
Anno: 2016
Pagine: 496
Edizione: bilingue (italiano-inglese)
Immagini: 120 a colori e oltre 650 b/n
Prezzo: Euro 250.00
Editore: Skira Editore
Info: www.skira.net